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Categoria: Terzo Occhio: una storia modicana
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Pagina principale Terzo Occhio 

2005-2006

(Dialogo gennaio 2005)

l’Occhio di Shiva

(Dialogo febbraio 2005)

Un unico e semplice progetto: mettere a nudo la siderale mediocrità di questa dirigenza politica.l’Occhio di Shiva

(Dialogo marzo 2005)

Verso un programma della Giunta Ombra

(Dialogo aprile 2005)

Radiografia del sistema di potere modicano

(Dialogo maggio 2005)

Nasce il Movimento politico:“Quelli che… non nominerebbero mai un parente assessore”

(Dialogo giugno 2005)

Terzo occhio si congeda

(Dialogo ottobre 2005)

I vari livelli del voltagabbanismo

(Dialogo gennaio 2006)

Orientamenti per una possibile azione di contrasto ai voltagabbana

(Dialogo febbraio 2006)

Utilizzeremo l'idea della "politica-judo".

(Dialogo aprile 2006)

Lo scalpitio dei cavallini annuncia scandisce la transumanza dei voltagabbana

(Dialogo maggio 2006)

Denaro, potere ed elezioni regionali

(Dialogo giugno 2006)

L’”uomo che ci guadagnò un pacchetto di buoni di benzina”

Lettera aperta all’assessore alle politiche culturali
Al giornalista Franco Antonio Belgiorno
Premio modicanità: un premio stanco
(Dialogo ottobre 2006)

Apoti modicani reagiamo!
Torchi si ripropone con l’aiuto di Barone
Nelle università: Tutoraggi culturali a pagamento?
Franco Antonio Belgiorno: Occorre invitare gli intellettuali modicani a non camminare più seduti
(Dialogo novembre 2006)

Non abbiamo più dubbi: Torchi è la reincarnazione del Capitano di Platone.
L’Assessore Aprile ed il fattore “...gramma”
Finalmente utili i Voltagabbana.
Padre Casiraro

(Dialogo dicembre 2006)

 

 

Accadde a Modica dal 2002 al 2007

 

Questo è l’indice provvisorio del libro che sarà pubblicato in occasione del prossimo Natale e che sarà posto in vendita, con un prezzo politico, per finanziare la prossima campagna elettorale del 2007 della lista civica : <<“…quelli che …non nominerebbero mai fratelli e nipoti assessori…”>>

Autore - Terzo Occhio

Titolo: Accadde a modica dal 2002 al 2007

Sottotitolo:Dal cinema Aurora (maggio 2002) al “cinema” San Domenico” e dal “cinema” San Domenico” alla cacciata (maggio 2007

Editore: ???

Luogo: Modica dicembre 2005.

 

Indice del libro.

Presentazione

Personaggi ed interpreti

Voltagabbana modicani! Presenti!

Ricostruzione storica della evoluzione del potere economico dagli anni ’80 in poi attraverso quanto hanno scritto importanti testate siciliane.

Parte prima: Radici della politica “democratica” modicana

a) La metamorfosi: la politica diventa petrolio, il petrolio diviene soldi, i soldi diventano potere, il potere diviene casato. Ecco l’itinerario per antiche e moderne nascite di nobiltà;

b) Due calci ad un pallone, un po di politica voltagabbana, nessuna scuola di dizione, pronuncia e sintassi e via nell’etere verso la celebrità;

c) Parlare, parlare, parlare tra nuovi scudi crociati e vecchi garofani. Bellezza, baffi e spregiudicatezza le uniche vecchie e produttive radici…

Parte seconda: Dal cinema Aurora (maggio 2002) al “cinema” San Domenico”

Tre famiglie utilizzano uno stuolo di disoccupati per dare l’assalto al Comune di Modica.

Rifondazione comunista ed Alleanza Nazionale: tradire per niente;

Cattocomunisti sempre più “sinistri”;

Comunisti sempre più borghesi e baroni

Fiamma Tricolore l’arte pura del reggimoccolo;

Parte terza: dal “cinema” San Domenico” alla cacciata (maggio 2007)

Aprile 2005: si insedia la Giunta Ombra.

Maggio 2005: L’Amministrazione vota all’unanimità una delibera che fissa il principio che la retribuzione del Sindaco e degli Assessori è da considerare un rimborso spese e, quindi, può essere cumulata con la indennità di disoccupazione.

Ottobre 2005: si insedia come supporto dell’azione della Giunta Ombra uno staff di avvocati con lo scopo di analizzare tutta l’attività dell’Amministrazione; In aumento i cittadini che vanno a sedersi vicino alla giunta ombra.

Dicembre 2005: Il sindaco dispone l’allontanamento di un giovane che all’inizio della seduta vendeva copie del libro “Accadde a Modica dal 2002 al 2007. Proteste del consigliere Rosa al quale il presidente del consiglio comunale minaccia la sospensione.

Marzo 2006: Un altro parente di un parlamentare viene nominato Assessore.

Aprile 2006: Viene denunciato al Prefetto ed alla Magistratura un importante esponente della struttura burocratica;

Giugno 2006: Quattro consiglieri comunali lasciano la maggioranza e costituiscono il gruppo “Terzo occhio”: lamentano che l’Amministrazione ha nominato l’ennesimo nipote assessore.

Luglio 2006: Il consigliere Caccia frasca abbandona l’aula per protestare contro il Presidente del consiglio comunale per non avergli consentito di leggere un messaggio del “Sindaco ombra” che stigmatizzava come demagogica e comiziale la inconcludente relazione semestrale del Sindaco.

Settembre 2006: Il consigliere Rosa ottiene dal Presidente che la telecamera inquadri anche il Sindaco e gli Assessori “ombra” che come sempre sono seduti nello spazio riservato al pubblico.

Luglio 2006: Il consigliere Caccia Frasca protesta contro i registi televisivi che non ottemperano alle disposizioni del presidente del Consiglio comunale, secondo il consigliere tale disposizione proviene dai padroni delle televisioni che devono favorire l’ennesima lista civica ballerina. Secca smentita del Presidente del consiglio comunale.

Agosto 2006: L’assessore ombra, e consigliere comunale, Rosa legge, calmo e fregando le mani fra loro come è sua abitudine, tra le grida del presidente Scarso che gli voleva togliere la parola il comunicato del “Sindaco ombra” che invita la Giunta vera ad un confronto televisivo, da tenere in piazza Matteotti tra “Sindaco Ombra” e Sindaco vero e tra ciascun assessore vero con il corrispondente assessore “Ombra”. Il Sindaco vero rifiuta il confronto affermando che “non è istituzionale”: risate, forti risate tra il pubblico. Il presidente del consiglio comunale minaccia di far sgomberare l’aula. Ulteriori proteste del consigliere Rosa.

Novembre 2006: il consigliere comunale Rosa legge un documento, sempre tra le grida di protesta del presidente del consiglio comunale, con il quale la “Giunta ombra” invita “chi sa” di smettere di fare proposte ed offerte ai singoli assessori perché è una perdita di tempo.

Dicembre 2006: Viene nominata assessore la moglie di un nipote del parlamentare …, proteste dell’Assessore dimissionato che in un estremo tentativo di rivedere il provvedimento, cerca di dimostrare un lontano grado di parentela con lo stesso parlamentare…: Il capogruppo del parlamentare nega che possa esistere tale grado di parentela: tre consiglieri della maggioranza ed uno dell’opposizione, per protesta passano con il gruppo “Terzo occhio”.

Gennaio 2007: Da un sondaggio riservato, commissionato da Forza Italia risulta che dopo un anno di attività la “Giunta ombra” è più conosciuta della Giunta vera.

Gennaio 2007: In una riunione riservata il gruppo “Terzo occhio” decide di non ricorrere a porre il voto di sfiducia contro il Sindaco, nonostante i numeri in qualche modo favorevoli, perché ritiene che “più questa giunta governa più voti sarà possibile prendere nelle ormai imminenti elezioni comunali”.

Maggio 2007: La giunta ombra presente in consiglio comunale, perde la calma e fischia un assessore che aveva insultato il consigliere Rosa. Il presidente Scarso minaccia l’intervento dei vigili urbani.

La stesura dei vari capitoli è stata affidata ad uno staff di sei persone che dovrebbe consegnare il materiale nel luglio di quest’anno. Ovviamente l’indice deve essere considerato solo una traccia.

***

Comunicazione

Abbiamo chiesto ed ottenuto da Carmelo Modica di creare una pagina riservata a “Terzo Occhio” nel suo sito www.cartaBianca.biz dove poter sistemare tutto ciò che sarà pubblicato sul Dialogo, ma anche una serie di documenti che aiutati da uno staff stiaamo preparando e che per motivi di spazio non potranno essere pubblicati sul Dialogo. Il primo documento che provvederemo ad inviare ha il seguente indice:

Parte prima

Conoscere l’avversario

1. Scenario politico generale

2. Radiografia del sistema di potere attuale: struttura, modi di gestione ed il meccanismo delle elezioni.

2.1 Premessa

2.2. Chi gestisce il potere a Modica e dintorni

2.3.Gli strumenti per la occupazione del potere.

3. La presa del potere: la campagna elettorale

3.1.La funzione delle liste civiche di partito e quelle del primo livello di voltagabbana

3.2.Le liste dei voltagabbana prezzolati

3.3. Come avviene la costituzione di una lista civica

4. Natura del sistema di potere: considerazioni

Parte seconda

La nostra risposta politica, organizzativa, progettuale.

***

Carmela Giannì: la fantasia può far tremare il soldo

Carmela Giannì sul numero di dicembre sembra diminuire quel pò di pessimismo manifestato nel numero precedente. Ma è su quest’ultimo che vorrei spendere due parole, che possano far ulteriormente riflettere anche il prof. Colombo. E’ vero, non dobbiamo fare confusione tra speranza e realtà, tra possibile ed impossibile. E’ romanticismo pensare che non si verifichi la soluzione numero quattro? E’ possibile prevedere l’effetto di un’azione pressante di una Giunta ombra, consiglio comunale dopo consiglio comunale, nei confronti di una Giunta ed un consiglio comunale decisamente sotto tono? A noi sembra di no.

Al centro della nostra strategia esiste una certezza: distinguiamo due fasi della battaglia la prima è quella da realizzare dalla costituzione della Giunta Ombra al termine del mandato Torchi e la seconda fase e quella della campagna elettorale. Nella prima fase possiamo battere, a mani basse, questa arrogante maggioranza che è assistita da consiglieri comunali, principalmente della maggioranza, nei quali il “non amore per la città” è evidente e verificabile da una produzione amministrativa scadente e clientelare. Stessa certezza dobbiamo aver sul fatto che non riusciremmo a bilanciare mai lo strapotere dei mezzi economici e clientelari che la stessa maggioranza ed i potentati economici che la sorreggono, saranno capaci di mettere in campo nella campagna elettorale.

Si tratta, quindi, di immaginare il vantaggio che potremo realizzare nella prima fase, vantaggio che noi riteniamo possa essere enorme se riusciremo a sfruttare il fatto che i consigli comunali vengono ripresi dalla televisione e considerato che la maggioranza evidenzia una pochezza disarmante sia a livello individuale ma ancor di più come gruppo caratterizzato da continui litigi interni, inimicizie e maneggi vari. Le nostre iniziative possono essere varie e tante quante la fantasia ne potrà suggerire con il massimo sfruttamento della presenza di un assessore ombra (Meno Rosa e speriamo anche Caccia Frasca) nei banchi del consiglio comunale al quale il presidente del consiglio potrà togliere la parola, quando opererà dei comunicati a nome della “Giunta Ombra” ma mai l’effetto dirompente di strategie possibili che potremo studiare sfruttando al massimo regolamenti e Statuto del nostro comune. Cultura, intelligenza e fantasia unite potranno fare tremare il soldo. (Terzo Occhio in Dialogo gennaio 2005)

 

***

PAROLE CHIARE

Il nostro non è un avversario politico, culturale o ideologico: è solo un avversario economico.

Ne consegue che il centro destra, per noi che osserviamo la politica con il terzo occhio, è da preferire come avversario perché ponendo, il centro destra, il tutto su un piano di assoluta ricerca del potere, è possibile, se si riesce a scegliere noi il campo di battaglia, farlo uscire allo scoperto e mettere a nudo le carenze di carattere spirituale, morale, di valori, l’arroganza, la maleducazione, la strafottenza, la boria, la mediocrità, il nepotismo. Solo acquisendo la consapevolezza di questo modo di essere dei “padroni di Modica” sarà possibile immaginare il risveglio perché questo modo di essere contrasta con i valori che caratterizzano i più profondi modi di sentire dell’uomo in quanto uomo attualmente assopiti dal cloroformio di una cultura degradante che in politica è riassunta brillantemente dal nostro prof. Ascenzo con le sue accuse di mediocrità rivolte a questa nostra classe politica. Tutto questo appartiene al mondo profano, alla vita di tutti i giorni.

Riteniamo che anche tutto questo assume una visione diversa alla luce dello scritto che riproduciamo, qui di seguito e che ci è pervenuto da l’Occhio di Shiva che preferisce come noi mantenere l’anonimato. Lo scritto ha la forza di un progetto perché nella descrizione del significato profondo del Terzo occhio, più e meglio di come lo avevamo indicato noi indica un progetto, forse l’unico progetto che può dare risultati importanti: esso, infatti, costringe alla riflessione dalla quale appare naturale la individuazione della via.

Quanto ci dice Shiva, si può anche non capire ma lascia la sensazione del giusto, dell’ordine, del bello e cresce il disprezzo più profondo per la politica che muove questa amministrazione.

Lettera indoor

 

Se in un raptus di presuntuosa follia si volesse sintetizzare in poche parole il mito del terzo occhio, si potrebbe partire da una leggenda contenuta nel Mahabharata, il più grande poema epico dell’India che, in 110mila strofe raccolte in 18 libri, descrive la battaglia tra i cugini Panduidi e Kuruidi.

La legenda (da leggere) leggenda racconta di come Parvati “Figlia della Montagna”, essendo suo padre Himavat-Himalaya (l’asse del mondo), giungesse di sorpresa alle spalle di Shiva. Come fanno i bambini, o gli adulti rimbambiniti, per il gioco del “Chi sono?”, la dea pose le sue mani sugli occhi del dio. E tutto il mondo fu immerso nell’oscurità.

Gli occhi del padrone dell’universo erano chiusi e la luce del mondo era estinta. Tutta la vita fu sospesa e gli esseri tremarono per il terrore del buio. Allora, al centro della fronte di Shiva apparve un terzo occhio e le tenebre terrifiche sparirono. Questo terzo occhio è il fuoco. E qui finisce la citazione dalla “Grande battaglia”.

Prima il dio vedeva il passato e il presente, dopo lo scherzo di Parvati vede anche il futuro. L’occhio del fuoco è quello della percezione trascendente ed è rivolto verso l’interno (perché il futuro è dentro di noi prima di uscire all’esterno per essere compiuto). Quando si apre, brucia ogni cosa gli appaia davanti. Con questo occhio gli dei e tutti gli esseri creati vengono annientati in ciascuna distruzione periodica dell’universo (e delle giunte comunali).

Kama, il Desiderio, viene incenerito dal terzo occhio di Shiva mentre cerca di colpire il dio con le sue frecce-fiore per farlo innamorare di Parvati. Nonostante tutto, Parvati diventerà sposa di Shiva e sarà la sua potenza, sarà cioè la manifestazione percettibile dell’immenso potere del dio.

Annullato il Desiderio, Parvati prega lo sposo di farlo rivivere, e lo fa con queste parole; “Ora che Kama è morto, non ci sono più grazie da chiedere. Senza Desiderio non ci sarà più emozione. Senza emozione l’uomo e la donna possono anche ignorarsi”. Senza Desiderio, nulla sarebbe mai più nato di concretamente tangibile, sia pure illusorio, ma solo quello che fosse partorito dalla mente. Kama sarà resuscitato, ma non potrà mai più essere visibile e sarà celato dentro Smara, la Memoria.

Conosco Carmelo Modica, che mi piace chiamare ancora Colonnello sia perché è il grado più elevato degli ufficiali superiori, sia perché è lo stesso che colonna e perché è l’elemento verticale della capriata, senza il quale quella ed il tetto crollano. Conosco Carmela Giannì per la quale ogni lode è insufficiente a tratteggiarne lo straordinario valore. Se gli altri chiamati somigliano anche solo un poco a questi due che vengono dal Carmelo, “Orto di Dio” (cheren-El), si può star certi che soltanto bene ne può venire, qualunque cosa accada.

E’ davvero interessante.Il progetto espresso nella lettera aperta pubblicata nel numero di ottobre del mensile Dialogo a firma de “Il Terzo Occhio”, che fa bene a celarsi dietro ad uno pseudonimo.

In una cittadina in cui quanto avviene e si decide negli angiporti è più importante di quanto manifestamente si palesa e reclamizza, l’unico modo per destare e tener ferma l’attenzione è quello di incuriosire sul proprietario di un nome d’arte. Per questo motivo anche io mi permetto di firmarmi avvolgendomi nell’immodestia dell’appellativo di “Occhio di Shiva”.

Con questo espediente, spero che alcuni, gli unici che mi interessino, non perdano il loro tempo a chiedersi ch’io sia anagraficamente, ma riflettano sul merito di quanto dico e dirò, se il Dialogo vorrà pubblicare le mie modeste considerazioni.

Nella certezza di rivolgermi a persone intelligenti, do per scontato che la mitologia Rig-vedica sia stata compresa. La lettura del significato dei simboli è propedeutica alla volontà d’azione.

A nessuno più sfuggire che il terzo occhio di Shiva appare per il gioco dilettante di una donna che diventa levatrice della capacità di visione del futuro.

A nessuno può sfuggire che il terzo occhio ha il potere di incenerire qualunque cosa su cui si posi, perché nessun futuro altrimenti è possibile.

A nessuno può sfuggire che l’occhio del fuoco è terzo, il che rende Shiva totalmente diverso dagli dei monocoli o dai ciclopici figli di Poseidone.

E’ vero che nel mondo dei binoculi (senza offesa), qualcuno ha detto: “Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non scorgi la trave che è nel tuo occhio?”.

Con tutto il rispetto del caso, non credo che sarei molto lontano dalla verità se mi permettessi di osservare che, avendo una trave conficcata nell’occhio, chiunque avrebbe un grosso problema e poco s’interesserebbe della festuca nell’occhio del fratello, se non persino del fratello intero. Né costui si consolerebbe ricordando il motto medievale: “Beati monoculi (senza offesa) in terra caecorum”.

Una delle strutture più stabili che l’uomo abbia realizzato guardando le stelle è la piramide. In essa una larga base regge tutto l’insieme che culmina nel vertice. Tanto più larga è la base, tanto più stabile sarà la piramide e più alta potrà diventare, perdurando nel tempo.

La piramide è una architettura rigidamente gerarchica che, per esistere, pretende la partecipazione di ogni singolo elemento. Non vi sarebbe vertice se la base si rifiutasse di sopportarne il peso, per sua natura esiguo.

Nessuna piramide può essere rovesciata pretendendo di farla stare stabilmente in equilibrio sul suo vertice.

Intelligenti pauca o, se preferite, chi vuol intendere intenda. Purché non si pretenda una minestra omogeneizzata da somministrare col cucchiaino a bocche incapaci di masticare, a stomaci disadatti a digerire e ad intestini desueti ad assimilare.

Parafrasando “Il Terzo Occhio”, questo vuole essere un secondo approccio alla questione sollevata dal primo. (Al terzo approccio, se vi dovesse essere, parlerò di pedonalizzazione delle città d’arte e di cosa servono i marciapiedi e perché Modica deve esserne dotata in tutte le vie). Attendo, attraverso la cortesia di Dialogo, il pensiero di quanti conservino la capacità di pensare, se non altro per condividere la sgradevole sensazione di appartenere ad una minoranza conculcata e tuttavia adatta a sollecitare altri a riflettere, prima di agire, non su quanti soldi servono per fare una cosa, ma a cosa serve la cosa per cui si devono procurare i soldi per farla.

Vi lascio con un piccolo pensiero in vernacolo la cui traduzione affido al cuore di tutti coloro il cui pensiero ho avuto il piacere di leggere sino al numero 1 dell’anno XXX di Dialogo.

Taliassunu ‘mmiriusi i muricani

li ddanni procurati ro tsunami

se virissunu li devastazioni

c’a Muorica ci fici la zunnimi.

l’Occhio di Shiva

(Terzo Occhio in Dialogo febbraio 2005)

 

***

Un unico e semplice progetto: mettere a nudo la siderale mediocrità di questa dirigenza politica.

 

Diamo il nostro benvenuto a Margherita Bonomo nella nostra squadra. Ringraziamo i tanti che nella nostra e-mail esprimono apprezzamenti per la iniziativa. Riportiamo un secondo scritto dell’Occhio di Shiva che sembra dia sostanza “dottrinaria” a quanto già scritto  in particolare dai nostri Giuseppe Ascenzo, Carmelo Modica, Carmela Giannì e nell’ultimo numero in parte anche da Clemente Floridia.

 

Seconda lettera, lettera b

Non sono certo io il primo a far distinzione fra errore ed errante, poiché quest’ultimo può abbracciare in buonissima fede ciò che solo dopo gli si rivelerà errato. La colpa dell’errante non può che consistere nella deliberata volontà di commettere l’errore della cui erroneità abbia consapevolezza.

Allo stesso modo è indispensabile discernere fra intelligenza ed intelligente, poiché la prima non basta al secondo a fare le cose che si dimostreranno essere quelle giuste da fare da parte da chi abbia intelligenza delle cose.

Chi è intelligente capisce innanzitutto che gli converrebbe non esserlo. Chi è costretto dalle cose ad essere intelligente sa che il suo avverso è lo stupido e contro la stupidità combatte una battaglia perduta in partenza. La natura dell’intelligenza non gli consente di capire che il suo nemico mortale è invece il furbo, che non sa riconoscere, essendo questo un furfante imbroglione, accorto a fare il proprio tornaconto.

L’intelligenza è scevra da inganni e prevede l’errore semmai per correggerlo, sicché basta una mollica di furbizia per averne ragione. Ogni intelligente non può che crollare di fronte al furbo. Per quanto grande possa essere la sagacia dell’uno, questa si sostanzia della consapevolezza di sapere quanto sia vasto l’universo di ciò che non sa. Per quanto minuscola possa essere l’astuzia dell’altro, il furbacchione ha l’arroganza di ritenere che ogni scienza stia tutta in quello che sa. L’uno allora soccombe perché ha l’umiltà di capire di sapere ben poco e si mostra riconoscente di poter apprendere da colui che invece lo raggira con tutto il poco che sa, ma sa sfruttare molto bene a proprio vantaggio.

L’intelligenza non presume mai di possedere più di quello che ciascuno può possedere. E’ come l’acqua dolce, bene ritenuto inesauribile ed a disposizione di tutti, che è diventato invece raro e caro e lo diventerà sempre di più. L’intelligenza, come l’acqua dolce, è indispensabile alla sopravvivenza, ma soltanto la minoranza di una minoranza in via d’estinzione crede che così sia. Amen.

La saggezza è quella forma tardiva e quasi senile dell’intelligenza alla quale l’esperienza ha dato il tempo di prendere in considerazione l’esistenza dei furbi. Essa appartiene a pochi sopravvissuti alla strage che ne fanno gli stupidi che si credono furbi.

Chi, per lo stipendio del suo servizio, cede la saggezza che è riuscito a raggiungere e si fa servo del potere ottenuto per mezzo della sua furbizia, non può più permettersi il lusso d’essere intelligente ma, anche soltanto per istinto di conservazione, deve essere, e dimostrare a tutti d’essere, il più furbo di tutti.

Rendersi conto di quanto ho appena detto è un buon inizio per affrontare la contraddizione esistente fra la necessità di avere un buon governo e le necessità avanzate da una maggioranza, da qualsiasi maggioranza.

Ogni buon governo pretende d’essere costituito da coloro che sappiano governare con saggezza, avendo la lungimiranza d’intendere quale sia il bene comune e cosa sia conveniente per ottenerlo.

Ogni maggioranza, per sua natura, non è costituita dall’integrazione di individui dotati singolarmente d’alto quoziente d’intelligenza, ma dalla sommatoria di singoli molto esperti nel pretendere il proprio benessere (meritato o immeritato che sia; purché sia), i quali, non volendo assumersi la responsabilità di partecipare alla definizione dell’interesse collettivo, delegano qualcuno ad amministrare il disordine determinato dalla mediazione fra interessi particolari contrastanti.

Fra il saggio ed il furbo, la maggioranza sceglie sempre il furbo. La scelta è obbligata, per un motivo consustanziale alla democrazia moderna: o il delegato dalla folla governa perché è lui a disporre del potere economico che la sua furbizia gli ha permesso di possedere, oppure perché è il fantaccino di un potere economico che adopera la sua esercitata furbizia per governare le folle per il suo tramite.

Un governo ombra ha valore se raccoglie saggi in coerente coesione fra di loro, ciascuno consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti, che sia disponibile ad accettare e condurre il ruolo scelto e assegnato in considerazione delle sue competenze, ben sapendo che una nave può ben navigare e giungere in porto qualora il mozzo e il comandante sappiano di essere indispensabili svolgendo ciascuno il proprio ufficio senza confondere o invertire i loro compiti.

Un governo ombra ha valore quando non opponga alle sparate del governo ufficiale le sue sparate alternative, ma sappia mostrare alla folla che il bene del singolo può ottenersi solo all’interno e per mezzo del benessere generale e che esiste quindi una modalità del governare, efficace nella manifestazione dei suoi frutti, diversa da quella attuata dalla maggioranza e dalla sua pedissequa e consimile opposizione, amanti dei giochi d’artificio con cui amano divertire l’acefala folla.

Cambiare governo senza cambiare i modi del governare rappresenta solo la presunzione di quanti covano l’illusione d’essere migliori degli altri, essendo questa la caratteristica peculiare di ogni singolo individuo componente la massa degli stupidi, inconcepibile per i pochi ritenuti intelligenti da pochi intelligenti ed incompatibile con l’intelligenza loro attribuita.

L’ombra presuppone un soggetto o un oggetto che la proietti, ma può esistere soltanto in presenza della luce che, battendo sul suo proiettante, la generi.

Nel nostro Paese e nelle sue contrade, a qualsiasi governo ombra di qualsiasi livello, non può chiedersi la consuetudine tradizionale del Shadow cabinet inglese di formare l’opposizione al governo legittimo. Al governo ombra deve chiedersi il compito eccezionale d’avere l’energia di costruire centrali per generare luce e per portarla ad illuminare, nel piccolo e nel grande, tutto ciò che attiene agli interessi veri del popolo bestia. Questa funzione rivelatrice e didattica è l’unica che può servire a scortecciare il popolo della sua pelliccia bestiale di servo manipolato e sciocco, restituendogli la consapevolezza della sua sovranità.

Nessuna cosa può farsi senza fatica. Nessuna cosa che non si abbia piacere di fare può essere fatta bene.

Il piacere di fare la fatica d’imparare il francese permette di gustarsi Voltaire, di cui tento a pie’ pari la pedestre traduzione di alcuni brani del Candide, là dove Pangloss, docente di metafisico-teologo-cosmolocoglioneria, dice: “E’ dimostrato che le cose non possono essere altrimenti: poiché, tutto essendo fatto per un fine, tutto è necessariamente per il fine migliore. Notate bene che i nasi sono stati fatti per portare occhiali, e così ci sono gli occhiali. Le gambe sono visibilmente istituite per essere calzate e noi abbiamo brache. [...] e, i maiali essendo fatti per essere mangiati, noi mangiamo porco tutto l’anno: di conseguenza, coloro che hanno sostenuto che tutto va bene hanno detto una stupidaggine; bisognava dire che tutto va al meglio”.

Ora, dal momento che ci sono i pedoni, devono esserci i piedi, e infatti ci sono i piedi; e così a Modica servono marciapiedi dappertutto: se ci fossero teste, ci sarebbe bisogno anche d’altro.

Quindi tutto va nel migliore dei modi possibile, se così è che vi pare. A coloro ai quali invece così non pare, spetta il compito titanico di amare una comunità che non si ama, essendo disposta a rinunciare persino al pane pur di godersi i giochi del circo. Ma:

Se ppi la tinturia nun s’arriposa,

quannu vulissi gudirisi la festa,

lu stessu zonnu ppi trasiri ‘nta cosa

a lu sa centru ci à mintiri la testa

l’Occhio di Shiva

(Terzo Occhio in Dialogo marzo 2005)

 

***

Verso un programma della Giunta Ombra

 

L’Occhio di Shiva ha interrotto l’invio delle sue riflessioni: speriamo si tratti di un contrattempo.

In questa “puntata”, che ci auguriamo preceda di poco la istituzione della Giunta Ombra scriveremo del programma.

Il programma è uno degli ultimi prodotti che la politica politicante ha sfornato per prendere per i fondelli i cittadini.

Una volta il candidato Sindaco si riconosceva perché era persona che aveva dimostrato di avere le p….: non gli si chiedeva cosa avrebbe realizzato perché era assodato che un uomo con le p  le non poteva produrre mediocrità.Poi venne l’epoca in cui tutto veniva misurato con i soldi. Era l’inizio dell’attività del “Quinto Stato”: persone senza scrupoli, sanguisughe e profittatori. Al sistema democratico non restava che soffrire, e sta soffrendo.

Questo è il contesto generale: opporsi impone l’utilizzo di temi e meccanismi nuovi. Il meccanismo deve essere quello di mettere in evidenza, dei nostri governanti, la vera natura, il loro modo di essere, le loro qualità.

I nostri governanti per coprire la loro mediocrità hanno creato il mito del programma, del contratto con gli elettori, firmando in maniera più o meno solenne un insieme di cose da fare, tutte scontate ed evidenti. per individuare le quali non occorre avere le p  le tanto sono incancrenite e fonte di apprensione, dolore e preoccupazione nei cittadini. Pensate i nostri mediocri governanti, figli di una cultura che ha rubato e mangiato, si auto-elogiano perché riescono a pagare gli stipendi agli impiegati… che p  le signori!

E’ su questo che deve riflettere la Giunta Ombra ed ogni movimento che dovesse nascere a suo sostegno.

La Giunta Ombra non deve scrivere alcun programma ma deve riuscire ad evocare un clima. Noi, infatti, non riteniamo che Berlusconi o Prodi vincono o perdono perché promettono di realizzare il ponte sullo stretto di Messina. Lo stesso per Torchi. Con questo non intendiamo sminuire l’incidenza sul risultato elettorale del clientelismo o dell’utilità immediata che alcuni possono trarre dalla realizzazione di una promessa di questi nostri politicanti.

Evocare il clima giusto e corretto è l’unica arma che la Giunta Ombra può utilizzare. Noi individuiamo nel livello metafisico la battaglia contro la mediocrità che ormai ci sta circondando con grandissima evidenza.

L’attuale direzione politica mediocre nella sostanza e nella qualità dei singoli gestori, in particolare da quando si è insediata la giunta Torchi, ha un programma vero sfacciatamente coperto da un “programma-immagine”. Il programma-immagine noi lo materializziamo in una serie di cose scritte in un  lenzuolo esibito in quel palco del cinema aurora nel maggio 2002 in cui furono riuniti, (ricordate?) gli stati generali, tra microfoni e  pacche sulle spalle tra Torchi, Minardo, Drago e sorrisi che ora, con il senno del poi, possiamo interpretare come uno scambiarsi fra loro  “ vai…li stiamo fottendo di brutto …”.

Dobbiamo portare i modicani dietro questo lenzuolo: è li che troveremo questo vero loro progetto:

Quale migliore enunciazione di un programma è la nomina del proprio figlio assessore o di un fratello ignaro di politica segretario regionale di un partito? Occorrono particolari riflessioni per comprendere progetti e gli obiettivi di simili nomine?

Quali parole, scritte o dichiarazioni, possono definire meglio il programma di un tizio che passa al centrosinistra dopo essere stato un ex andreottiano, ex sindaco, ex Forza Italia, recente scrittore a pagamento (lautissimo) ed ex realizzatore di carrozzoni politici? E’ necessaria qualche particolare riflessione per comprendere i suoi progetti per questa sua “amata Modica”? E’ necessaria qualche particolare riflessione per definire la qualità della sinistra che lo accoglie?

Sarà la foglia di fico di una “libera lista civica” a coprire il progetto di qualche piccolo Berlusconi nostrano che dopo aver migrato dal compianto dott. Rizza all’abbraccio con i fascisti, dopo aver distrutto la grammatica italiana e dopo aver messo una buona parola per fare incontrare  capezzoli e capezzali sta avviando un rampollo di famiglia sulla sua stessa strada?

Qualcuno aspetta forse il programma di questo rampollo ? Non vi dice nulla di programmatico il constatare che ha fatto l’assessore alla sinistra e poi alla destra ed ora in rotta con i compagni di cordata di destra cerca e frequenta altri compagni più compagni (anche rifondati cioè duri e puri) per riposizionarsi al centro non per scelta di moderazione politica ma per comodità logistica che consente di andare sia a destra che  a sinistra?

Ma cos’altro deve dire la sinistra di programmatico, considerato che nel solco delle migliori tradizioni, che la videro accettare il voto dell’odiato (accusato di ogni malefatta) senatore Minardo al loro primo presidente del Consiglio, ora si appresta ad accogliere rampolli ed ex sindaci scrittori?. Modicani ma che c..zo volete ancora che vi dicano di più esplicito questi indegni eredi di Meno Viola?

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Tutto questo – è vero! – non è un programma esso però evoca nel suo insieme un clima che se la Giunta Ombra riesce a fare emergere al punto da coprire il chiacchiericcio inconcludente, del ed attorno al Palazzo, diventerà la tomba della giunta Torchi.

Un altro elemento fondamentale da fare intervenire, per dare sostanza al programma vero della giunta Torchi, è la qualità della squadra di governo che è di una mediocrità mai vista, al punto da farci venire il dubbio che le incontestabili qualità positive di dinamismo che riconosciamo al sindaco appaiono tali per la mediocrità dei suoi collaboratori.

Non dobbiamo cadere nel tranello del programma. Governare una città che soffre richiede amore non inaugurazioni pompose del nulla e manifesti autocelebrativi, [pensate noi gli diamo i soldi perché ci dicano: vedete quanto siamo bravi?]. Chi ama è spontaneo, non programma, non promette carezze e baci: non promette nulla perché sa quello che deve fare. Il bene si riconosce, se ne avverte la presenza. L’insignificante deve essere spiegato, decantato, inaugurato, abbellito e vestito a festa.

Occorre mettere a nudo tutto strappando un pezzo alla volta quel lenzuolo tenuto teso da Torchi, Minardo e Drago e non cercando aiuto (o dandone come ci risulta stia avvenendo), a Carpentieri, Barone Borrometi, Saverio Terranova perché sono tutte forze di complemento del “sistema Torchi-Minardo-Drago” e, comunque appartengono tutti allo stesso ed identico modello culturale.

Dobbiamo distruggere quel lenzuolo ed allora Torchi-Minardo-Drago appariranno nudi con tutte le loro vergogne e tutto avrà un senso, si capirà che non è un caso né la mediocrità della giunta né quella dei consiglieri della maggioranza. Apparirà con chiarezza la filiera di governo, una catena di montaggio ben oleata che, lo abbiamo già visto, celebra la sua massima potenza nelle elezioni in cui tutte le mezze calzette saranno effigiate per il loro momento di gloria, tutte le “enclavi petrolifere” della provincia saranno presidiate, tutti i beneficiati “richiamati alle armi” a dimostrare che il loro “onore si chiama servitù”.

Occorre anche chiarire che questo non è un gioco di rimessa. Evidenziare e rendere visibile il vero volto di questa direzione politica non significa non avere un progetto proprio, perché per una visione antagonista assumere e fare assumere consapevolezza della cultura di costoro è già un progetto: il bene è il contrario del male, come la gestione di potere clientelare è il contrario del bene comune.

Concludiamo facendo notare che abbiamo scritto in maiuscolo la Giunta Ombra e minuscola quella di Torchi perché auguriamo alla prima di essere maiuscola mentre per la seconda ci siamo limitati a definirla come ha già dimostrato di essere: minuscola. Scriviamo questo non per far sorridere ma perché la lotta che ci stiamo accingendo a fare deve essere totale e minuziosa. Non dobbiamo avere paura di sembrare presuntuosi per due ordini di motivi: primo, sappiamo di non esserlo; secondo, la mediocrità che abbiamo davanti è così macroscopica che la presunzione non ha spazi per agire.(Terzo Occhio in Dialogo aprile 2005)

 

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Radiografia del sistema di potere modicano

 

Questo è l’indice di una riflessione che avendo una certa dimensione pubblicheremo a puntate.

Parte prima

Conoscere l’avversario

1. Scenario politico generale

2. Radiografia del sistema di potere attuale: struttura, modi di gestione ed il meccanismo delle elezioni.

2.1 Premessa

2.2. Chi gestisce il potere a Modica e dintorni

2.3.Gli strumenti per la occupazione del potere.

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Il sistema di potere

1. Scenario politico generale. A Modica, come e peggio che nel resto d’Italia, lo scenario è caratterizzato  da due schieramenti [destra e sinistra] che prima si diversificavano per il modello di sviluppo da ciascuno sostenuto ed ora, più che mai, si danno battaglia solo per vincere la battaglia di chi deve gestire il potere.

La battaglia elettorale si conclude con uno schieramento che gestisce tutto il potere, ed una opposizione, solo formale, che attende le successive elezioni con la speranza di ottenere il ribaltamento dei ruoli.

La gestione del potere è turbata solo da miasmi di gruppetti interni alla maggioranza, che cercano di sfruttare  spazi marginali, ed una opposizione rassegnata e priva di stimoli.

Per avere contezza di quanto stiamo scrivendo, è sufficiente analizzare il comportamento dell’opposizione alla sinistra nei nove anni di Carmelo Ruta e quella della sinistra in questo primo scorcio della giunta Torchi.

In questo clima l’opposizione in pratica non esiste perché, grazie alla solida maggioranza numerica, non vi è possibilità alcuna di capovolgere le cose. Così, stancamente, si  attendono le elezioni nella cui campagna vengono investite tutte le risorse di uomini, denaro e mezzi.

L’analisi che ci accingiamo a sviluppare che è rivolta principalmente allo schieramento di centro-destra che “governa” Modica, accetta il presupposto che esiste una sinistra, che per quanto non ha fatto nella fallimentare gestione Carmelo Ruta, quando aveva la possibilità di operare scelte qualificanti a livello cultural-politico e per l’opposizione disarmante, inconcludente tanto da sembrare connivente, contro la Giunta Torchi, non può che essere ritenuta appartenente alla stessa cultura che sta segnando il declino della città. La differenza è culturalmente inesistente perchè mentre il centro destra opera un sistema di potere sfacciatamente ed arrogantemente orientato a privilegiare interessi di parte e consolidamento di potentati in cui è assente ogni ansia spirituale proprio perché il loro osanna è al dio denaro ed al potere esibito (anche i funerali o i matrimoni sono buoni allo scopo), la sinistra opera le stesse scelte infiorettandole con un antico spirito proletario, classi più deboli e via di questo passo e, mentre grida allo scandalo per gli interessi di Berlusconi, fa entrare nella casa di un comunista doc circa cento milioni di lire al mese come compenso per tutelare quei lavoratori che si devono accontentare di un ottantesimo di tale cifra.

Una differenza sola esiste ed è quella che il centro destra ha degli autentici voltagabbana buoni per qualsiasi maggioranza, mentre il centrosinistra ha un progetto ideale ma poi nei fatti cede alle “esigenze della politica” ospitando anch’esso qualche voltagabbana. Non è un mistero che il senatore Minardo fu gradito dalla sinistra quando votò il primo presidente del consiglio post-comunista, che l’on. Drago tentò di farsi rieleggere dalla sinistra presidente della regione Sicilia o che l’assessore Carpentieri vuole accreditarsi come l’Assessore buono per tutti i colori, per non dire che Bossi fu buono dolo quando flirtava con il centro sinistra. (questi sono fatti e non opinioni). Tutto questo lo indichiamo solo per dimostrare che entrambi gli schieramenti ubbidiscono alle medesime logiche alle stesse metodologie che prive di ogni livello politico più alto fa si che lo scontro avvenga solo sul piano della forza pura.

Molte delle cose che scriveremo sono notissime e scontate eppure non si riesce a capire perché poi vengono trascurate quando si organizza una qualche azione politica. Si accetta di sottostare a tali climi come se non fosse possibile un tentativo di opposizione ad una palese violazione della democrazia, ad una altrettanto palese trionfo della mediocrità di carattere, culturale e politica di alcuni personaggi che se non avessero avuto l’idea di fare la politica non avrebbero raggiunto alcun risultato.

 

2. Radiografia del sistema di potere attuale: struttura, modi di gestione ed il meccanismo delle elezioni.

2.1.Premessa

Una qualsiasi azione politica che voglia essere efficace e non velleitaria, che si voglia intraprendere, oggi a Modica, non può fare a meno di far precedere l’azione  da una analisi severa e vorremmo dire scientifica del sistema che attualmente gestisce il potere e dei meccanismi che vengono utilizzati per raggiungerlo e gestirlo. Appare fin troppo ovvio anche per i più sprovveduti che il presupposto dell’analisi è che a Modica, più che altrove, la normale dialettica politica tra partiti di opposte tendenze - essenza della vera democrazia – ha ceduto il passo ad una “furibonda lotta” tra famiglie che detengono un potere economico e/o massmediologo e/o clientelare e che hanno occupato le istituzioni per piegarle alla logica dei propri interessi.

Analizzare un sistema di potere significa sezionarlo per individuare:

chi ne ha la direzione;

con quali risorse esercita il potere;

con quali metodi e meccanismi e procedure gestisce il potere;

con quali obiettivi.

 

2.2.Chi gestisce il potere a Modica e dintorni

Esistono notissime forze economiche modicane, potentissime che esercitano un potere  incommensurabile ed inattaccabile che è difficilissimo, semplicemente, scalfire e che si avvale di una rete clientelare costruita nel tempo, consolidata e radicata in un sentimento di riconoscenza “per grazie ricevute” oppure da uno stato di necessità [economica] che esse hanno creato in moltissime persone ed in alcuni piccole lobby o ammettendole nel circuito imprenditoriale influenzato direttamente dal loro potere economico oppure favorendo i rapporti con la pubblica Amministrazione da loro gestiti.

Da una ricostruzione storica, forse non sarebbe difficile dimostrare che tali potentati hanno trovato origine in un uso del potere politico diciamo… clientelare negli anni ’70 e seguenti; certo è che in questo periodo tali potentati stanno cercando di consolidare le posizioni con l’occupazione totale del potere.

 

2.3.Gli strumenti per la occupazione del potere.

Lo strumento principale che hanno utilizzato è stata la occupazione delle strutture dei  partiti ormai privii sia di momenti di democrazia interna sia di figure istituzionali autorevoli. Le segreterie locali, provinciali, che sono poi quelle che formalmente assumono le decisioni del partito, sono esercitate o direttamente da componenti del potentato oppure vengono affidate a mezze cartucce, utili idioti telecomandati dagli stessi potentati che utilizzano tali cariche di partito per rendersi utili al potente sperando in qualche incarico come compenso per la loro dignità mortificata, ammesso che abbiano consapevolezza del significato della stessa.

Per averne contezza è sufficiente  verificare il “valore politico” dei segretari dei partiti e la loro capacità di incidere nell’azione politica dei rispettivi partiti.

Altro strumento importante per la gestione del potere è l’aver utilizzato l’intera struttura burocratica non per la gestione efficiente della cosa pubblica ma come serbatoio di simpatizzanti di questo o quel partito. Questo è un processo che ha radici lontane: cominciò la vecchia democrazia cristiana continuò la sinistra comunista e post-comunista dal 1985 al 2002 ed oggi vede una perfezione del sistema trasformando la struttura burocratica in una appendice ufficiale dei partiti. In alcuni casi non si può non immaginare che alcune cariche apicali sono state inserite nell’organigramma di occupazione del potere a far da paio ad assessori, esperti ed incarichi vari se è vero che la distribuzione di tali incarichi soddisfa lo scopo manifesto di ciascun partito della coalizione di controllare più assessorati possibili alcuni direttamente con gli assessori diciamo di partito di fede (meglio ancora se fratelli o nipoti di qualcuno) ed altri con incarichi apicali creati di proposito magari con personaggi con esperienza di segreterie politiche.(Terzo Occhio in Dialogo maggio 2005)

 

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Nasce il Movimento politico

“Quelli che… non nominerebbero mai un parente assessore”

 

Facciamo il punto sul cosiddetto Governo Ombra.

Nell’ottobre 2004, con una Lettera aperta, ci siamo rivolti ad nove cittadini Modicani, di diverso ed in alcuni casi contrapposte esperienze politiche, ai quali chiedevamo di dare uno scossone alla politica modicana attraverso la costituzione di un “Governo ombra” che si ponesse nel panorama della politica modicana quale iniziatore di nuovi modi e metodi di fare politica avendo come presupposto la constatazione che le attuali forze politiche presenti in consiglio comunale, pur differenziandosi nella visione filosofica originaria sono di fatto appiattiti da uno identico modo di porsi tanto che il cittadino non riesce a cogliere alcuna differenza fra loro. Dalle prime e varie risposte si intravedeva la possibilità di avviare il progetto, e per meglio propiziarlo, nel dicembre successivo allargavamo l’invito ad altri cittadini modicani, alcuni dei quali aderivano.

Dalla nostra postazione “re puledra” in questo ultimo mese avevamo notato un certo movimento con “incontri ombra” nei locali della società operaia che ci sono subito sembrati certamente più promettenti di quelli che il neo assessore Carpentieri, giusto per non smentire quanto abbiamo già scritto sulla battaglia che vede i poteri forti di Modica contrapporsi, aveva cominciato ad organizzare, anche prima della sua nomina a vicesindaco, metodicamente nel tavolo accanto al nostro, dove, sotto l’ombrellone della caffetteria, ha creato la “seconda stanza” del suo ufficio convocando amici di partito e funzionari del Comune esperti sia in affari amministrativi del Comune sia nella gestione di segreterie di parlamentari.

I risultati degli incontri alla società operaia non si sono fatti attendere ed è proprio in questi giorni che ci è pervenuta notizia che si è costituito il Movimento politico “Quelli che… non nominerebbero mai un parente assessore” il quale, anche dall’analisi del contenuto del volantino che si trascrive qui di seguito sembra chiaramente orientato a realizzare il progetto iniziale. Il Movimento, ci è stato comunicato, almeno per il momento non ritiene di manifestarsi. Il gruppo ha deciso, infatti, che il Movimento sarà presentato al pubblico solo quando sarà pronto il progetto di governo sul quale il gruppo stesso sta lavorando.

Poiché, comunque sono note le grandi linea di vetta del Movimento e poiché il gruppo vuole essere aperto a chiunque si identifica in tali linee, per l’immediato, indica Carmelo Modica quale portavoce per coloro i quali, interessati al progetto, volessero contattare il gruppo <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>.

 

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Quelli che…

 

non sono nipoti di parlamentare; non nominerebbero mai assessore un proprio nipote o proprio fratello; non hanno comprato terreni segnati dal destino; non hanno legato il Piano Regolatore al destino dei terreni; non amano le inaugurazioni.

Quelli che…

 

nonostante ogni segno negativo, sono convinti che esista ancora una remota possibilità di aprire in questa Città nuove strade, sia in senso lato, che a senso unico;

pensano che la Destra non sia in grado di dare lezioni alla Sinistra, e viceversa: credono, anzi, che tali distinzioni siano ormai degli artifici, utili a chi le ha inventate, a dividere per meglio controllare gli eventuali, “diversi avvisi”;

credono che la politica sia la più nobile delle attività umane, e che le eccezioni a questa regola restino comunque tali anche se sono in maggioranza;

credono che le convinzioni siano superiori alle convenzioni e alle convenienze;

credono che la dignità di una Città s’identifichi con quella personale di chi la rappresenta, senza sconti né eccezioni, e che essa sia un limite invalicabile, non trattabile, non cedibile di fronte ad alcun interesse “superiore”.

Quelli che…

credono ancora, e sognano senza dormire.

(Terzo Occhio in Dialogo giugno 2005)

 

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Terzo occhio si congeda

Agli inizi di ottobre del 2004 decidevo di dar pubblicità ad un mio “progetto” con lo scopo preciso di far cosa utile per la mia città levando il velo dagli occhi di quanti si erano assuefatti a ritenere che a Modica si facesse “cattiva politica”, dimostrando invece assai più semplicemente, che in questa città da tempo non si faceva politica, e meno che mai quella con la P maiuscola.

Era sotto gli occhi di tutti l’inadeguatezza del materiale umano preposto al Governo della città, di tutto esperto (dal nepotismo all’interesse privato, dalla spartizione al clientelismo) tranne che degli elementari fondamentali attraverso cui si elaborano concetti politici e si riversano come progetto da attuare sul territorio, governandolo.

Mi ero permesso, non a caso, essendo otto gli assessori ed un sindaco a Modica, di rivolgere il mio accorato appello a nove “Egregi Signori” i quali, per le loro qualità morali ed intellettuali, a mio giudizio, sarebbero stati capaci di costituire una  “Giunta ombra” completa di sindaco, dotata di spirito “antagonista”, non solo per combattere il letargo politico della giunta attuale, ma per restituire ai cittadini il senso proprio del bene comune senza chiudere costantemente un occhio sui guasti evidenti della politica modicana, a chiunque dovessero attribuirsi le malefatte dei governanti qualunque casacca continuassero ad indossare o avessero cambiata una o più volte a seconda delle circostanze o della comodità del carro vincente al Palio della Contea o Giostra dei Chiaramonte dove peraltro si azzoppano o muoiono cavalli montati da asini mercenari e dove non ci sono nemmeno i carri allegorici delle contrade fittizie.

In terra di ciechi chi ha un occhio è beato, ma dove i vedenti dormono e tengono chiusi tutti e due gli occhi ho recuperato un terzo occhio, quello della vigilanza sempre critica e con questo  mi sono soprannominato e presentato ai lettori. Shiva è nelle mie conoscenze, ma non appartiene alla mia formazione culturale che è occidentale e cristiana dove il “Terzo occhio” è quello della coscienza.

A distanza di un anno dalla pubblicazione della mia proposta, per gentile concessione del direttore del Dialogo, credo di poter fare un bilancio di quanto derivato dal primo impulso del quale mi sono assunto la responsabilità.

Vedo che i chiamati non hanno inteso costituire l’auspicata “Giunta ombra” che sarebbe stata uno strumento di condizionamento non indifferente di questa, come  dei successivi governi della città. Si è invece definito un Movimento politico probabilmente proiettato alla formazione di una lista civica. Nel complimentarmi con i costituenti del nucleo iniziale di tale Movimento, dal nome efficace e suggestivo di “Quelli che ...”, prendo atto che la mia figura non ha più veste né utilità.

Per questo decido di sopprimere questa rubrica.

I motivi sono facilmente intuibili e tuttavia ne espongo i più importanti.

1) Non avrebbe senso comunicare l’attività di quel che non c’è, e precisamente la Giunta ombra.

2) Non serve fare il portavoce di un Movimento che lo ha già nella figura di Carmelo Modica.

3) Sarebbe sciocco criticare l’azione di un Movimento sorto per mio impulso che deve rimanere del tutto autonomo, senza bisogno dell’ennesimo Padrino (padrone?).

4) Se fossi stato interessato alla costituzione di un movimento politico alternativo agli attuali partiti, me lo sarei creato ed organizzato con il mio nome e cognome, a vantaggio mio e degli amici, e, nella migliore delle ipotesi, a conforto della rettitudine morale della mia coscienza, sia pure correndo il rischio di apparire presuntuoso. Chi è migliore degli altri, quando si debba affannare a dimostrarlo, sicuramente non lo è.

5) Poiché la politica, nel senso che tutti conoscono, pur fingendo di averlo dimenticato, è altra cosa da quella che mi si prospetta, non vedo come sia possibile recuperarla adottando gli stessi sistemi di quanti, senza praticarla, attualmente governano.

 

Spero che Piero Vernuccio voglia cedere al Movimento lo spazio che mi ha sino ad ora concesso sul suo mensile.

Io avrò modo di seguire con affettuosa attenzione i suoi passi ed i suoi successi circondato dal verde della campagna modicana nella quale ho scelto di ossigenare il cervello per poter cogliere i sintomi del suo progressivo decadimento.

Buon lavoro a tutti coloro che lavorano per Modica e buon seguito di vacanze ai rimanenti.

(Terzo Occhio in Dialogo ottobre 2005)

2006

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I vari livelli del voltagabbanismo

 

1. La presa del potere: la campagna elettorale

Il momento più delicato per il sistema di potere. è certamente quello delle elezioni il cui itinerario appare sempre più standardizzato e scontato. Molto tempo fa, i comunisti, meglio della democrazia cristiana, per controllare che i compagni obbedissero nel segreto dell’urna elettorale alle direttive del partito su chi votare idearono un  meccanismo infallibile che consisteva nell’assegnare a ciascun compagno una delle infinite combinazioni che era possibile fare con le preferenze su 40 candidati e poi controllare che tale combinazione, in sede di scrutinio, come nel gioco del lotto venisse fuori.

Il sistema di potere attuale, invece, in occasione delle elezioni, utilizza tutte queste persone sottomesse al sistema, [come dicevamo, o per riconoscenza per grazia ricevuta o per uno stato di necessità (lavoro) o per grazia da ricevere,] per occupare l’intero territorio comunale creando una ragnatela imbriglia-voti nei nodi della quale sono poste dette persone in qualche modo sottomesse.

Un libro bianco su incarichi a professionisti e non professionisti potrebbe meglio far vedere tale ragnatela e di conseguenza la forza del sistema.

 

1.1.La funzione delle liste civiche di partito e quelle del primo livello di voltagabbana

Nonostante tutto il sistema deve gestire il dissenso interno al partito ed alla coalizione. Per tale motivo esso sollecita la creazione di liste civiche con le quali ottiene lo scopo di creare competitività tra le liste per razzolare più voti possibile e canalizzare il dissenso interno. Infatti, il ricorso alle liste civiche che raccolgano gli scontenti dello stesso partito è  sollecitato dal partito stesso perché consente di evitare dispersioni. Nell’ambito del partito una certa fetta di budget [in tutti i sensi] viene riservato per compensare in qualche modo tali dissidenti in funzione dei risultati.

Analoghe procedure vengono attuate dai capi-partito della stessa coalizione per canalizzare i voti dei dissidenti di coalizione, ovvero quei dissidenti di schieramento che minacciano di passare all’altro schieramento, ovvero il primo livello di voltagabbana per i quali è lo schieramento a riservare un budget.

Accanto a queste liste occorre citare le liste  di piccolissime forze politiche che, per sopravvivere politicamente, sono costrette, dal sistema maggioritario, a scegliere uno dei due schieramenti. A queste liste ogni schieramento riserva molta gentilezza ed un piccolo budget prima delle elezioni e tanta arroganza dopo le elezioni.

Nell’ambito di ciascun schieramento i partiti fissano la suddivisione del budget e nell’ambito di ciascun partito la propria parte di budget viene ulteriormente suddivisa tra i notabili del partito, ovviamente la maggiore o minore notabilità  è fortemente condizionata dai soldi  che sono gli unici a trasformarsi in voti. Per i piccolissimi partiti della coalizione spesso non viene fissato il compenso preciso, e magari si fissa solo il criterio stabilendo che tale partito è in quota [sic!] UDC o… in quota Forza Italia [sintomatico.. no?].

 

1.2.Le liste dei voltagabbana prezzolati

Lo scenario delle liste civiche si completa con una ultima categoria che è quella che più preoccupa il sistema di potere. Sono tutti i cani sciolti che [spesso capita che non sono tanto sciolti]  negli ultimi mesi di ciascuna sindacatura organizzano una lista civica per porsi tra i due schieramenti raggiungere un certo risultato da mercanteggiare con lo schieramento che ha più probabilità di vincere il ballottaggio ed ottenere un certo budget. Questa lista ha anche il grande obiettivo di consentire ai voltagabbana di far dimenticare l’antica appartenenza partitica e quindi di riciclarsi in un nuovo schieramento. (Terzo Occhio in Dialogo gennaio 2006)

 

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Orientamenti per una possibile azione di contrasto ai voltagabbana

I “ pulera”, quell'angolino di Piazza Monumento che abbiamo scelto come nostra postazione, si stanno animando.

E' sempre più presente ed attivo l'assessore Carpentieri Junior, che da oggi chiameremo "l'ambidestro" per evidenziare la sua capacità di fare politica sia da destra che da sinistra. La sua giovane età consente di immaginare che riuscirà a raggiungere i livelli dello zio che in politica è riuscito a svolgere tutti i ruoli, con azioni sorprendenti da tutte le direzioni, con tiri a volte fuori da ogni immaginazione, come quando mise nella sua lista anche i fascisti.

Il Comune di Modica, in questa vigilia di elezioni ha un nuovo inquilino. Il futuro onorevole Nino Minardo, "sfrattato", dalla legge, dal suo ufficio di Ragusa, ora ha piazzato le sue scrivanie ed i suoi telefoni in quella grandissima segreteria di Forza Italia che è divenuto il comune di Modica.

Come succede anche in altri settori meno nobili della vita cittadina, dopo aver litigato per l'assessorato alla provincia, ora "l'ambidestro" è "culo e camicia" con il futuro onorevole Minardo Junior nel tentativo di meritarsi la designazione a futuro candidato Sindaco di Modica: obiettivo che può perseguire sia come candidato della destra, sia come candidato della sinistra ed, ove occorra, anche come candidato della "lega dello zio".

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"Chista è a zita", mi diceva mio padre quando voleva indicare che vi era poco da fare.

Non vogliamo ripetere alcune cose scritte da Carmelo Modica nel numero precedente sui "proprietari e sui custodi delle sedie a sdraio" che definiscono la genealogia e la natura del potere.

Il "bene" ed il "male" sono due poteri che si contrappongono, con quest'ultimo che opera un grandissimo sforzo  per assumere le "sembianze" del primo: ed allora la raccomandazione ed il favoritismo assumono la veste di "attente politiche sociali" e... ecc..

Il "bene"ed il "male" si affrontano con sistemi organizzativi identici. Il "male", però, è in vantaggio, perchè trae la sua vera forza dall'assenza di scrupoli e di remore morali e spirituali, qualità che il "bene", per sua intrinseca natura, non può non possedere.

Il potere ufficiale, fatto di elezioni, "accordi politici", di portaborse e telecomandati, il tutto nel massimo rispetto delle leggi, è divenuto il posto migliore dove il malaffare potrebbe trovare sostentamento.

Appare, quindi evidente che non è al rispetto della legge che il "bene" deve comparare i comportamenti del "male", per contrapporvisi. Il delinquente conosce le leggi meglio del magistrato, perchè sa che solo tale conoscenza gli consentirà un futuro senza manette, e, quindi, sa come "operare" con il minor rischio possibile.

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In politica, per smascherare il "male" occorre altro: qualsiasi forza che voglia condurre una sana battaglia deve scegliere un  diverso campo di battaglia.

Questo "potere" deve essere costretto ad  uscire allo scoperto per metterne a nudo le carenze spirituali, morali, sostenute con l’arroganza, la maleducazione, la strafottenza, la boria, la mediocrità, il nepotismo. Modi di essere che potrebbero operare il risveglio perché contrastano con quell’insieme di valori  che sono il patrimonio latente dell’uomo ed, inoltre, potrebbero trovare largo consenso in quelle forze autenticamente antagoniste i cui valori sono stati mortificati da centro destra e centrosinistra in ugual misura.

Nella normalità, l'onestà personale è strettamente legata all'onestà intellettuale: come due fratelli siamesi. La prima è concreta perchè viene disegnata da ben precisi e distinti comportamenti sparsi in consuetudini ed in particolare nei codici civili e penali. La seconda, invece, fa riferimento ad elementi metafisici, religiosi, etici non misurabili in termini concreti: la coerenza, la contraddittorietà, il senso della comunità, l'ansia di essere definito giusto, il senso della vergogna, il disinteresse vero, l'amore vero (non quello appiccicoso o di moda), il rispetto, la perfetta corrispondenza tra detto e fatto, tra ciò che si dice come politico e quello che si dice nell'attività professionale.

La prima è la somma di comportamenti, la seconda è un modo di essere.

La prima è definita: non rubare!.

La seconda non è definita: si sente, se ne avverte la presenza.

Ciò deve far comprendere che l'azione non deve essere diretta ad ottenere cambiamenti di comportamento nei nostri politici. Loro sono così perchè ritengono che occorre essere così. E' a chi li elegge che dobbiamo chiedere di riflettere sulle qualità personali di chi si candida.

Riepilogo operativo:

Per la nostra battaglia diretta a mandare a casa l'attuale classe politica modicana sia di maggioranza che di opposizione, non cerchiamo di dimostrare la violazione di norme di legge: è un esercizio che rende poco, perchè è difficile e non consente risultati definitivi, anzi a volte attribuisce patenti di onestà ed aloni di perseguitati; provveda chi ne ha la competenza ed il dovere.

Dobbiamo, invece, dimostrare che sono mediocri, stupidi, non coerenti, contraddittori, che non mantengono la parola data, che sono incapaci e...

(Terzo Occhio in Dialogo febbraio 2006)

 

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Utilizzeremo l'idea della "politica-judo".

(usare la forza dell'avversario per rovesciarlo)

 

Con l'intento di offenderci Carmelo Carpentieri, ci ha definiti (Dialogo marzo 2006) "compagno di merenda" di Carmelo Modica. Il tentativo di insulto ci fa sorridere pensando sia alla banalità con la quale tale locuzione ormai viene usata, sia immaginando come il Carpentieri si sarà sentito originale e bravo quando ha sentito l'ispirazione e l'intuizione di utilizzarla.

Sentirsi definire  "compagni di merenda" da parte di chi, certamente non per colpa sua ha frequentato ambienti politici in cui vi fu qualcuno che lo indusse all'abbandono della politica con "imposizioni mafiose e dall'alto" (Giornale di Sicilia del 9 febbraio) e qualcuno che gli voleva imporre nel direttivo provinciale del PSDI l'inserimento di un "pluripregiudicato di Vittoria". (Dialogo marzo 2006) appare un pò avventato. Non accade a tutti di frequente di trovarsi in simili ambienti "poco decenti" e non vi è dubbio che quando ciò accade, anche escludendo l'interesse a trovarvisi, non si può escludere la colpa di non aver sentito la negatività di tali  presenze o quantomeno, per i tipi più distratti, un certo livello di leggerezza e di ingenuità.

Con questo consideriamo chiuso questo argomento assicurando comunque che il tentativo di insulto non ci impedirà di valutare e, se necessario, criticare i comportamenti politici che la famiglia Carpentieri adotterà nel futuro.

Come vi è già noto, noi ci incontriamo, con sistematicità, con quel "bel soggetto di pensionato baby o furbo", per dirla alla Carpentieri, che si chiama Carmelo Modica, nostro "compagno di merenda", una volta la settimana e, nel corso degli ultimi incontri, abbiamo riflettuto sia su questo episodio che sull'andamento dell'attività dei politicanti modicani.

All'idea che nella nostra città, il nostro avversario è identificato nella cultura che spinge ciascuna delle tre famiglie e potentati economici a prevalere sulle altre due, (Carmelo Modica Dialogo febbraio 2006) noi riteniamo debba aggiungersi la cultura di una quarta famiglia, altrettanto  politicamente degradata, che risulta compattata, non da legami parentali come le prime tre, ma dalla idea di rappresentare il giusto, il bello, la cultura, la solidarietà. Una  famiglia culturale che conta di prevalere utilizzando l'idea forza di rappresentare l'alternativa moralmente e politicamente in ordine alle prime tre famiglie.

La forza delle quattro famiglie è enorme il che rende difficilissimo trovare le risorse adeguate per contrastare il loro progetto.

Sin dalla gioventù, con ottimi  risultati, abbiamo praticato l'esercizio di arti marziali di origine orientale. Questa nostra esperienza ci sta facendo riflettere su una ipotesi, a prima vista impossibile ed improponibile, e cioè se in questa nostra azione di lotta politica sono applicabili alcune tecniche molto in uso nella pratica delle arti marziali.

Non sarebbe la prima volta che norme e leggi della fisica e di altre scienze naturali vengano applicate, in altri settori, per esempio nell'arte, anche se a prima vista completamente fuori luogo ed illogiche.

Per colmare la enorme disparità di risorse tra noi e queste quattro famiglie modicane ci chiediamo se è impiegabile l'idea della "politica-judo", ovvero quella tecnica che utilizzata da antagonisti infinitamente più deboli, consente loro di utilizzare la forza dell'avversario per rovesciarlo e metterlo a terra.

Questa regola si trova presente in tutte le arti marziali ma a noi sembra meglio descritta dal Wing Tsun (primavera radiosa), arte marziale cinese che insegna come usare la forza dell'avversario contro lui stesso richiamando il principio della molla che più viene schiacciata, più forte sarà la sua contro-reazione una volta rilasciata.

La forza del denaro, la forza dell'immagine, la forza degli strumenti di comunicazioni di massa, la forza di un dominio culturale che le nostre quattro famiglie avversarie dispongono ed utilizzano per conquistare, mantenere e potenziare ulteriormente il loro potere di conquista ed asservimento, sono delle risorse che possono essere utilizzate da noi contro loro stesse?

E' quello che analizzeremo nei prossimi mesi perché siamo convinti, in armonia con le stesse dottrine, che  per avere successo in questa lotta politica è fondamentale valutare se stessi obiettivamente e conoscere sia le proprie forze che le proprie debolezze.

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Nell'ottica di costruire una azione antagonista chiediamo suggerimenti, adesione anche via e-mail, materiale informativo documentato sulle "imprese politiche" dei nostri politicanti.

Chiediamo collaborazione per individuare slogans efficaci per veicolare i concetti di mediocrità politica, di incompetenza politica, voltagabbanismo, incoerenza e paranoia politica; giusto per fare un esempio:

"Modicani meditate: quattro famiglie stanno tentando di dare l'assalto al Municipio";

"Modicani prima di dare il voto valutate quanto sono voltagabbana".(Terzo Occhio in Dialogo aprile 2006)

 

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Lo scalpitio dei cavallini annuncia scandisce la transumanza dei voltagabbana

 

Se succede che un politicante si fa eleggere in un partito, per esempio l’UDC;

Se grazie a questo partito ottiene la gestione di cooperative, per esempio due;

Se da tale partito ottiene un assessorato, per esempio alle Manutenzioni, Centro storico e politiche agricole;

Se arrivando le elezioni regionali questo politicante viene trovato a distribuire volantini elettorali, per esempio di Forza Italia;

Se grazie alla campagna elettorale costui si accorge che il Sindaco “non vuole assessori ma solo esecutori materiali del suo volere” e si dimette.

Se tutto questo fosse vero riteniamo sarebbe lecito chiedersi:

Esistono delle regole di onore che regolano i patti tra i nostri politici?

Possiamo pensare che questo politicante nel “passaggio” ci guadagnerà almeno un’altra cooperativa ed un assessorato più “remunerativo”?... dal punto di vista politico, si intende!

Possiamo pensare che le campagne elettorali sono il luogo del mercato delle vacche, della esibizione dei muscoli elettorali?

Possiamo pensare che questo politicante ha un suo pacchetto di voti, che come il “pacchetto clienti” di qualsiasi ditta, deve fornire un guadagno?

E’ lecito pensare che un atto simile appartiene allo stillicidio di una transumanza permanente; non di bestiame, ma di politicanti locali e non  pronti, a saltare là dove si localizza la convenienza personale?

La politica ha un codice di comportamento, visto che non esiste cultura, sottocultura, clan e corpi separati che non ne abbiano uno?

E’ delirante pensare che il settore politico non ha neanche la dignità di avere un codice d’onore?

E’ criminoso riversare su simili comportamenti il massimo del disprezzo politico oppure dobbiamo solo meditare sulla esistenza o meno di regole morali particolari nel campo politico amministrativo?

 

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L’esempio che abbiamo descritto è la nitida incarnazione dello spirito dei tempi che caratterizza la nostra epoca attuale, senza equivoci di sorta come un'epoca di decadenza. Quindi, il problema non è quello di opporsi a questo o quel personaggio, a questo o quel problema, tutti incarnatori di questo spirito dei tempi. I nostri personaggi politici locali siano essi avvocati o ragionieri; siano essi medici o professori; siano essi ex giocatori di calcio o ex albergatori, siano essi riformisti o progressisti, o  entrambe le cose; siano di destra o di sinistra, di estrema destra o di estrema sinistra; siano santificatori dello scontrino fiscale: sono diversi nell’apparenza e perfettamente uguali nella sostanza. Ecco perchè non dobbiamo cedere alle lusinghe dell’inutile discutere su una differenza di qualità delle cose da fare che è fittizia, strumentale e banale, ma dobbiamo attaccare su ciò che unisce costoro nella sostanza. Chi ha venduto anche lo spirito della visione marxista è perfettamente uguale a chi ha venduto lo Stato sociale ed i punti di Verona di Mussolini. Hanno una identica qualità politica: entrambi sono dei venduti.

Chi sollecita un voto a se stesso con la forza del denaro  e non della qualità culturale e politica è identico a chi lo sollecita con l’emozione di un nome o la ossessionante ripetizione di uno slogan senza sostanza. Chi da destra si sposta a sinistra è perfettamente uguale a colui che si sposta da sinistra verso destra ed entrambi sono identici a coloro che si spostano all’interno delle aree politiche. Costoro non sono ex comunisti, ex fascisti, ex democristiani, ex socialisti; nè è gente che adegua le idee ai tempi moderni: essi devono essere definiti come li definisce il vocabolario della lingua italiana: voltagabbana ovvero “chi cambia opinione disinvoltamente e con leggerezza per opportunismo e secondo le convenienze”.

Costoro non temono più il giudizio morale del mondo sul loro vergognoso e umiliante operato: se tornassero Antonio Gramsci, Don Sturzo, Nenni, Gobetti, e gli altri uomini politici integerrimi, che direbbero? Ma ai voltagabbana, interessa soltanto il denaro contante di qualsiasi provenienza!

Nell’ultimo incontro con Carmelo Modica abbiamo parlato e scritto di Domenico Pisana del suo ultimo libro e della sua intervistatrice, ma anche di Evola.

Evola è il maestro di Carmelo Modica ma non il nostro ma ciò non ci impedisce di apprezzare molto la sua definizione dell’”uomo obliquo” che sembra un ritratto preciso dei politici modicani.

Egli parla di persone di fatto labili, oblique, informi, sfuggenti vittime di vere e proprie variazioni psicopatologiche del tipo umano riscontrabili un po’ dappertutto tanto da potersi quasi parlare di una nuova tipologia umana: appunto quella dell’”uomo sfuggente” in cui si è stabilizzata una  sorta di “anestesia morale”, in cui è scomparsa la preoccupazione di “non perdere la faccia”, il senso elementare di rispetto verso se stessi, il rispetto a dei principi, l’esigenza di coerenza, l’incapacità di mantenere un impegno, la parola data, la direzione presa, un dato proposito (scrivere, telefonare, rispondere, occuparsi di una certa cosa), lo sfuggire, il promettere senza mantenere, la non puntualità, l’evasione anche in cose piccole e stupide, spesso, perfino l’incapacità di seguire un ragionamento serrato e stringente, la distrazione, il pensare a balzi. Pensate i rapporti che avete avuto con i nostri politici. Nè promettono di più gli aspiranti politicanti anche a giudicare dalle frasi scritte nei loro manifesti elettorali delle elezioni regionali. In tali manifesti a parte tre persone serie che vanno elogiate (Failla dell’UDC, D’Antona dei Ds, Battaglia di Uniti per la Sicilia) che si sono semplicemente proposti, altri hanno esibito la loro presunzione (“una scelta affidabile”, “Continuità coerenza competenza, il futuro, “ la scelta popolare, un voto di stima”, “ l’impegno di questi cinque anni vale tanto più dei discorsi dell’ultima ora”), sfrontatezza (“il coraggio di cambiare per essere uomini liberi”), presa per il c... (“una idea al tuo servizio”, “La politica una passione civile”), banalità (“in Sicilia per essere Italia, “legalità concretezza disponibilità ... a destra”).

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Ai voltagabbana che volessero migliorare il loro voltagabbanismo segnaliamo un libro che non dovrà mancare nella loro scarna biblioteca:

Claudio Sabelli Fioretti, Voltagabbana - Manuale per galleggiare come un sughero, Marsilio Editore, 2004, collana Le maschere, pp 120, € 9,00

Una galleria di voltagabbana veri o presunti. E di persone che hanno da dire la loro sul fenomeno molto diffuso di cambiare bandiera al cambiare del vento. Come si riconosce un voltagabbana? È l’interesse che lo spinge? Perché si accanisce sui vecchi compagni? Perché non spiega il suo travaglio interiore? Si volta gabbana in un secondo, in un mese o in un anno? Le interviste, apparse su "Sette", hanno scandagliato l’argomento scatenando risentimenti, accuse, polemiche.(Terzo Occhio in Dialogo maggio 2006)

 

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Denaro, potere ed elezioni regionali

A differenza di quelle nazionali, in cui i giochi si erano consumati nelle “segrete (ma non tanto) stanze della democrazia dei nuovi tiranni” con la mercificazione del posto in lista, unico strumento per la elezione automatica al parlamento democratico della democraticissima Italia, queste elezioni regionali sono state più democratiche ed hanno evidenziato, sia nel loro svolgimento che nel risultato, una cultura politica che definire degradata è poco.

Abbiamo assistito a quasi tutte le parate con le quali i candidati della destra e della sinistra si sono presentati ed abbiamo constatato che le tecniche di Berlusconi ormai hanno fatto scuola. Certo la destra che ha più soldi e più faccia tosta vi riesce meglio ma quelli di sinistra sono sulla buona strada, compreso l’altro Nino e l’altra piazza che di altro hanno dimostrato di avere solo un linguaggio violento, fondamentalista, da immacolati detentori dell’unico verbo e verità e dimentichi che alla spudoratezza dei soldi della destra opponevano, nell’occasione, lo sciacallaggio politico di un martire della mafia accompagnato da accuse così fantasiose, così scontate, così intrise di odio, così supponenti, così generalizzate, così cristianamente esacrabili, da sembrare, parafrasando Leonardo Sciascia, l’invocazione salvifica dei novelli professionisti dell’antimafia che hanno sentenziato che non  esiste cultura antimafia se non si è di sinistra o di qualche sagrestia progressista.

Ma tutta questa violenza verbale e culturale non è solo la naturale espressione del dna di una ideologia religiosamente totalitaria, è anche una naturale reazione all’attività di certa “destra”. Infatti, alla disonestà intellettuale di chi vede ed accusa di mafiosità tutti coloro che non sono nello schieramento progressista, senza distinzione alcuna, si oppone una parte della destra che con i suoi comportamenti consente di dare credibilità a tali accuse.

Chi era presente all’apertura della campagna elettorale di Forza Italia a Villa Reale, non può non avere avvertito la presenza inconfondibile del potere dei soldi.

Triste lo schieramento dei manutengoli - che avendo perso il senso della dignità non soffrono la condizione propria dei servi -  in uno scenario volutamente privo di cultura politica, incitante all’emozione contro ogni tipo di riflessione. Pacche sulle spalle, applausi a comando, isterismi da oche pazze, con candidati primi attori annegati nel corridoio di fans a pagamento (oppure già pagati o con promessa di pagamento).

Si avvertiva nell’aria la potenza non del denaro ma la forza dirompente della trasfigurazione dei soldi in potere incommensurabile ed incontenibile il cui alone copre ogni mediocrità: l’uomo nano e brutto diviene bello, l’arrogante diviene decisionista, l’ignorante è l’”uomo che si è fatto da solo”, l’incapace risponderà sempre al telefonino, ed il nulla... diviene sostanza; il servo diviene uomo riconoscente e ...chi ha bisogno deve chinare il capo.

Deve chinare il capo perchè vive la consapevolezza che sull’altro fronte non ha difensori essendo impegnati ad ostentare la cultura, la vera cultura, l’unica cultura, la sola cultura, tanto sola cultura da divenire pensiero unico e violenza inusitata. Una cultura che non completa la trasfigurazione in potere perchè attratta irresistibilmente dal denaro che gli strizza l’occhio dall’alto dei suoi milioni mensili e così diviene il sostegno morale e l’altra faccia della destra, con gli stessi argomenti, con la stessa disonestà intellettuale con le stesse sceneggiate: un essere antidestra come unico e pigro progetto e modo di essere.

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L’”uomo che ci guadagnò un pacchetto di buoni di benzina”

Si narra che nell’anno 2006, nel mese di maggio due giorni prima delle elezioni regionali siciliane un Sindaco chiamasse a se un suo messaggero e lo inviasse dal signor Soldi per riferirgli che si era reso disponibile un pacchetto di voti già destinato alla candidata Caia, del proprio partito e che, poteva, quindi, essere dirottato al candidato Tizio, nuovo talento della politica e caro, molto caro, al Signor Soldi, anche se di partito diverso della candidata Caia.

Il Signor Soldi come riconoscenza non avendo a portata di mano pacchi pasta come ai bei tempi antichi, donò al messaggero, anche per facilitare i contatti e gli spostamenti, un pacchetto di buoni di benzina. Il messaggero, che da adesso possiamo chiamare l’”uomo che ci guadagnò un pacchetto di buoni di benzina”, ritornò nell’ufficio del sindaco dove nel frattempo era arrivato il Parlamentare che, essendo intervenute nuove alte (ma anche culturalmente e moralmente profonde) necessità metafisicamente politiche, dava ordine, ovviamente con molta democrazia, che venissero avvisati tutti i loro “amici” che il pacchetto di voti, libero come uno sciame di api in cerca di nuova sede, doveva essere dirottato su un altro candidato di un paese vicino.

Fu così che si riuscì ad evitare che si realizzasse la sciagurata possibilità di eleggere un modicano all’assemblea regionale siciliana del quale la città di Modica non ne aveva alcun bisogno considerato che era già sufficientemente rappresentata da due parlamentari nazionali: uno bello e l’altro non bello... un tipo ma con il telefonino sempre acceso e sempre disponibile.

La storia continuò nei mesi successivi, ma fu sempre una storia di amore verso la città di Modica in cui con grande caparbietà pochi uomini dalla Provvidenza mandati, riuscirono ad imporsi all’attenzione per la dedizione ed i grandi sacrifici che caratterizzarono la loro azione di amministratori pubblici: mai un contratto tra le proprie ditte e le amministrazioni pubbliche; sempre a disposizione degli “amici”; sempre d’amore d’accordo divisero tutto: Apit, voti e viaggi all’estero, candidature e tutto in maniera platonica secondo la quantità di fatturato e di scontrini di cassa.

Vi fu chi più dotato di ignoranza che di soldi voleva che la suddivisione avvenisse in funzione della prima ma, raccontano, che i tentativi furono vani.

Poi vennero le elezioni comunali di Modica del 2007.... ma quella fu un’altra storia.(Terzo Occhio in Dialogo giugno 2006)

 

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Lettera aperta all’assessore alle politiche culturali

parte prima

Egregio dottor Giorgio Cavallo, il comune amico Carmelo Modica ci riferisce il suo risentimento per aver noi definito la sua azione amministrativa un tentativo di “dare sostanza culturale alla sagra della salsiccia”. Sembra inoltre che Lei ritenga opportuno che noi ci manifestiamo, rivelando pubblicamente nome e casato.

Per motivi di spazio tipografico, in questa prima parte ci occuperemo di salsiccia e nell’altra dei motivi della scelta dell’anonimato.

Dichiariamo con convinzione che, al momento attuale, non misureremmo il suo operato con il metro della salsiccia.

La Sua idea di creare il “Palazzo della cultura” ci sembra eccellente e degna di rispetto. Per inciso, la Sua azione dimostra quello che è nostro consolidato parere, e cioè quanto i cosiddetti “Assessori tecnici” risultino poco efficaci. Lei, da gastroenterologo, ha realizzato in campo culturale molto più del professore universitario assessore precedente. Del resto, chi si senta già “competente” non lo sarà mai davvero. Solo la quotidiana consapevolezza della propria ignoranza può spingere ad acquisire nuova conoscenza, adeguata a svolgere il compito assegnato, specie se pubblico.

Quanto appena riconosciuto a Suo favore, non c’impedisce tuttavia d’osservare una gravissima carenza.

Dopo le polemiche suscitate da una interrogazione della Fiamma Tricolore, Lei non è ancora riuscito a rendere accessibili alla visione gli Atti della Contea, giocando sulla mancanza di soldi per la pubblicazione, esattamente come il suo predecessore.

La pubblicazione degli Atti è fatto decisamente irrilevante per chi abbia interesse e voglia di “gustare” il contenuto delle relazioni, leggendole nel sito approntato per farlo. Far ciò non richiede spese, ma una sostanziale appartenenza a quel mondo in cui la ricerca culturale viene sollecitata e facilitata dalla meticolosità che fu, e rimane tuttora, criterio educativo dei vecchi e veri baroni universitari quando, assegnata una tesi, ne seguivano passo dopo passo l’elaborazione e gli sviluppi sino al giorno della loro pubblica discussione. (Per inciso, non crede che i vecchi “baroni universitari” siano stati combattuti dai nuovi, al fine di eliminare il ‘barone padrone’ e sostituirlo con il barone finalmente proletario, ma pur sempre padrone?).

Episodi come questi c’inducono a ritenere che il Palazzo della Cultura voglia solo pubblicizzare la “cultura del Palazzo”. Quando vediamo privilegiata la stampa patinata, da esibire nel proprio curriculum amministrativo o culturale (ci riferiamo in ugual misura a Lei e a chi La ha preceduta), nutriamo il profondo sospetto che tale “cultura d’immagine” sia una forma perniciosa di incultura, siccome il culto della personalità, che non sembra abbia granché giovato alla formazione di un condivisibile costume fascista o comunista o cattolico, e semmai alla costituzione di un apparato di oppressione d’ogni altro costume alternativo.

E’ possibile tollerare che, mentre per anni si briga per una edizione di lusso degli Atti della Contea, un giovane venga dirottato da un burocrate tronfio all’altro, da un politicante all’altro, per leggere documenti notissimi, coperti dalla terribile polvere della disorganizzazione, della superficialità e dell’indifferenza? Non crede che sarebbe formativo se il giovane curioso fosse indirizzato da una biblioteca all’altra, da un archivio all’altro, alla ricerca tutto sommato piacevole, d’incunaboli coperti dalla polvere odorosa di carta un po’ ammuffita propria dei documenti rari la cui scoperta e consultazione rendessero prezioso lo studio?

Lei, dott. Cavallo, pur non essendo stretto parente o affine di primo grado d’alcuno, è uno dei tre Assessori che il Sindaco non ha cambiato. Ciò appare come riconoscimento alle sue qualità, anche in considerazione del fatto che il Sindaco, se avesse voluto sostituirLa, non avrebbe dovuto neanche vincere la resistenza dell’inesistente Suo partito.

Dovrà convenire, però, che l’autorevolezza del riconoscimento del Suo Sindaco è da rapportare, per restare in tema culturale, a quella che passa tra l’università modicana e la Bocconi. (Per inciso, quale è il suo parere sulla scelta del corso di laurea di “Scienze del Governo e dell'Amministrazione”? A chi serve? Quale sinergia provoca con la nostra realtà socioeconomica?).

Occorre esser prudenti perchè Torchi è il medesimo Sindaco che ci ha costretti, in quattro anni, a subire una passerella di assessori che hanno suscitato il disappunto delle persone assennate e il riso di quelle (beate loro) per loro natura allegre; passerella imposta da Forza Italia e UDC, al solo scopo di mantenere ben oliata e pronta la macchina elettorale.

Ma poi, a quale “fiducia” corrisponde il non averLe consentito di mettere naso nella gestione del Teatro Garibaldi, che, a nostro parere e non solo, può divenire strumento principe per fare vera cultura?

Dott. Cavallo, le nostre considerazioni non intaccano il fatto che Lei è stato il miglior Assessore del Sindaco Torchi purché ammetta che non Le è stato difficile.

Secondo noi, Lei si culla sul fatto che sta facendo più del suo predecessore. Ci creda, ha scelto un riferimento fuorviante, una unità di misura inadeguata, come noi per giudicarLa usammo “i cordi e i cadduozzi ri sasizza”.

E’ stato semplicistico e ingeneroso fare riferimento alla Sagra della salsiccia. Vogliamo allora parlare del concetto di cultura? Facciamolo! E dopo le questione del Teatro e dell’Università, parliamo della Biblioteca comunale?

Provi a risponderci: se ad un Assessorato alle politiche culturali togliamo la programmazione e gestione del Teatro, la vigilanza sulle attività dell’Università e sul bilancio dei suoi risultati, cosa rimane?

E’ sufficiente l’ottima realizzazione del “Palazzo della cultura” per far dimenticare la “salsiccia”?

Non ce ne voglia. A presto. Vivissime cordialità.

 

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Al giornalista Franco Antonio Belgiorno

Egregio professore

Le scriviamo per prima cosa per una naturale attrazione che sentiamo per chiunque esprima un intenso amore per Modica. Troviamo questi suoi interventi sul Giornale di Sicilia un capolavoro di come si possa con le medesime parole manifestare rabbia, cultura e nello stesso tempo un grandissimo amore per la nostra città.

Abbiamo appena finito di leggere il suo librettino dal titolo “Teatro” edito da “La biblioteca di Babele” nel quale con poche pennellate fornisce un affresco di alcuni “conduttori” politico-amministrativi della cultura modicana:

Le siamo grati per i venti minuti che attraverso la sua lettura ci ha donato, costringendoci a muoverci tra sentimenti di vero umorismo che, però subito si trasfiguravano in gravi stati di infinita tristezza per la mediocrità manifestata dai suoi personaggi.

In “Cartolina dal passato” (Giornale di Sicilia del 4 Agosto 2006) Lei, facendo riferimento alle elezioni comunali del prossimo anno, conclude: “E sarà bene che la città ci pensi, e sul serio. Così non va proprio bene!

Noi ci auguriamo che ci pensi anche Lei. Parliamone. Mi creda, è già tempo. Modica ha bisogno dei suoi uomini migliori.

Cordiali saluti

 

Premio modicanità: un premio stanco

 

Ogni cosa inizia bene, poi si consuma, si sfianca fino a finire: è la legge del tempo e della incapacità di mantenere nel tempo le severità e gli entusiasmi iniziali.

Il logorio del tempo non poteva non colpire anche il ventiquattrenne  “Premio alla modicanità.

Si è cominciato con altissimi livelli e poi piano piano ci si è scoperti incapaci di sopportare la verità, che la realtà mostra, che di Quasimodo ne esiste uno solo e quando finiscono i Quasimodo si finirà per assegnare il “Premio” o in ordine alfabetico oppure secondo l’iscrizione all’anagrafe del Comune di Modica.

E’ un premio stanco di quelli che vengono assegnati con qualcuno che dice all’altro: avannu a cu u ramu?.

E’ da apprezzare comunque che la sede di “premiazione” sia stata trasferita dall’Aula consiliare al Teatro Garibaldi. Ci sembra, infatti, più adeguato alle nuove logiche di scelta dei modicani da premiare, fare assistere le maschere del teatro che i giurati di Castronovo del 1390 ed i padri antichi di Modica che lanciano i loro sguardi dalle pareti dell’Aula consiliare.(Terzo Occhio in Dialogo ottobre 2006)

 

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Apoti modicani reagiamo!

Torchi si ripropone con l’aiuto di Barone

 

L’unico intervento possibile nella politica modicana è quello intellettuale.

Partiti e potere hanno distrutto, ogni ansia di moralità e di giustizia imponendo un sistema spregiudicato, privo di scrupoli, arrogante, pavone, tutte “qualità” che sono la vivissima espressione di una mediocrità culturale da epoche decadenti, sorretta sia da un potere economico onnipotente sia da un potere culturale accademico che impone con violenza pari a quella del denaro una propria egemonia.

Il livello di intervento deve essere diverso anche perchè si fanno sempre più ristretti gli spazi di un confronto dialettico con interlocutori che spaziano da inconsistenti inauguratori di rotonde a figli di una cultura che ha generato egemonia risolvendo i confronti culturali con le pallottole.

In situazioni del genere non occorre indicare specifici obiettivi bensì creare, propiziare e mantenere un clima generale in cui affogare tale evidente mediocrità.

E’ per questo che stiamo rivedendo le imprese dei Legionari di Dannunzio, il futurismo di Marinetti ed alcuni atti simbolici del ‘68.

Il clima politico modicano ci ripropone l’attualità della “Congregazione degli Apoti” (‘coloro che non la bevono') che il 28 Settembre 1922 Giuseppe Prezzolini su “La rivoluzione liberale”: una Società di individui liberi, senza passioni di parte, capaci di guardare in faccia la realtà che vogliono differenziarsi dalla vita e dalla malavita pubblica contemporanea per poter valutare l'attualità politica e la cronaca contingente con chiarezza e imparzialità.

La proposta nacque in un clima particolare che da lì ad un mese avrebbe fatto maturare la dittatura di Mussolini.

Noi lo riproponiamo, seppure in piccolo, adesso, ed a Modica, in un momento in cui è presente una dittatura strisciante Torchi-Barone in cui il primo proverà a riproporci una sua nuova catastrofica presenza con l’aiuto del secondo: il primo venderà il fumo delle cose banali e normalissime realizzate, il secondo emblema del cartello esibirà il fumo di una opposizione mai fatta.

 

Nelle università: Tutoraggi culturali a pagamento?

Spesso i processi sono preceduti dai climi. Tangentopoli fu annunciata molto prima come Calciopoli. Poi ci si accorse che anch’esse furono strumento di qualcuno.

Nel primo caso si contarono due morti: democrazia cristiana e partito socialista, con santificazione dei “rossi” che pur furono al soldo di sanguinarie dittature straniere; nel secondo caso: demolizione della Juventus e santificazione della mia Inter.

Adesso un timido ed insistente tam-tam sta materializzando il fumus di un altro clima, quello del tutoraggio privato di giovani impegnati nella stesura di tesi di laurea o di tesine per termine periodi di prova; tutoraggio che sembra superare la normale azione di orientamento.

Definire oscurantista la scuola di Giovanni Gentile da pulpiti culturali e tacere di questo clima che si comincia a percepire, sarebbe veramente antipatico.

Ridicolo, ed altro, sarebbe lo scagliarsi contro la scuola privata tollerando una scuola pubblica che dovesse tendere a degenerazioni di questo tipo.

Continueremo ad ascoltare “Radio latteria”.

 

Franco Antonio Belgiorno: Occorre invitare gli intellettuali modicani a non camminare più seduti

Pubblichiamo volentieri la lettera del Giornalista Franco Antonio Belgiorno in risposta ad un nostro invito. Siamo certi che da questa nostra corrispondenza possa prendere corpo un fronte che riesca dare un senso alla politica ed alla cultura.

L’attuale Amministrazione che utilizza solo una “cultura” parolaia si pone come riferimento negativo sia per i giovani i quali ritengono che nella vita sarà sufficiente “antravaccari quattru paroli” o indovinare quanti ceci stanno in un recipiente di vetro per aver successo, sia in persone come noi, che dopo aver vissuto moltissimi anni nella piena consapevolezza di essere delle persone normali, di normale cultura, di normali sentimenti e di normalissima intelligenza, cominciano a sentirsi mostruosamente in gamba rispetto alla mediocrità operativa e cultural-politica dei nostri governanti (locali in particolare). La loro mediocrità politica, e lo dimostreremo, diffonde pochezza nei giovani e sollecita istintiva presunzione nelle persone normali.

 

Gentile collega

che vuole conservare l’incognito, la ringrazio molto per le parole che mi ha rivolto su Dialogo/Ottobre 2006, dandomi anche un titolo di professore che non possiedo.

Il mio ringraziamento riguarda in primo luogo il fatto, importante, che lei abbia intuito il mio lavoro sul quotidiano Il Giornale di Sicilia per cui mi onoro di scrivere. In questo stesso quotidiano, erano stati accolti molti miei commenti, quasi sempre poco benevoli, sulla nostra Amministrazione, sul modo di come si stia lasciando Modica alla sbaraglio. Ma non ne avevo avuto mai una nota di rimprovero, una reazione benché minima. Credo che gli stessi lettori, di qualunque colore essi siano, non abbiano nemmeno recepito questo lavoro. Una sorta di fatalismo che ben conosco, che in parte avevo dimenticato vivendo nel cuore di un’Europa dove la politica è serio lavoro, è il male peggiore, e non solo della nostra città, ma di tutto il sud. Ho creduto, visto che faccio lo scrittore, di dare invece una voce alla memoria della mia adolescenza, mettendo su una piccola storia di come Modica era, come avrebbe potuta essere alla maniera di Borges con la sua Buenos Aires, e di come non potrà più essere. Ciò ha funzionato meglio, in quanto la gente si è chiesta molte cose, paragonando il presente che si libra verso il futuro di oggi (vedi immagine di una Chiesa, S. Agostino, che non esiste più) al passato che è stato un patrimonio sereno di ognuno di noi. Ne siano prova anche le Sue gentili parole. In questo senso, credo di fare il mio dovere anche io, assicurandole però di essere sempre ben disposto a mettere alla berlina i cialtroni che ancora si annidano in questa città, quando me ne sarà dato lo spazio e verrà il momento. Un’altra cosa: ce ne sono molti intellettuali che potrebbero fare del bene alla nostra Comunità. Ma bisognerebbe invitarli ad alzarsi, e non camminare più seduti. Sembra facile poterlo dire, ma c’è di mezzo un oceano. Buon lavoro per i prossimi mesi, lavoro che darà i suoi frutti. Ne sono convinto, e l’abbraccio con questa speranza.

 

Modica 30 ottobre 2006

Franco Antonio Belgiorno

(Terzo Occhio in Dialogo novembre 2006)

 

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Non abbiamo più dubbi: Torchi è la reincarnazione del Capitano di Platone.

In questi giorni abbiamo riletto qualche pagina di  Platone.

Leggendo la “metafora della nave” confessiamo che ci è venuto il dubbio sulla  teoria della reincarnazione.

Platone per bocca di Socrate , descrive una nave con un Capitano più grande e più forte di tutti i marinai, con la vista corta, un po' sordo e inesperto di cose nautiche; con i membri della ciurma che litigano fra loro facendo continue pressioni sul comandante per ottenere il Timone e quando riescono a ottenerlo buttano fuori bordo i concorrenti, o drogano il Capitano, esaltando chi li aiuta in queste loro imprese.

Come è possibile, ci siamo chiesti, che Platone abbia scritto questo senza aver osservato una qualche Giunta Torchi?

Basta analizzare quanto avviene nel nostro (o meglio loro) Municipio per rendersi conto che ai tempi di Socrate o vi furono degli antenati di Torchi e relativa ciurma oppure Torchi e "compagni", "camerati" ed "amici" sono una reincarnazione di una analoga ciurma greca del 500 a.c.

In effetti la “metafora della nave” di Platone ci sembra la più fedele rappresentazione della Giunta Torchi che arriva al parossismo in occasione dei cosiddetti “rimpasti di Ciurma”.

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La nostra metodologia dell'azione contro la cultura politica che sta completando la distruzione di Modica dovrà affiancare alla malattia il rimedio.

Tale metodologia prevede di mitizzare certi climi facendo valere a livello dialettico il postulato politico e filosofico secondo il quale la “Ciurma Torchi” non ha, per manifesto dna, nel suo interno la forza per rigenerare una visione eticamente in ordine della politica.

Chiunque deve percepire che nè Torchi nè nessuno della sua Giunta, rissosa, mediocre, curatrice di propri interessi, appariscente ed esibizionista, possa interpretare quel necessario vero pilota che osserva il cielo e si preoccupa delle stagioni; è, cioè, uno che guarda lontano, al di là della nave e delle sue relazioni interpersonali.

Si deve percepire la consapevolezza che oltre il programma che ci offrirà la “Ciurma Torchi” per le prossime elezioni, esiste la convinzione di chi pensa che pur privi di pratica, l'arte del pilota si acquisisca semplicemente prendendo il governo della nave. Ed il pilota competente, il quale sa che ci si deve preoccupare dell'"anno e delle stagioni, del cielo e degli astri", è un inutile chiacchierone con la testa fra le nuvole.

Noi non possiamo rincorrere il nostro mediocre avversario sul piano delle risorse economiche. I risultati sarà possibile ottenerli solo se si riesce ad uscire dalle risse dialettiche su inconcludenti argomenti specifici e far sentire al modicano quel clima complessivo di oppressione e di mediocrità politica.

 

L’Assessore Aprile ed il fattore “...gramma”

L’Amministrazione  ha impiegato quasi cinque anni ma alla fine è riuscita a tirare fuori il provvedimento che rifonda il modo di operare e di organizzarsi della Polizia urbana.

Il magico provvedimento si chiama “funzionigramma”.

Chi pensava che la mancata presenza di Vigili urbani fosse un problema di organico viene smentito perchè ogni “commissario ispettore superiore” garantirà la presenza costante degli agenti.

Il “funzionigramma” dice l’Assessore Giorgio Aprile “da oggi (il 1 dicembre 2006?)  ci garantirà un miglior controllo del territorio ed un migliore impiego delle unità di polizia municipale che abbiamo a disposizione”.

Ma la vera novità è la creazione del Nucleo Radiomobile che (sentite sentite...) effettuerà servizio con autovetture e motociclette su tutto il territorio per prevenire e debellare il fenomeno della microcriminalità, del vandalismo, dell'alta velocità con controlli e posti di blocco.

Il “funzionigramma” è certamente un metodo rivoluzionario perchè ha fatto scoprire come con lo stesso organico si possano aumentare i servizi, inventando, dal nulla, il sistema dei posti di blocco. Ma la novità assoluta e mai conosciuta è l’aver definito i compiti dei vigili urbani che nessuna legge nazionale e nessuna legge regionale ha mai indicato, dando così una risposta all’incredulo cittadino modicano che si è sempre chiesto a cosa servissero i vigili urbani.

Sembra che il “funzionigramma” sia una nuova tecnica di organizzazione che può essere applicata in qualsiasi settore della Pubblica Amministrazione e così come è stata applicata nella polizia urbana si pensa di applicarla anche negli altri settori più sensibili e delicati.

Infatti, ed è un giusto pensare, come i servizi di polizia urbana vengono moltiplicati grazie al “funzionigramma” perchè non provare anche un trafficogramma ed un “soldigramma”?

Che fosse l’arma segreta della Giunta Torchi per sopravvivere oltre le prossime elezioni?

 

Finalmente utili i Voltagabbana.

Il Sindaco Torchi ha deciso di risolvere il problema del traffico con una idea che ci sembra, davvero, l’uovo di colombo.  In pratica il nostro Sindaco ha dato l’incarico di risolvere il problema a notissimi Voltagabbana di eccellenza perchè si è convinto che se costoro riescono a far girare le auto con la stessa velocità con la quale loro sono passati, e passano, da un partito ad un altro, da una corrente politica all’altra, il problema è definitivamente risolto senza sensi unici o altro. La notizia l’abbiamo appresa da una velina che ci è pervenuta nella casella elettronica che conteneva anche i nomi dei voltagabbana incaricati dei quali, sono indicate solo le iniziali: Gi. Ca, Sa. Te, Ca.Ca.,Pe. Dr., Mi. Ri.

 

Padre Casiraro

Mercoledì 6 dicembre presso la Chiesa di San Nicola è stata presentata una breve e ben fatta biografia di padre Casiraro, redatta da Raffaela Pulichino.

L’organizzazione dell’evento, francamente ci ha lasciato perplessi. Non abbiamo capito perchè non sia stata fatta nella chiesa di San Teodoro, mentre non ci ha sorpreso il fatto che l’Assessore Cavallo, da buon politicante, pur non conoscendo padre Casiraro si è permessa una ...licenza poetica facendoci la storia della chiesa di S. Nicola e ricordandoci che era merito di questa Amministrazione se era stata recuperata.

Buon sangue non mente: ricordiamo che durante il funerale di Padre Casiraro dentro la chiesa di San Giorgio un altro “democristiano”, distribuì inviti a votarlo per le imminenti elezioni comunali.

Scegliere il prof. Saverio Terranova come relatore ufficiale della serata è stata una superficialità unica degli organizzatori: è assurdo, infatti, invitare come presentatore di una biografia uno che inizia dicendo :”Non ho conosciuto e non so niente di padre Casiraro...”  e che poi durante tutto il suo intervento ha parlato come quel giovane che all’esame viene fregato da una domanda cui non sa rispondere e prova a dire qualcosa, creando disagio e nervosismo in chi lo ascolta. Via Prof. Terranova come si fa ad accettare un incarico di questo genere... mica siamo al consiglio comunale dove la tuttologia dei consiglieri comunali passa inosservata? (Terzo Occhio in Dialogo dicembre 2006)