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Categoria: Modica
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Home Carmelo Modica

2009

 

Gennaio 2009

Ma davvero si può dare credito a Sindaci che autosbrodolano...

Ai Compagni del terzo millennio

Caleidoscopio

   Auguri con tassa a carico del destinatario.

   L'efficienza dell'ufficio urbanistica è eccezionale.

 

Febbraio 2009

Lettera aperta all'ing. Cerruto

Via sConceria:non è ancora tempo per volare .

A Cavallin donato si guarda in bocca.

Sorriso amaro

Riposizionamento

 

Marzo 2009

Via sConcerruto di Conceria

Caleidoscopio

Notizie dal mondo dal mondo dei Voltagabbana

Androcronomachia:nuova moneta locale

Nino è su "Scherzi a parte" noi no.

 

Aprile 2009

Dalla "Fontana della decadenza" alla piazza "Funiculì funiculà?"

La sostanza del fumo: Minardo, Drago, Sindaco, Nanì, Nigro.

 

Maggio 2009

Politica e burocrazia: decadente sinergia o associazione a delinquere...?

Le zavorre di Antonello Buscema

 

Giugno 2009

E l'ottavo giorno ... venne arrestato.

 

Ottobre 2009

La querela è la politica condotta con altri mezzi

 

Novembre 2009

Lettera aperta al potere economico modicano

 

Dicembre 2009

Sia tolta la cittadinanza a Nino Scivoletto

 

 

Gennaio 2009

 

Carta bianca gennaio 2009

 

Ma davvero si può dare credito a Sindaci che autosbrodolano...

Per redigere la nostra rubrica ci serviamo della stampa per trarre da essa i fili conduttori, gli orientamenti e le tendenze qualitative della direzione politica modicana da proporre alla riflessione dei nostri lettori.

Leggendo quella di quest'ultimo mese non si può non avvertire la superficialità del dire rispetto alla gravità dei problemi che opprimono la nostra Comunità, evidenziandosi, così, la grandissima inadeguatezza della direzione politica rispetto ai complessi problemi da risolvere.

Chi volesse trarre dalla rassegna stampa elementi per ben interpretare la realtà, perderebbe il suo tempo, costretto a subire una direzione politica che si muove fra strumentalizzazione delle sofferenze altrui, ipocrite manifestazioni di solidarietà agli impiegati senza stipendio, falsi pietismi e farisaici afflati cristiani.

Tutti gli obiettivi dell'"Azienda comune" sono scomparsi è rimasto un unico scopo: pagare gli stipendi degli impiegati. La quantità di mensilità di stipendio da pagare ai dipendenti comunali è divenuta unità di misura dell'efficienza amministrativa sin dai tempi del sindaco Ruta.

Così Torchi afferma che li pagava puntualmente, Antonello Buscema reagisce che non è vero mentre il Riccardo Minardo, dopo aver operato struggenti ed epiche telefonate in diretta da Palermo, torna a Modica con cinque 5 milioni di Euri. Arriva stremato ma contento, come un soldato dal fronte; orgoglioso di aver compiuto l'eroica missione. E' davvero contento l'"eroe" anche se sa che, Padre Pio volendo, dovrà tornarci in quella "sporca trincea palermitana" quando questi cinque milioni saranno terminati; e così si prevedono nuove telefonate struggenti e nuovi applauditi e commossi ritorni.

"Ora c'è da aspettarsi che gli impiegati rilancino l'attività istituzionali del Comune", ha detto di buon mattino il sindaco Buscema intervistato durante la rassegna stampa di una emittente locale, come a dire che il ritardo nei pagamenti legittima gli impiegati comunali di fare, nell'attesa, il loro dovere in maniera meno puntuale.

Esageriamo? Quale è la sostanza politica di un Tato Cavallino consigliere comunale voltagabbana (1) che rimproverando al Sindaco il non aver pagato i dipendenti comunali dimostra un peloso zelo nei confronti di quei padri di famiglia che si trovano in serissime difficoltà per la scellerata politica sua e dei partiti in cui ha voltagabbanato?

Ci delude anche l'Avv. Ruta perchè tradisce la sua funzione di Amministratore delegato della Multiservizi quando reagisce in termini di stretta polemica politica alle pur provocatorie ipocrite e malsane esternazioni del Voltagabbana.

Ma davvero questo agire è adeguato alla gravità dei problemi?

Ma davvero si può dare credito a Sindaci che autosbrodolano le proprie capacità sul maggiore o minore ritardo con cui pagano gli stipendi ai dipendenti, senza pensare che in un'azienda privata sarebbero stati cacciati a pedate nel c...?

Sarebbe lecito pensare che il vero male non sarebbe il tumore ma il medico stesso qualora, per ignoranza, incapacità, interesse testamentario, interesse di letto o di fatturato, iniettasse ripetute dosi di Tachipirina, senza mai iniziare la necessaria cobaltoterapia?

Questi comportamenti e queste dichiarazioni non esprimono una mediocrità su singoli provvedimenti o problemi ma i segni di una inadeguatezza facendo emergere la sensazione di non potere instaurare una normale dialettica virtuosa.

Si avverte la sensazione, a chiunque voglia dare un contributo, che manca un interlocutore, non intelligente preparato, motivato ma semplicemente normale. Si avverte una sorta di impotenza da mediocrità.

Si avverte una profondità del male cui corrisponde debolezza e qualità delle forze di governo ed insufficienza dei rimedi.

Si avverte una colpevole incapacità di sollevarsi dalla realtà quotidiana per riuscire a comprendere il quadro di insieme, l'unica base di partenza per qualsiasi progetto organico.

Giorno dopo giorno stiamo assistendo al crollo di un sistema che invece di realizzare la felicità degli individui li deprime, invece di liberarli li sottomette sempre di più entro un insieme impressionante di mediocri bla, bla, bla dei quali ci sentiamo sempre più prigionieri, che non ci sollevano dalla mediocrità della vita quotidiana ma ci inseriscono sempre di più in meccanismi deumanizzanti nei quali la nostra esistenza è sempre più priva di significato.

 

(1) É un dato di fatto: ricordiamo a chi ha la memoria corta che Tato Cavallino iniziò con L'UDC e mentre era Assessore dell'UDC in carica fece propaganda elettorale a Forza Italia dove di li a poco sarebbe transitato in quota Nino Minardo e quando venne depennato da Riccardo Minardo dalla lista comunale, tentò addirittura di farsi presentare nella lista di Alleanza Nazionale. Non ci riuscì ma venne premiato con l'Assessorato.

 

 

Ai Compagni del terzo millennio

Cari compagni, sia benedetto l'ateismo.

La nostra attività politico-culturale ha iniziato un proficuo lavoro sin dal nostro primo Manifesto nel 1848. La lotta è stata impegnativa; è costata sangue  e sacrifici ma adesso comincia a dare i frutti proprio mentre tutti pensano che, con la caduta del muro di Berlino, il comunismo si è avviato verso la fine.

Il fronte metafisico è quello più impegnativo. Dopo aver laicizzato le coscienze e generato confusione nella Chiesa Cattolica, in particolare con il "Vaticano secondo", è venuto il momento di eliminare anche i segni che continuano a far sopravvivere la religione cattolica.

Anche questo obiettivo è a buon punto. Nella cattolicissima Spagna con legge è stato eliminato il Crocefisso dalle scuole.

In Italia hanno cominciato in maniera più timida: a Terni un professore toglie il Crocefisso all'inizio della propria lezione per rimetterlo alla fine mentre un Cardinale chiede una Moschea per ogni quartiere.

Il processo comunque è avviato e sarà inarrestabile.

Ma se per scristianizzare l'Italia abbiamo l'aiuto militante di tanti cattocomunisti e di moltissime sagrestie progressiste che, confondendo artatamente fini con strumenti, hanno proiettato nell'immaginario collettivo l'idea di Gesù Cristo primo comunista dell'umanità, per eliminare i segni del Cristianesimo dobbiamo vedercela da soli.

Forza compagni del terzo millennio, così come abbiamo eliminato tutte le icone del Fascismo, scritte fasci littorio ed icone varie, occorrerà procedere per i segni del cristianesimo. La croce deve sparire dalle aule scolastiche, dai luoghi pubblici, dalle guglie delle chiese e delle cattedrali; dovremo "ripulire" le edicole votive, la toponomastica delle città e le piazze dalle statue dei santi; sarà necessario cambiare nome ad ospedali, case di riposo ed istituti di istruzione; e che dire dell'arte sacra in tutte le sue forme. Nessun Crocefisso potrà sopravvivere, e nessuna sua impronta o richiamo... non possiamo purtroppo salvare neanche la Croce Rossa.

I risultati non saranno immediati, ma verranno: di certo, ora subito i nostri nemici penseranno a difendersi e non mediteranno sul fatto che abbiamo ucciso milioni di esseri umani.

Un caro ed ateissimo saluto

Vostro San Carlo Marx.

 

 

Caleidoscopio

 

compilare presso l'ufficio ragioneria centrale la cosiddetta "riversale d'incasso";

effettuare il versamento presso la banca indicata dallo stesso ufficio;

consegnare, negli orari previsti, all'efficientissimo ufficio urbanistica copia dell'avvenuto pagamento;

chiedere un incontro con l'Assessore per potergli esternare il più vivo compiacimento per la celerità della procedura cui è soggetto il cittadino modicano per pagare gli oneri di urbanizzazione.

 

Carmelo Modica

 

 

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Carta bianca febbraio 2009

Lettera aperta all'ing. Cerruto

Via sConceria:non è ancora tempo per volare .

 

Un suo precedente (ma anche futuro?) compagno di cordata Peppe Drago, recentemente ha dichiarato: "Vi sono due modi di amministrare, quello che si limita all'ordinario e quello che sa avere grandi progetti. Quest'amministrazione segue il primo modello, noi invece guardiamo alla seconda prospettiva".

Io non so perché si affidano gli assessorati ai lavori pubblici, all'Urbanistica ed al Centro storico agli ingegneri. Sento dire che si propongono come assessorati tecnici: cosa costoro debbano, per titolo di studio ed esperienza di lavoro, capire di urbanistica in più rispetto ad un veterinario o rispetto ad una cartomante, per me rimane un mistero.

Il suo progetto di "via sConceria" ne è la prova e dà ragione a Peppe Drago non potendosi definire un "grande progetto" e, quindi, non paragonabile affatto al grandissimo progetto che consentirà a Peppe Drago di passare alla storia per aver addestrato ed istruito personalmente il più grande Sindaco che Modica abbia avuto. Mai nella storia di Modica, infatti, si era raggiunto un così grande livello di decadenza.

Io capisco che Lei vuole imitarlo,  ma ho l'impressione che con "via sConceria" non può andare oltre la ciofeca della "Fontana della decadenza".

Infatti, il suo progetto di allargare il marciapiede di via Conceria, il cui iter per la realizzazione sembra essere a buon punto, pregiudica irrimediabilmente l'unico spazio urbano di Modica (viale Medaglie d'oro, scuole di S. Marta, mercato ortofrutticolo, parcheggio coperto, costone e possibile belvedere di Monserrato) che, essendo "cuore" del centro storico confinante con una "nuda periferia" (area Fiumara), si presta, per i suoi ampi spazi, ad essere organizzato in "area di buon vivere" che il modicano può gustare solo se continuerà ad andare a Scicli o a Ragusa Ibla.

E' questo il problema che pone anche il Foglio di battaglia di Terzo Occhio in edicola, da titolo "Dalla fontana della decadenza alla Piazza della rinascenza", il cui pregio principale non risiede nella proposta concreta della "Piazza" in Viale Medaglie d'oro, certamente opinabile e modificabile, ma nello scenario urbanistico complessivo descritto.

Parafrasando il vecchio pellerossa del film "Piccolo grande uomo", mi spiace dover constatare che per Lei e l'Amministrazione cui appartiene "non è ancora tempo per volare".

I progetti urbanistici sono per il politico, misuratore di sensibilità e di capacità interpretativa dei bisogni della Comunità.

Una giovane donna della tribù di Mashpee, nel Massachussetts disse al viso pallido: Il mio popolo non vi capisce, o quantomeno non capisce perché fate le cose che fate. Un seme, un fiore, un albero si sviluppano secondo le istruzioni che gli sono state date. Noi abbiamo sempre cercato di vivere secondo le nostre istruzioni e non comprendiamo le vostre.  (Progettare secondo natura di Nancy Jack Todd e John Todd, 1980).

Ecco, con Lei io ho gli stessi problemi della giovane pellerossa ed ho la netta sensazione che è per intimo DNA che questa Amministrazione non può "volare" oltre i 20 cm di altezza del marciapiede di via Conceria.

 

 

A Cavallin donato si guarda in bocca.

Cavallino detto Tato, di professione impiegato dell'IACP è Consigliere comunale voltagabbana del Comune di Modica. Iniziò con L'UDC, continuò con Forza Italia. Depennato da Riccardo Minardo dalla lista delle elezioni comunali, tentò di farsi inserire nella lista di Alleanza Nazionale.

I motivi del suo "subitaneo" uscire e rientrare dal Pdl, consumato in questi giorni, mi sembra magistrale perché contiene in maniera inequivocabile le caratteristiche del voltagabbanismo modicano.

Tato Cavallino si dichiara indipendente dal Pdl perché la politica che intendeva era "diversa da quella che si era nelle possibilità di fare lì" (In Forza Italia ndr).

In cosa fosse diversa ce lo dice l'on. Nino Minardo affermando che Tato Cavallino stava cambiando casacca per " Un malessere legato alle imposizioni ed alle mortificazioni che ha subito sul suo posto di lavoro, lo IACP".

Vedete quanto strumentale ed ignobile è la litania "per il bene della città" che ci propinano i voltagabbana ogni volta che cambiano casacca.

In questo passaggio vi è tutta l'essenza della mediocrità politica del Cavallino e del suo supporter Nino Minardo. Una mediocrità genuina perché espressione  della più completa ignoranza di leggi e regolamenti e... buon senso.

I due, infatti, non si rendono conto del desolante mondo politico e culturale cui dimostrano di appartenere. Non capiscono di aver legittimato che si cambia casacca politica per motivi privati. Tali sono le "mortificazioni" che avrebbe ricevuto il Cavallino nel suo posto di lavoro che  la gente comune le risolve chiedendo l'intervento del regolamento di disciplina che esiste anche per i dipendenti ed i vertici dell'IACP.

Quali mansioni svolge Cavallino in seno all'IACP? Quali rapporti gerarchici ha con il vertice politico dell'IACP? Esiste un dirigente della struttura burocratica dell'IACP dal quale dipende Cavallino? Dove sono i sindacati che permettono che il povero Cavallino venga mortificato nell'espletamento del suo duro lavoro?

Ma la madre di tutte le domande è: cosa c'entra, in questa vicenda, la sua carica di Consigliere comunale con il suo stato di impiegato dell'IACP?

E cosa è questo IACP dove l'interesse privato dell'impiegato si confonde con quello politico, il dovere di impiegato con l'interesse di congrega e di clan, l'ordinata struttura e gerarchia di un ufficio pubblico con le strutture di potere di un partito?

 

Sorriso amaro

Che un cavallino scalpiti è del tutto normale, che lo faccia Tato Cavallino, uscendo e rientrando dal Pdl, invece è un annuncio, una richiesta, una "minaccia" che sarà ripresentata a tempo debito. Scalpitare è nel DNA del voltagabbana irrequieto per interesse privato.

Considerate le precedenti casacche si intuisce che nel sicurissimo cambio di casacca il Cavallino tiene la direzione destra sinistra. In effetti il Cavallino sta imitando un altro grande voltagabbana che da Comunista è approdato alla corte di Berlusconi e degli squagliati neo-exfascisti, lasciando nel suo itinerario una condanna penale.

Questo attuale agire dei nostri politicanti sostituisce la teoria degli 'opposti estremismi' con la teoria, certamente più democratica e buonista delle 'opposte direzioni'; consente di definire, in maniera perfetta, il concetto di Centro politico, volgarmente definibile "Idea di centro" o "Spirito democristiano".

Seguendo le orme di Cavallino e del suo "Maestro" antecedente, il Centro è definibile come il luogo in cui il Consigliere comunale che da Sinistra va verso Destra si incontra con il Consigliere comunale che da Destra va verso Sinistra.

 

Riposizionamento

Dopo tanti anni che curo questa mia finestra sul consiglio comunale ho deciso di utilizzare la prima persona singolare: io!

Il "merito" è di Tato Cavallino. Nel commentare la sua perentoria "piroetta partitica" ho sentito la necessità di esprimere più decisione non disprezzo, che rifiuto come tutte le violenze, ma una "distanza".

In pratica voglio "riposizionarmi". Voglio cambiare stile e metodo; utilizzare un linguaggio diretto, più crudo; voglio indicare con più determinazione il destinatario delle mie valutazioni. Provocare eliminando ogni forma di buonismo liberandomi dal  timore di apparire presuntuoso perché su ogni cosa sia scritto ciò che deve essere scritto e detto.

Questo è un periodo di decadenza che manifesta i sintomi inconfondibili in tutti domini culturali dominati da incapacità di riflessione e di elaborazione. Un degrado culturale speculare a quello politico e per certi aspetti una sua proiezione. Smascherare la mediocrità politica diviene, quindi, un'operazione culturale.

Mi sono convinto che se i nostri concittadini riuscissero, nel loro insieme, a vedere che cosa li dirige, e verso che cosa costoro realmente tendono, il sistema politico modicano avrebbe i minuti contati.

I tempi richiedono, quindi, non un'azione elettorale formando partiti o correnti in seno a quelli esistenti, ma un'azione culturale che possa, prima o poi, fare intuire cosa avviene di reale quando un voltagabbana cambia casacca, cosa possono dirsi i vari dirigenti di partito nelle stanze riservate prima di entrare nel consiglio comunale. Cosa può esserci dietro le accuse di Riccardo Minardo contro Peppe Drago e quali sono i veri interessi dei tanti "bovi che danno del cornuto agli asini".

Voglio, in sintesi, dare maggiore organicità alla mia azione, redigendo anche biografie non autorizzate dei politicanti modicani, scrivendo quanto deve essere scritto con il solo limite del codice penale. Ecco perché parlo di riposizionamento.

 

 

Carmelo Modica

http://www.cartabianca.biz

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Carta bianca marzo 2009

Via sConcerruto di Conceria

Carissimo ingegnere, la lettera aperta su Via sConceria, che nel precedente numero Le ho indirizzato mi ha gratificato. Molti lettori mi hanno raggiunto con valutazioni, nei confronti di alcuni politicanti modicani, che se volessi pubblicarle mi procurerebbero qualche querela:valuterò se farlo o meno.

Forte di questo conforto insisto sul progetto "Via sConceria"perchè mi sta succedendo che più leggo Stefano Zecchi, Portoghesi e Renzo Piano sul concetto di città e di bellezza, più mi sento piccolo ed inadeguato.

Più valuto le vostre intenzioni, più osservo questo vostro imporre scelte senza coinvolgimento del Popolo, più cresce la mia rabbia nei confronti di una mediocrità politica che pur andando oltre le qualità personali degli uomini che come Lei rappresentano il potere, nei fatti ha occupando il potere creando un malefico clima che intossica ogni ansia di bellezza, efficienza e buon governo.

Lewis Mumford (Flushing 1895 – Amenia 1990) ha scritto che "La funzione principale di una città è di trasformare il potere in strutture, l'energia in cultura, elementi morti in simboli viventi di arte, e la riproduzione biologica in creatività sociale". (da La città nella storia, capitolo 18). Io credo che lo stesso Mumford, avendo dall'eternità la possibilità di conoscere chi ideò e realizzò l'abbattimento della Chiesa di S. Agostino", chi ideò la "Fontana della decadenza e chi ideò e si appresta a realizzare "La via sConceria", dall'oltre tomba avrà aggiunto: ...con la sola eccezione di Modica, città dell'UNESCO per merito dei suoi Padri e città del cattivo gusto architettonico per demerito dei figli, nella quale una classe politica mediocre, priva del senso della bellezza e mentalmente gallinacea assegna alla città il ruolo di trasformatore di mediocrità culturale, morale e politica in potere e prepotenza di clan."

Ma dove  eravate voi politici modicani quando nel centralissimo "Stretto" venne realizzata "La Fontana della decadenza"... ma chi la volle... i tedeschi?

Invece, tutti sappiamo chi ha buttato giù la Chiesa di S. Agostino, ma il suo autore pur avendo scritto due volumi intensi non è riuscito ad andare oltre il dire che  l'abbattimento fu un errore ma purtroppo non ha avuto il tempo per scrivere, in un terzo volume, dei mandanti del tremendo misfatto.

Tutti sappiamo che una sinistra proletaria arrivò a dire che gli ultimi piani del vecchio palazzo "Bicatex" andavano abbattuti per ripristinare la vista del "Castello" da tutto Corso Umberto.  Costoro, quando presero il potere per passare alla storia, ritennero più comodo progettare "La fontana della decadenza" e la "Giostra dei Chiaramonte".

Ing. Cerruto, sentirsi dire che il complesso iter tecnico-burocratico per via sConceria è quasi concluso aggiunge mediocrità politica a mediocrità politica. Sarei curioso di sapere se Lei si farebbe operare, anche dopo anni di lista di attesa se all'ultimo momento verrebbe a sapere che esiste un referto o un risultato di analisi che facesse  nascere dubbi sull'opportunità dell'intervento.

Ovviamente lei potrà replicare: ma chi è questo Carmelo Modica che si permette di... Ne ha tutto il diritto!

Veda io non so se al Sindaco Saverio Terranova, qualcuno gli pose il dubbio del "crimine architettonico, culturale ed urbanistico" che stava attuando con la demolizione della Chiesa S. Agostino. Ora potrebbe portare a sua discolpa una minore sensibilità in generale o altro.

Con questo mio intervento io Le voglio togliere ogni alibi. A differenza di Saverio Terranova io voglio denunciare che questo intervento in Via Conceria compromette un più razionale utilizzo dell'area e Lei ne è il responsabile unico.

Lei potrà liberarsi di questa responsabilità solo accettando la sfida di comparare il suo progetto con quello di "Piazza della Rinascenza".

In una bella serata di Primavera in Piazza Matteotti proiettiamo il rendering delle due proposte, perchè il popolo di Modica possa scegliere. Apriamo un dibattito. In pratica Le sto proponendo "la procedura dell'urbanistica partecipata", che se fossa stata attuata in passato avrebbe impedito gli sconci già accennati.

Ing. Cerruto il centro storico non è né suo né mio, meno che meno  dei commercianti: il centro storico è di tutto intero il popolo modicano che però deve essere posto in condizioni di scegliere.

 

 

Caleidoscopio

Notizie dal mondo dal mondo dei Voltagabbana

Androcronomachia:nuova moneta locale

La direzione politica modicana che nei settennato Torchi ha fatto rivivere i fasti dell'antica Contea sta lavorando per inserire i suoi uomini migliori in un circuito mediatico fatto di simboli. Piero Torchi e Peppe Drago che come tutti sanno la pensano alla grande hanno annunciato che quando, fra non molto, torneranno al potere, affiancheranno alle fave cottoie, la "Androcronomachia", nuova moneta locale che dovrebbe corrispondere a 99 Euri.

"Un vantaggio per la nostra storia ed un  giusto riconoscimento al poeta modicano Giorgio Cavallo, irripetibile Assessore alla politica culturale dell'epopea Torchi & C. ed al suo libro che è divenuto raro e prezioso", ha dichiarato Nino Minardo, il giovanissimo uomo di Stato modicano che pare abbia in mente di chiedere a Silvio Berlusconi di sostituire, come unità di misura, il "Barile di petrolio" con "a quartaredda ri pitroliu" che verrebbe a costare solo 9,9 centesimi di "Androcronomachia" ovvero 9,9 Euri.

Nino è su "Scherzi a parte" noi no.

Il passaggio del nostro giovanissimo Parlamentare ed uomo di Stato, Nino Minardo, su "Scherzi a parte", andato in onda su Canale 5 del cinque marzo scorso, ha creato seri problemi all'Amministrazione Buscema, in quanto i cittadini imbambolati a seguito della lettura dell'importo delle varie "bollette"che devono pagare stanno aspettando qualcuno che gli dica di essere su "Scherzi a parte".

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Aprile 2009

Dalla "Fontana della decadenza" alla piazza "Funiculì funiculà?"

L'opinione dell'ingegnere Cerruto, Assessore ai LL.PP. e dell'intera compagine amministrativa, in materia di bellezza e di urbanistica, non vale più della mia che è peggiore più di quella del pizzicagnolo più periferico di Modica, altrimenti non avrei titoli per scrivere questo terzo intervento su "Via ScunCirutu di Conceria".

Prima avevo dei dubbi, adesso sono certo di confrontarmi con una direzione politica saccente e presuntuosa espressione di una cultura politica totalitaria e dittatoriale che si fa scudo della catastrofe finanziaria per imporre un modello culturale consumistico e servo del mercato.

Questa Amministrazione aggrava la situazione annunciando che il plesso di S.Marta sarà ceduto, per fare cassa, ad una cordata di commercianti, perché da luogo culturale possa divenire un modicano "Cento vetrine" in perfetta sintonia con l'aula consiliare che ha ormai ben superato, per qualità, la "Casa del grande fratello".

Sono determinato e severo perché attribuisco alle mie idee ed ai miei gusti un valore grandissimo, sarebbe, infatti, assurdo che non fossi convinto delle idee che vado sostenendo; con la medesima severità mi è estranea l'idea di volerle imporle a qualcuno; se tale fosse il mio obiettivo avrei la medesima cultura totalitaria dei miei avversari.

E' ormai idea prevalente, in moltissimi municipi è divenuta prassi regolamentata, che le realizzazioni urbanistiche di ampio respiro devono coinvolgere la popolazione, animando dibattiti, facendo intervenire architetti, artisti e personaggi riconosciuti autorevoli; oppure ricorrendo a referendum e ad altre forme di coinvolgimento della popolazione.

Ingegnere Cerruto, Lei non ha titoli che legittimino l'imposizione di "Via ScunCirutu di Conceria" (*).

Nessuno le ha dato delega in materia di bellezza e di urbanistica; è lei che se l'è attribuita con la stessa arroganza di chi buttò giù la chiesa di S. Agostino.

Alle sue argomentazioni, (www.corrierediragusa.it 7 aprile 2009), potrei contrapporre le mie e quelle del mio amico pizzicagnolo, tanto è evidente il loro scarso valore.

E' fuorviante evocare funivie e costoni attrezzati luogo ideale dei portatori di handicap.

Sarà del MPA il modicano che canterà "Funiculì funiculà" per lanciare la nostra funivia nel mondo?

Cerchi, piuttosto, di anticiparci, passo dopo passo, i criteri con i quali l'Amministrazione individuerà la cordata di imprenditori cui cedere il plesso S. Marta: alla fine forse troveremo i veri motivi del perché Lei ed il suo mistico leader politico, per amare Modica, buttate a terra "nuove chiese di S. Agostino".

 

La sostanza del fumo: Minardo, Drago, Sindaco, Nanì, Nigro.

Esistono due modi per intervenire sui problemi della Comunità: recepirli, studiarli per governarli e/o risolverli oppure, organizzare un buon ufficio stampa che attraverso comunicati, dicendo e scrivendo, qualsiasi cosa sempre e su tutto, faccia passare, nell'immaginario collettivo, l'idea di essere vicini alla Comunità.

Il primo modo richiede competenza, sensibilità, capacità di interpretare i bisogni le necessità ed intuire i pericoli cui è esposta una Comunità, nonché capacità organizzative e grande orientamento a servirsi della tecnologia in una visione organica di grandi orizzonti.

In assenza di tali qualità i politicanti modicani rinunciano a tale approccio e ne praticano un secondo per il quale è sufficiente, invece, una grande faccia di bronzo, fare dichiarazioni ad effetto, in poche parole essere presenti, tutte qualità queste che non convivono con saggezza ed equilibrio.

Questo spiega perché l'on. Riccardo Minardo per farsi vedere vicino ai problemi della gente non si perde una "Sagra della cipolla", una processione ed una festa strapaesana e suo nipote si fa vedere con Berlusconi o a "Scherzi a parte".

Poi magari un bambino viene sbranato da una mediocrità politica che ha assunto la forma di cani randagi e l'on. Drago, subito imitato da Nino Minardo, onorevole e statista, per far vedere che è dentro il problema presenta un disegno di legge che autorizza a fare quelle cose che comunque nessuna legge vietava e vieta di fare. La funzione dell'iniziativa, del Drago e del Minardo, infatti, è quella di far passare l'idea che il nostro caro Giuseppe non è più con noi perché mancava la "loro legge" e non perché nel settennato in cui attraverso loro uomini hanno amministrato la nostra Modica non sono andati oltre le fave cottoie, le notti bianche e 19 rinvii a giudizio per riciclaggio di danaro.

Ricordo benissimo le cose che furono dette quando per il passaggio a livello di Scicli mori una persona ed in quella "onorevole riunione" in contrada Sorda quando i residenti chiesero un intervento contro un ripetitore che emanava onde elettromagnetiche nocive alla salute.

E' in questo modo di essere che si inquadra l'autentica cazzata politica del "marchio etico" sostenuta da Riccardo Minardo per i prodotti iblei, ed le esibizione di autentiche banalità del "Fascista squagliato" Marco Nanì che, nella qualità di Presidente della sesta commissione provinciale, sgomita continuamente in materia di discariche, turismo sostenibile ed immigrati con luoghi comuni e frasi fatte ma soprattutto con un vocabolario raccattato qua e là che, anche a chi non lo conosce rivela la verità che egli non sa di cosa parla.

Lo statista Nino Minardo, che dopo aver sistemato in pochi mesi le autostrade siciliane maturando una eccezionale esperienza nel campo delle autostrade, ci fa sapere che si sta interessando dell'autostrada Siracusa-Gela e possiamo essere certi che egli ha iniziato la lunga litania simile a quella che lo zio ci ha sciorinato per anni a proposito dell'allargamento della Ragusa Catania.

Ognuno commisura le proprie "cazzate politiche" al proprio ruolo e così anche l'aspirante statista ed ex Assessore Nigro, che ha magnificamente retto la Multiservizi, il carrozzone del "Partito dei rinviati a giudizio", nell'attesa di migliori idee, inventa l'Assessore "ibrido"; non perché significhi qualcosa ma perché gli è apparso un termine "bellino" che potrebbe avere fortuna mediatica.

Ma qual'è il vero senso di tanta palese mediocrità politica?

Perché pur avvertendone la presenza non si innescano reazioni virtuose? Come è possibile che tutto ciò avvenga senza che il cosiddetto homo sapiens non si ribelli e continui a fare la figura del perfetto idiota?

Si percepisce che il divenire politico presenta fenomeni e problemi che non obbediscono alle logiche di  un processo naturale ma trascendono le cause visibili inducendo a pensare che ci sono influenze provenienti da dietro le quinte.

Questi "Pavoni politici" rappresentano l’elemento passivo della storia, semplici oggetti usati dalle forze occulte per attuare i loro progetti premeditati.

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(*) Non escludo di formalizzare un "atto di dissenso" con raccolta di firme, marcando quella che considero una scelta unilaterale senza il democratico coinvolgimento della popolazione.

 

 

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Maggio 2009

 

Cartabianca maggio2009

Politica e burocrazia: decadente sinergia o associazione a delinquere...?

 

Nel periodo infausto del settennato Torchi, abbiamo avuto il privilegio di assistere, nell'ufficio di un assessore ad una discussione che meglio di altro fornisce la misura della qualità della nostra classe politica.

Nell'ufficio dell'assessore, oltre a me, che in un angolo aspettavo che l'assessore si rendesse libero, erano presenti un caposervizio della struttura burocratica comunale ed un impiegato comunale di medio livello: tutta la gerarchia della struttura di governo.

Il problema che i tre cercavano di risolvere [per piacere non ridete] era il come fornire una bombola di gas per la stufa in uso presso i locali della biblioteca comunale.

Telefonate e discussioni andarono avanti per ben tre ore e si conclusero con un "ci rivediamo domani", presumo perché forse all'assessore cominciava a sembrare molto il tempo in cui mi aveva costretto ad attendere: non sospettava, l'ignaro assessore che io stavo gustando quell'immenso, incontrollabile e nietzscheano senso di superiorità che ponendo radici in quell'incommensurabile clima di mediocrità politica e gestionale interpretata dai tre, mi aveva invaso la mente rendendo narcisa la mia collaudatissima normalità.

Riporto questo episodio non per dileggiare politicamente l'assessore ma per porre una domanda sulla quale nessuno medita:

se è necessario un assessore per acquisire una bombola del gas cosa ci vuole per impegnarsi nel fronte del dissesto finanziario? Un marziano?

Può un assessore alla polizia urbana, ignorante di servizi e di capacità di comando e di organizzazione di servizi, istituzionalmente ignorante, porsi alla testa della processione della festa di San Pietro con la radio ricetrasmittente e dare diretti ordini ai vigili urbani?

Può un assessore intervenire (come un caposervizio) in una festa privata di un dipendente comunale beccandosi poi una condanna giudiziaria e per nostra fortuna anche una interdizione dai pubblici uffici?

Può l'assessore rispondere di persona alla telefonata del cittadino che chiede che gli venga inviato l'automezzo per ritirare un rifiuto speciale ed ingombrante?

Per un assessore, porsi alla guida di un furgoncino per recapitare i pasti ai bambini per sopperire a precise violazioni contrattuali di una ditta, è becero populismo politico oppure crassa incapacità di governare i problemi?

Ma sanno costoro distinguere tra la direttiva politiche e la realizzazione tecnico-amministrativa di essa per raggiungere l'obiettivo di governo?

Queste non sono storie di invasioni di competenze. Sono sintomi e segni di modi mediocri di essere; segni di burocrazia scassata e senza dignità, e, quindi, indicazioni di struttura incapace di perseguire risultati normali.

Qui, però si presenta il problema dell'uovo e della gallina. Infatti. perché un assessore possa prevaricare è necessario che ci sia qualcuno che si faccia prevaricare, perché la legge fissa con chiarezza competenze e poteri dell'assessore e del dirigente comunale. Ne deriva,quindi, che perché si verifichi la prevaricazione occorre che ci sia un prepotente da un lato ed un uomo che non ha il senso della dignità della funzione dall'altra.

Da un lato abbiamo l'assessore che incapace di raccogliere le necessità e le esigenze della Comunità (aspetto politico) e trasformarle in direttive da affidare alla competenza Amministrativa del Caposervizio, preferisce snocciolare testi di leggi, articoli, interpretazioni navigando in mondi dei quali ha una ignoranza crassa. E così instaura un rapporto arrogante con la struttura burocratica e vile con il segretario comunale dal quale teme la preparazione giuridica.

Il personale per pareggiare l'arroganza dell'assessore deve dimostrare di poter essere utile e così ne diviene  il servetto o il galoppino, lo sbrigafaccende della sua attività clientelare.

Si determinano così casi in cui il dipendente, che ha un certo pacchetto di voti, riesce a "fottersene" anche del suo caposervizio se quest'ultimo ha un "talento" elettorale inferiore.

Nei sistemi normali, la gerarchia nella burocrazia è determinata dal concorso vinto, dagli incarichi ben realizzati, dalla carriera ecc. Nei moderni sistemi democratici la gerarchia si sviluppa in funzione del pacchetto di voti che ciascuno riesce a procurare al politicante di turno; ma anche dalla capacità di gestire dal suo posto di lavoro interno al Comune il clientelismo.

Se poi è la stessa persona, che la mattina lavora al Comune come impiegato ed il pomeriggio e la sera gestisce la segreteria del politicante di peso, si comprende pure quale è il modo per un impiegato senza titolo di studio, referenze e meriti di servizio di divenire caposervizio con nomina sul campo: "per meriti di galoppinaggio politico" , occorrerebbe scrivere nel suo fascicolo personale.

Diviene, quindi, legittimo pensare, infatti, che quell'impiegato è il reggimoccolo del politicante: la mattina negli uffici e con i telefoni del comune e d il pomeriggio nella segreteria del politicante stesso.

Le nostre illazioni (?) trovano un preciso riscontro in un dato incontrovertibile. Quando in una struttura Amministrativa non esiste un fisiologico numero di provvedimenti disciplinari i casi sono due, o siamo in presenza di risultati di efficacia ed efficienza 'mostruosi' oppure siamo in presenza della totale anarchia ordinamentale, morale e  gerarchica: la più completa irresponsabilità e la impossibilità di procedere disciplinarmente per assoluta mancanza di un chiaro mansionario e definizione dei compiti affidati e di una normale attività di controllo.

Ma chi dovrebbe controllare il dipendente tirapiedi del politicante? il caposervizio tirapiedi dello stesso politicante?

E costoro parlano del servizio alla Comunità oppure del servizio da rendere al Politicante?

Tutto questo, per usare una parola che il politicante usa perché è fichetto pronunciarla ma non capisce perché è ignorante, è sinergia oppure associazione a delinquere di stampo politico?

 

Le zavorre di Antonello Buscema

Io sono persuaso che Antonello Buscema non vale Piero Torchi Lucifora. Sono anche certo che Antonello non si lusingherà per tale mio giudizio perché ben sa che è estremamente facile superare la evidentissima e cialtronesca mediocrità politico-culturale del fronte torchiano e minardiano. E' pur vero, però, che Antonello Buscema non riesce a dare il "colpo d'ala" capace di marcare una discontinuità dalla devastante cultura politica torchiana.

La morte del piccolo Giuseppe poteva essere l'occasione per questo colpo d'ala, con un'autocritica istituzionale culturale e politica ammettendo che il nostro piccolo concittadino è stato ucciso da una mediocrità politica che viene da lontano; una mediocrità che individua dei responsabili senza volto dei quali è però noto il domicilio: Palazzo S. Domenico.

Resta da chiedersi: questa mancata diversità di Antonello Buscema è dovuta a suoi limiti personali, caratteriali, oppure sono esagerate le attese e le speranze che la sua elezione aveva suscitato?

Possono essere i primi o le seconde, o percentuali di entrambi, è certo però che è presente la più che evidente zavorra che condiziona il nostro Sindaco che pur non assolvendolo occorre tenere presente.

A queste opinabili valutazioni si affianca, infatti, la reale esistenza della pesante zavorra di una sinistra politica che proveniente da un'opposizione fallimentare nel settennato Torchi ed una gestione del potere insignificante nei 17 anni precedenti, ora di nuovo al governo appare frastornata, senza mordente e senza idee anche nei suoi livelli accademici; una sinistra che perduta ogni ansia sociale della dottrina marxista leninista, mantiene solo la saccenza, l'incapacità di autocritica, la presuntuosità e la certezza di rappresentare la cultura tout court.

Le prove? E' sufficiente la semplice comparazione tra quanto hanno scritto pubblicisti, giornalisti e politici della sinistra sulla stampa locale e le dichiarazioni dei responsabili istituzionali del cosiddetto centrosinistra,  da quando è stato eletto Antonello Buscema con quelle rese dagli gli stessi intellettuali e politici nei sei anni precedenti.

Mi aspettavo da Antonello Buscema una disincantata discontinuità che avesse come riferimento il buon governo e non la ridicola difesa di inesistenti qualità politiche della sinistra o la scontata mediocrità politica della destra. Meno che mai  la amorale difesa di un vertice della struttura burocratica figlia del malgoverno degli ultimi quaranta anni di gestione demo-social-comunista.

C'è ancora tempo per una svolta!

 

 

 

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Giugno 2009

E l'ottavo giorno ... venne arrestato.

Molti dei nuovi politicanti sorridono, con aria di sufficienza, quando gli si dice che una volta ai consiglieri comunali veniva richiesta la prova pratica di "saper leggere e scrivere".

Con questo unico requisito, in principio il politicante stabilì che la politica è riflessione, sensibilità, capacità di raccogliere le esigenze della Comunità e di individuarne le priorità.

La realizzazione di quanto era necessario per soddisfare le esigenze della Comunità venne affidata alla competenza, alla preparazione ed alle capacità realizzative di una efficiente, competente e motivata struttura burocratica che per assolvere tali compiti veniva assunta con concorsi capaci di scegliere i più idonei per titolo di studio, preparazione ed attitudine a svolgere i compiti che il mansionario richiedeva per raggiungere gli obiettivi.

Il politico capì che la sensibilità, il senso della giustizia, il sentimento di solidarietà non si acquisisce con percorsi scolastici particolari ecco perché al politico non venne richiesto alcun titolo di studio mentre al burocrate, invece, venne richiesto il titolo di studio e le competenze iniziali per ben svolgere i suoi compiti nonché la disponibilità a migliorare la preparazione con corsi di formazione sollecitando anche l'aspirazione a costruire una legittima carriera commisurata ai risultati ottenuti.

Il compito del politico secondo la legge venne così distinto da quello tecnico-burocratico: al politico la direttiva al burocrate la realizzazione tecnico-amministrativa; il politico scelga tra strada ed ospedale il burocrate realizzi quanto il politico ha scelto.

Poiché, però ogni atto doveva essere perfetto ovvero esito di una scelta politica è aderenza alle norme giuridiche, previde la figura del "Segretario generale", esperto in diritto, perché ne attestasse la legalità.

Tutto questo avvenne nel primo giorno della creazione del Municipio. E fu sera e fu mattina

Il secondo giorno, il politicante si accorse che poteva determinare la creazione di una struttura burocratica "obbediente" e si inserì, con tutta intera la sua crassa ignoranza, nelle commissioni dei concorsi per l'assunzione e la promozione del personale.

Potette così offrire posti a reddito fisso e carriere anche senza titoli di studio, pretendendo, giustamente, in cambio, per ogni tornata elettorale, i voti diretti degli interessati, dei loro amici e parenti oltre a soldi per procurarsene altri.

Ed il politicante vide che era cosa buona... per lui ed un affare per l'assunto.

E fu sera e fu mattina.

Il terzo giorno, il politicante si accorse che questo non bastava ed allora tentò di inserire il Segretario Comunale nel necessario progetto di creare una struttura burocratica a amica ed utile. In molti casi creò con lui un'associazione a delinquere: tu mi dai un parere favorevole a me ed io ti do una cosa a te.

Ed il politicante si accorse che la cosa cominciava a funzionare, non in maniera perfetta ma si era sulla buona strada.

E fu sera e fu mattina

Il quarto giorno, di mattina, il politicante meditò su quanto aveva realizzato e si compiacque di se stesso. Tutta la struttura burocratica, era così impegnata nel galoppinaggio elettorale da non avere neanche l'idea di quale fossero i suoi compiti istituzionali; ciò rendeva credibile l'idea che Sindaco, Assessori, Presidente e vicepresidente del Consiglio comunale, dovessero essere pagati perché svolgevano un mestiere come un altro. Tale riconosciuta incapacità ed impreparazione della struttura burocratica, brava solo a soddisfare le esigenze di attività clientelare e sbriga-faccende del politicante di turno rendeva agibile anche l'idea di nominare gli esperti.

Ed il politicante vide che tutto ciò era cosa buona per lui, per i suoi amici e per i suoi reggimoccolo.

La intensità del pensiero profusa nella mattinata stancò il politicante che, quindi, il pomeriggio si riposò.

E fu sera e fu mattina.

Il Quinto giorno, il politicante, pensò che il segretario comunale, quando non era un ostacolo era un rompipalle e comunque un fastidio... un ingombrante commensale ed allora al suo posto creò la figura del "Direttore generale", una persona di sua fiducia, del suo ambiente, con le sue stesse idee.

Ed il politicante vide che questo sistema era più redditizio e, quindi era un buon sistema.

E fu sera e fu mattina.

Il sesto giorno, pur stanco, il politicante meditò a lungo e si accorse che qualche dipendente non manteneva gli impegni assunti in sede di assunzione, sia non procurando i voti pattuiti sia non obbedendo con la dovuta solerzia all'attività clientelare, sia, cosa gravissima, perché a volte chiedeva qualcosa per se ai "clienti" che il politicante gli inviava per un favore. Creò allora cooperative di tutti i tipi, nelle quali inserì i suoi "clienti portavoti" che essendo stati assunti per chiamata diretta ed a tempo determinato non si sognavano lontanamente di non mantenere gli impegni a suo tempo pattuiti nella segreteria del politicante, in ordine al pacchetto voti ed al lavoro dovuto durante la campagna elettorale.

Pur avendo verificato che era cosa buona, il politicante si accorse però che era insufficiente a soddisfare le esigenze dell'intero apparato; erano necessari altri provvedimenti e fu così che inventò le figure dei portaborse e dei cosiddetti "staffisti" e collaboratori a carico di enti locali e nazionali per aiutare il politicante ed i suoi reggimoccolo istituzionali nella loro attività "politica"; unico e fondamentale requisito: possedere un pacchetto di voti adeguato ai soldi che avrebbe incassato ogni mese.

Ed il politicante constatò che il sistema funzionava meglio del primo e ne fu contento.

E fu sera e fu mattina.

Il settimo giorno, il politicante, si accorse che spesso per restare al potere aveva la necessità di cambiare partito ed allora inventò la casta della "Aristocrazia degli incoerenti". Non persuaso la sostituì con la più democratica e più comprensibile figura del "Voltagabbana coerente". Ma non era convinto. Rimuginò per ore ed alla fine decretò la eliminazione delle idee politiche: niente pensiero niente possibilità di cambiarle idea, niente accusa di voltagabbanismo.

Ed il politicante fu davvero contento e fiero d'aver ben utilizzato i sette giorni per realizzare il Municipio modello.

Davvero soddisfatti e sinceri furono i commenti di amici, compagni e camerati e di tutti i più fidati reggimoccolo.

E fu sera e fu mattina.

L'ottavo giorno, il politicante alle ore otto varcò il portone del Municipio da lui creato. Era il suo primo giorno da Sindaco. Percorse i corridoi tra sorrisi e salutini di tutti i suoi, davvero suoi, impiegati che si affacciavano dalle porte dei singoli uffici, chi con timida reverenza, chi con luminosi sorrisi. E quando il suo solerte segretario, il primo degli assunti con il primo concorso, chiuse la porta del suo ufficio alle sue spalle, andò a sedersi in quella agognata, progettata e realizzata poltrona e chiuse gli occhi.

Ed il Sindaco pensò che era cosa buona e giusta ricompensa al duro lavoro fatto. E quando aprì gli occhi gli sembrò che annuissero a questo suo pensiero, anche i personaggi illustri della blasonata sua città che incrociarono il suo sguardo dal quadro appeso nella parete di fronte.

La mano rimase in aria, a metà tra la poltrona ed il telefono quando sentì bussare decisamente alla porta.

Il volto del maresciallo dei Carabinieri apparve dalla porta prima che potesse lamentarsi di quel bussare poco delicato, il quale gli disse: "Signor Sindaco è ora di andare"

Ed il politicante pensò, intuì, capì, arrossì, si alzò, guardò la poltrona... la odiò e segui il Carabiniere.

 

 

 

Post scriptum

Alcuni scritti apocrifi sostengono che il Carabiniere non si presentò nell'ufficio del politicante per eseguire un mandato di cattura, ma per accompagnare il Sindaco nella sua qualità di autorità locale di pubblica Sicurezza, per la prolusione ad un seminario dal titolo: "Il Municipio strumento etico di una politica al servizio della giustizia".

Altri scritti, sempre apocrifi, alimentano una leggenda molto diffusa nell'immaginario popolare secondo la quale il politicante uscì dal suo ufficio ammanettato e passando nel corridoio tra due ali acclamanti di impiegati ebbe a dire: Ho fiducia nella giustizia... Don Calogero saprà cosa fare!

Nonostante vaste e complesse ricerche effettuate non esistono altri documenti che confermino quest'ultima versione. Più chiuse risultano le bocche e gli archivi sulla esistenza o meno di quegli interventi di Don Calogero invocati dal politicante arrestato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ottobre 2009

 

Carta bianca ottobre 2009

 

La querela è la politica condotta con altri mezzi

 

La novità politica di questi  mesi estivi è l’attivazione da parte della  casta dei politici modicani di querele, e minacce di querele, per diffamazione contro onorevoli, privati e giornalisti.

Una imprevedibile impennata di orgoglio a difesa di un, prima non percepito, senso dell’onore dei politici oppure si è davvero superato il limite consentito dalla dialettica politica?

Se per verificare l’avvenuta offesa all’onore individuale dell’appartenente alla “casta” è necessario il giudice, per la onorabilità della classe politica modicana nel suo complesso non è necessaria alcuna sentenza; essa ha accumulato  “titoli” a sufficienza perché si vergogni.

Condanne definitive per peculato e per falso ideologico; diciannove richieste di rinvio a giudizio per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro e alla concussione; minaccia di querela di un onorevole nazionale condannato per peculato ad un collega della regione Sicilia che lo ha accusato di  essere titolare in Roma di una “società di comodo”; un blogghista querelato da un ex assessore del Comune per diffamazione; analoghe querele anche contro due giornalisti, per aver scritto che  i due  denuncianti, piccoli esponenti politici del centrodestra, si sarebbero fatti “acquistare” dallo stesso onorevole, che, per restare nel dominio del commercio, a sua volta aveva minacciato di querela un suo collega onorevole regionale che lo aveva accusato di “comprare” politici. 

In un caso i due giornalisti si sono assicurati due rinvii a giudizio, nel secondo, tra onorevoli, alla sola minaccia di querela è seguita la conciliazione nella convinzione che basta aver acquisito il titolo di onorevole per poter fare a meno dell’onore.

Il quadro si completa con l’avviso di garanzia ad un onorevole nella gestione delle autostrade siciliane mentre non sono da escludere “belle novità politiche” da una indagine in corso che potrebbe dimostrare la “genialità” politica di qualche “onorevole gonnellina" su come si possono “fottere” soldi alla Comunità Europea costituendo società all’estero.

In questo scenario di delinquenza politica definita tale in nome del popolo italiano, le  concussioni e le associazioni a delinquere anche se solo ipotizzate sono credibilissime perché appaiono la naturale causa del disastro economico del Comune. Ciò rende giusto il pensiero di chi ritiene che la querela (o la sua minaccia) sia uno strumento per far politica più che mezzo per tutelare una violata verginità morale che un tal mondo non ha necessariamente nel suo DNA.

Di particolare valenza sono le querele per diffamazione che indirettamente interessano la coerenza politica perché nel mondo della buona politica è da sempre ritenuta importante perché capace da sola di misurare la qualità politica di una persona.

Parafrasando Roberto Saviano l'errore più grave che può essere fatto, riflettendo su questo quadro giudiziario, e quello di considerare il tutto un semplice problema di criminalità politica quando invece è un fenomeno di potere dove l'aspetto giudiziario e solo uno degli aspetti.

In questa chiave di lettura occorre far rientrare anche l’uso delle querele per diffamazione che appaiono più “un’attività politica condotta con altri mezzi” che strumenti di tutela di una dignità ed un senso dell’onore che questa classe politica richiama solo quando gli fa comodo.

Esse sono l’esito di uno scontro tra due soggetti che fanno politica: da un lato il politico che tenta intimidire il giornalista, dall’altro i giornali, cui  la Corte di Cassazione ha assegnato il compito di  “cani da guardia” della democrazia, che giudicano la qualità politica.

Quando la querela, in modo anche indiretto è collegata all’accusa di voltagabbanismo, queste considerazioni sono ancora più fondate.

Il più delle volte in alcune querele la tutela  di una onorabilità violata è un falso scopo; l’oggetto della querela appare invece lo strumento per ribattere l’accusa di voltagabbanismo.

Il voltagabbana modicano è un personaggio particolare perché pur  non obbedendo a nessuna delle regole del giusto pensare, che prevede la coerenza filosofica come necessario amalgama che crea un armonioso sistema di pensiero, si adombra quando viene accusato di voltagabbanismo.

Egli  non argomenta sui pregi dell’incoerenza, indicandola come strumento di buon governo e di buona azione politica, ma pretende di non essere definito incoerente.

Così, avendo cambiato mille casacche culturali,  politiche e partitiche, rinuncia alla impossibile dimostrazione di condurre una politica coerente, ovvero rispettosa di un sistema di pensiero, di una organica visone del mondo ed attende con pazienza che si verifichi la possibilità di poter proporre querela.

Il politicante sa benissimo che nessun giornalista potrà mai dimostrare che un cambio di casacca è avvenuto per soldi, perché, anche quando ciò fosse vero neanche la scomparsa di una “sofferenza finanziaria” dal conto corrente dell’ “acquistato” potrebbe essere portata come prova, tanto meno l’avvenuta o promessa (o avvenuta) sistemazione di un figlio o l’assegnazione di una commessa di lavoro.

Il giornalista pur avendo la certezza degli “indicibili interessi” che hanno provocato il cambio di casacca, sa che deve utilizzare i termini “giusti” per evitare la querela, così ricorre alle armi disponibili: virgolette, parabole, allegorie e metafore.

Ed è qui che il politicante con pazienza si pone in agguato ed attende che il giornalista dimentichi le virgolette, usi maldestramente il linguaggio allegorico o  la metafora perchè “campagna acquisti” assuma il significato proprio di  venduto, mercenario  e senza onore: finalmente ci sono gli estremi per una bella querela; potenza delle virgolette.

In queste condizioni  è più che evidente che la sentenza del giudice va a modificare solo le situazioni economiche delle parti, ma non risolvono nulla in ordine alla sostanza delle cose.

Può mai essere una coppia di virgolette a cambiare la sostanza delle cose?

E’ un fatto che anche con le virgolette, il giornalista evoca precise qualità politiche che, comunque avranno un senso solo se trovano riscontro nella vita vissuta del politico.

Se poniamo il caso un politico ha al suo attivo tanti cambi di casacca, e con tutte le casacche ha avuto incarichi remunerati e potere, ottenuto sistemazione di figli e parenti, sarà la coppia di virgolette la foglia di fico buona a coprire le “vergogne”?

Il politicante ha un seguito elettorale, il più delle volte conquistato con attività clientelare o di sbriga faccende. Con tale “pacchetto di persone” egli ha un rapporto di puro interesse e, costoro sanno che il voltagabbanare del loro politico di riferimento è un vantaggio anche per loro.

Il giornalista con il suo lettore ha un rapporto culturale; egli indica chiavi di lettura per interpretare politica e politici; il suo lettore non attende altro, sempre che non sia un intellettuale organico, meschino servo dell’onorevole o del potente di turno.

Questi atteggiamenti mentali e culturali del politico e del giornalista, sono facilmente apprezzabili ecco perché la sentenza del giudice è solo formale e non muta la sostanza delle cose.

 

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La storia insegna che se una puttana viene apostrofata con un  “sei una puttana”, quasi sicuramente scatterà una querela cui seguirà la giusta condanna dell’infamante: la puttana, però, resterà puttana.

“Sei una puttana” rivolto ad una donna per bene molto probabilmente non provoca querela perché la donna saggia sa che la sua onorabilità  non potrà  risiedere nella motivazione della sentenza di condanna dell’infamante per gli stessi motivi per cui la sentenza di condanna che dà ragione alla davvero puttana non può togliere alla stessa questa sua qualità morale.

Queste considerazioni valgono ancor di più nel dominio della lotta politica.

 

Carmelo Modica

 

 

 

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Novembre 2009

Carta bianca novembre 2009

6879 caratteri spazi inclusi

 

 

 

Lettera aperta al potere economico modicano

 

Carissimo innominato e innominabile potere economico modicano,

pochi non ti conoscono, molti ti conoscono, pochissimi ti conoscono in maniera "intima". Alcuni ti incensano perché gli hai risolto ogni problema. Vi è chi, pur detestandoti, è incaprettato a te da quel sottile meccanismo che gli hai applicato legando i suoi bisogni vitali non risolti da uno Stato incapace, anche per tuo merito, di essere uno "Stato sociale", come una corda intorno al suo collo così da strangolarsi, ogni qualvolta tenta di divincolarsi.

Ma vi è anche chi pur non conoscendoti avverte la tua presenza: insomma non vi è nessuno a Modica che in qualche modo non sia in rapporto con te.

Mi rendo conto che non sto rivelando nulla di nuovo, nulla che non sia nell'ordine naturale delle cose, perché tu sei una entità riconoscibile anche se sfuggente e per certi versi necessaria aldilà di tutti i giudizi di valore.

Sei una presenza con la quale occorre fare i conti, perché hai una lunga storia sulla quale è inutile indugiare con incapacitanti "come" e "perché" più o meno etici.

Tu esisti, punto e basta.

Il potere è cosa diversa dalla nobiltà ma la storia insegna che spesso quest'ultima è una trasfigurazione del potere arrogante, villano, subdolo e violento che poi, nel giro di alcune generazioni, genera più o meno lunghi periodi di vera nobiltà ai quali segue inesorabile la fine.

Diciamo che esiste un problema di "Potere e Nobiltà".

Sono noti e collaudati i sentieri che il "Potere" ha percorso nei secoli: conquista del potere, esercizio del potere, ansia di nobiltà, Stato di nobiltà e decadenza.

Buona parte del cosiddetto patriziato si formò sul potere conquistato con la violenza della spada cui seguì lo studio e la ricerca della stima in sostituzione del timore del giusto o del servilismo del vile.

Il potere nella sua genealogia accoglie l'ancestrale ansia della natura umana a legittimarsi in termini morali dopo essersi imposto con la violenza ed il malaffare.

Questa mutazione genetica del Potere in Nobiltà, impegna non meno di tre generazioni, e richiede il necessario attraversamento della fase che io definisco del "carduni allicchittiatu". Infatti, l'elemento della "Famiglia" che armato di violenza e privo di ogni scrupolo morale, conquista il potere, avverte un'ansia di consacrazione ma non può andare oltre la pacchiana copiatura dei riti della nobiltà e si rivolge a quel fiorente mercato di titoli nobiliari, istituti capaci di trovare anche le tracce più lievi di sangue blu in ogni casato, enti che attribuiscono titoli di dottorati e titoli di studio di ogni genere. Vivrà nella meschina esibizione del potere senza sostanza, lo sfarzo e la magnificenza dei matrimoni e dei funerali e la ostentazione di amicizie importanti, presidenti del Consiglio, Ministri.

Solo una seconda generazione del casato può andare oltre questo modo di essere ed assurgere a livelli superiori capaci di dare alle Comunità esempi di vera nobiltà d'animo e davvero umile e cristiana mugnificenza.

Carissimo potere modicano,

la storia si ripete spesso, monotona e prevedibile e così anche tu, adesso, dopo aver portato borse, dopo aver liberato il tuo agire da ogni scrupolo morale, dopo aver aperto e richiuso sportelli di auto, dopo aver realizzato inenarrabili violenze colpendone uno per educarne cento, dopo aver portato a spalla la bara del nemico ucciso precedendo così la vedova piangente, aspiri a qualcosa di diverso.

Chi a Modica non si è accorto di questa tua ansia di nobiltà? Hai lasciato e lasci segni dappertutto: nei pavimenti delle chiese, negli sportelli di pulmini per disabili, nelle aule magne di prestigiose istituzioni con esempi di magnificenza ed azioni improntate a grande generosità e liberalità, con “nascostamente ostentata” presenza in azioni di promozione culturale ed iniziative religiose.

Ora sei libero di scegliere e di manifestare la tua vera natura.

E' adesso che da "bravo" puoi divenire "Castellano". E' ora che anziché cercare vili Don Abbondio puoi aspirare a fieri sguardi di gente che ti stimino.

Dai sostanza ai segni che hai sparso liberando il cuore di chi ti vuole sostenere alla riconoscenza e non al bisogno o al timore. Recidi tu ogni cappio di asservimento prima che te lo chiedano.

Sei così forte che puoi ottenere il consenso dei giovani, senza "mille euro" per farsi una pizza quando la tua politica ne dà quattrocento al mese ai loro padri. Sei così potente che puoi ridare ai giovani dei padri che non devono rinunciare alla loro dignità per mantenerli. Sei così forte che anziché promettere posti di lavoro li puoi realizzare.

Oltre questa via esiste solo la possibilità di perpetuare la figura del "carduni allicchittiatu", schiavo della propria mediocrità morale. E continuerai ad essere il grande capo, timoniere e duce solo ed esclusivamente di reggimoccolo, voltagabbana, ominicchi e quaquaracqua origine della tua potenza ma portatori malati di qualità degradate che ti contageranno.

Potrai sentire l'eccitazione del Capo ed assaporare la potenza del denaro ma non potrai liberarti dal nauseabondo fetore che sempre emana quell'ambiente umano a te prostrato per servilismo da dna, e solo la tua mediocrità morale non ti farà percepire quel dissimulato disprezzo di chi, solo perché costretto dal bisogno, ti raggiungerà con untuosi segni di stima.

Ti sarà esclusa la sublime ebbrezza della stima; si, perché la stima può essere espressa solo dagli uomini liberi; è questa qualità di origine che la rende aristocratica e, quindi, nobilitante.

E' nobile non chi si ritiene tale, ma solo chi è considerato tale dai giusti e dagli uomini liberi, degni ed incapaci di venire a compromessi con la propria coscienza.

E' nobile chi considera il suo Stato di nobile un peso e non un affare ed il suo agire una responsabilità e non una esibizione.

Carissimo potere economico modicano...non hai alibi!

La tua forza ormai è tale che ti rende libero di scegliere. Tu sei libero di presidiare il Parlamento con mezze figure, avvisati, rinviati a giudizio e condannati come hai fatto fin'ora. Potrai continuare ad utilizzare il Municipio come strumento di potere personale. Potrai barcamenarti nei sentieri della malapolitica come hai fatto e continui a fare. Potrai fare l'uno e l'altro chissà per quanto tempo e nessuno potrà porti ostacoli.

Ti ho scritto questa lettera per dirti che esiste anche un'altra via ma anche perché da uomo libero non ho voluto privarmi di una libertà che neanche la tua onnipotenza mi potrà togliere e cioè quello di ululare alla luna inseguendo il sogno di quel lupo che vide la sottile falce di luna, in seguito alle sue invocazioni crescere fino a diventare una grossa, luminosissima palla che gli permise di salvare il lupacchiotto in pericolo. Si, voglio sognare!

Auguri... vecchio potere economico modicano, che Dio ti illumini.

Carmelo Modica

 

 

 

 

 

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Carta bianca dicembre 2009

6500/5020

 

Sia tolta la cittadinanza a Nino Scivoletto

 

Il giornalista che utilizza i fatti come sintomi per definire la visione del mondo della quale sono espressione, quando scrive, ha il problema di scegliere tra i tanti quelli che sono più efficaci allo scopo.

Per tale fine questo mese scelgo l’idea (con la i minuscola) di Nino Scivoletto, che sarà presentata il prossimo mese di gennaio, insieme ad altre 33 “personalità” modicane, che prende il nome di “Modica Città giardino”.

«E’ un progetto che vorrebbe propiziare la nascita di una nuova comunità cittadina che vada da Montesano a Maganuco passando per Frigintini ed avendo come nucleo pulsante il quartiere S. Cuore come centro commerciale e l’area Asi come nucleo industriale. “Non sarà solo una città industriale e commerciale ma avrà una ben definita identità storica perché Cava Ispica, la valle del Tellesimo e la zona archeologica di Treppiedi –spiega Nino Scivoletto- saranno il legame tra il passato e la città giardino di nuova costituzione”». (www.modicainfigura.it).

Nell’immediato la notizia mi è sembrata la prima bordata di un qualche gioco a premi del tipo, “A chi la spara più grossa”; poi, man mano che ho accertato la convinzione del propugnatore,  mi sono rammaricato del fatto che, similmente all’Istituto della “cittadinanza onoraria”, non venga praticato il ritiro altrettanto simbolico, della cittadinanza al modicano non degno perché fosse applicato, con procedura d’urgenza, a Nino Scivoletto e poi agli altri 33 appena conosciuti i nomi.

Questa iniziativa mi ha profondamente turbato fino al punto da non riuscire a bloccare la visione di un Nino Scivoletto che sul Corso Umberto, seguito da 33 persone e da altri cittadini di “Modica due” di corsa cerca di sottrarsi ai fischi e alle pernacchie di una marea di cittadini della “Modica antica” (così si ridurrebbe la nostra città) assiepati sui due marciapiedi.  La visione si è fermata alle pernacchie perché io l’ho distratta pensando ad altro per evitare che alle democratiche pernacchie si fossero aggiunte delle non accettabili pedate nel sedere.

Bisogna dire che questa iniziativa di Nino Scivoletto ha il pregio di rompere ogni limite, superando anche le più fervide immaginazioni: fosse l’effetto del tanto futurismo di cui si parla nel centenario della sua nascita?

D’altra parte egli appartiene a quella generazione di politici che hanno “dato lustro” alla nostra Comunità. Fu nel 1985, quando il nostro “democristo frequentatore di case del popolo”, con un micidiale cambio di gabbana, propiziò 17 anni di malapolitica socialcomunista e, principalmente, l’allevamento prima, e la formazione poi, di una classe politica che ha espresso degli autentici “fuoriclasse della malapolitica”: un notissimo voltagabbana, un condannato per Peculato, un condannato per falso ideologico, un proletario pluri-pensionato ed un esperto in affari.

E’ vero! mi ripeto, ma io voglio dare ad ognuna di queste figure prima un volto e poi, andando oltre le fattezze del viso, con l’insistenza della ripetizione ossessiva, farle divenire le icone della malapolitica modicana.

E qualcuno non mi parli di lesa democrazia, perché costoro hanno superato il limite della democrazia per andare la dove non può esistere dialogo senza l’assistenza di uno psichiatra.

Ma ci vogliamo render conto che, per quanto ci è dato sapere, Nino Scivoletto alla “Modica antica” vorrebbe solo lasciare il centro abitato decurtato del quartiere sorda, anche se bontà sua ci lascia lo sbocco al mare di Marina di Modica? Ma, davvero, vi è qualche lettore di DIALOGO che avrebbe potuto mai immaginare una cosa del genere?.

Io ritengo che i galantuomini di tutti i partiti, confessioni religiose e sensibilità culturali e politiche siano consapevoli che stiamo vivendo tempi ultimi che si materializzano nelle risse dialettiche della politica nazionale e locale, nella ormai consolidata confusione dei ruoli, nell’assenza di ogni ordinamento culturale e concettuale, nella schizofrenia che caratterizza ogni confronto che pare dominato dalla sindrome da Torre di babele in cui le persone parlano della stessa cosa ma con linguaggi diversi e non riescono a capirsi.

A fronte di questo mondo si pone Nino Scivoletto con questa sua iniziativa che non appartiene al mondo della confusione ma a quello che cinicamente ha distrutto la nostra città. Una proposta che se volessi qualificare con gli aggettivi giusti mi provocherebbe certamente una qualche querela che, almeno per il momento, voglio evitare.

Come si vede io non sono vittima del politicamente corretto e, quindi, il  buonismo che vuole somigliare alla bontà mi fa ribrezzo. Chi volesse giudicare duro il mio linguaggio mi dica pure con quali parole si può commentare una iniziativa simile.

La qualità politica di questa iniziativa dà sostanza allo stadio che Platone definiva “La dittatura dei mediocri” e pone l’eterno problema del limite in cui la schizofrenica dialettica politica diviene pura violenza intellettuale e quali azioni sono possibili quando essa appare come irreversibile e vincente.

Io alle sagrestie buoniste preferisco persino il Cattiverio di frediana memoria quel luogo in cui chi dispensa le Beatitudini ha relegato coloro i quali non si lasciano catturare dalle buone e venerate cose che trovano posto sicuro nella società.