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(Modica Carmelo) A te Calibano. Storia e contenuto di un mensile che dal giugno 1988 al marzo 1990 costituì il tentativo di costituire un laboratorio di cultura politica: 17 fu il suo ultimo numero.

Giugno 1988

PER UN RISVEGLIO DELL'UOMO

di Carmelo Modica

Assolvo l'incarico della presentazione di A TE CALIBANO cedendo con fatica alla richiesta dell'amico Nino Versaci, direttore responsabile, che con una serie di argomentazioni mi ha indicato come la persona più adatta per il... debutto.

Non sono ancora convinto; mi rimane il dubbio, invece, di essere vittima di quel raro momento di pigrizia che caratterizza lo sfrenato attivismo dell'amico Versaci. Non è, invece, per mia pigrizia che sfrutto la prefazione di Folliet al suo libro "Popolo e cultura" (A. Armando Editore) per indicare l'area ed il tipo di azione giornalistica che "A TE CALIBANO" si prefigge Calibano è il nome di un personaggio fantastico della commedia di Shakespeare "La tempesta". Figlio della Strega Sicorace, è il primo abitante dell'isola delle tempeste, su cui naufragano l'incantatore Prospero e sua figlia Miranda. Calibano è un essere rozzo e primitivo. Prospero, in cambio di servizi da lui ricevuti impartisce a Calibano qualche rudimento di educazione e ne affina la natura, ma al solo scopo di poterlo meglio asservire al suo volere. E sempre a tale fine si avvale dell'aiuto di Ariel, spirito impalpabile e inafferrabile che simboleggia il primato dell'intelligenza sulla bruta forza materiale. Ma il debole raggio di luce intellettuale penetrato nell'animo di Calibano, permette a costui di rendersi conto della sua condizione di servitù e da ciò nasce un contrasto che porterà alla ricerca di un nuovo equilibrio tra Prospero e Calibano stesso.

Adesso Folliet "È a te Calibano, che la mia parola è diretta. Non a Calibano primo, simbolo della forza bruta, incomprensibile a tutti e a se stesso, tenebroso e potente come la notte, terribile possibilità del peggio, incatenato dall'incantatore Prospero sull'isola delle tempeste. Ma a te, o Calibano secondo, potenza del lavoro che aspiri alla luce dell'intelligenza, massa di istinti di sentimenti e di energie che tendi verso la conoscenza; a te essere deluso, spogliato, alienato esiliato... a te che non sei più incatenato dagli incantatori con la bacchetta magica ed il cappellata punta, ma dai professori e dai retori, dagl'imbonitori, dai politici e dai trafficanti di velenosi piaceri. A te, che chiamano popolo, gli uni col disprezzo del letterato per il volgo, gli altri con l'interessata adulazione del demagogo...

A te giovane operaio, giovane contadino, che ti ritieni incolto e lo sei meno di quanto immagini... a te giovanetto dei ceti popolari, che soffocata nella volgarità che ti circonda senti bruciare, come una profonda ferita, la nostalgia della bellezza.

A te militante sindacalista, politico d'azione cattolica, militante senza aggettivi, che nel corso della tua azione constati in ogni istante la necessità e le difficoltà dalla cultura.

A tutti voi che non vi contentate di ciò che avete e di ciò che siete, ma volete essere, nella vostra particolare condizione e professione, uomini degni di questo nome. Non è la parola di un maestro ma di un fratello; poiché mi chiamo anch'io Calibano e sono del tuo stesso sangue; e Calibano era il nome dei miei antenati: contadini, artigiani, operai, tutta la gente del popolo. Noi altri della famiglia Calibano non siamo della razza degli "intellettuali". Conosciamo troppo bene il valore di una parola, di una idea, di una frase per farne un balocco, per giocare. Li risparmiamo gelosamente come il pane, e per la stessa ragione: perchè la fame ci fu maestra...

Quello che ti metto innanzi, o Calibano, non è uno sproloquio intellettuale che va verso il popolo, non son teoremi professionali nè ricette prefabbricate... è una cultura della quale ogni uomo prende la sua parte, a modo suo, secondo la propria vocazione personale, quale è determinata dal temperamento, dalla posizione, dalla professione, dall'ambiente, tutte espressioni particolari e storiche della cultura umana in senso lato. Il tuo diritto alla cultura è una possibilità presente, se soltanto vuoi tradurla in atto e dartene prova. Ho pronunciato la parola pena, e non a caso, perchè dovrai penare, sudare. Il parto è sempre duro, quello dello spirito come quello del corpo femmineo: e lo spirito non genera cultura se non dopo una lunga gestazione. Anche in circostanze diverse dalle attuali, ti illudi forse di poter ricevere la cultura dal di fuori, bell'è fatta, senza sforzo da parte tua, come un vestito confezionato "pronto da indossare"? Cultura bell'è fatta, cultura pre-confezionata, vuol dire falsa cultura. Diffida, o Calibano, di quelli che te la promettono per domani, beninteso, sempre per domani. In realtà vogliono mantenerti in uno stato di ignoranza che giova ai loro interessi.

Ma per quali strade? Ti indicherò i sentieri sicuri ed antichi, già battuti dal passo di mille viandanti, e le strade nuove, le audaci scorciatoie, scavate da tutti i mezzi moderni...

Tu sei padrone del tuo destino, della tua persona e quindi anche della tua cultura? E la cultura, a sua volta ti farà padrone dell'universo e dell'avvenire...".

Come vedi caro direttore sono riuscito a scaricare a Folliet l'onere di indicare il significato della nostra presenza. Io sono convinto che Calibano da allora ha avuto milioni di figli. È cambiata l'immagine e la condizione psicologica di Calibano. Egli si presenta fine nei tratti e nei costumi, non più rozzo, ma più suddito e servo nella mente perché Prospero ha affilato le armi e Calibano primo sta avendo il sopravvento su Calibano secondo.

"A TE CALIBANO" denuncerà le responsabilità della cultura ufficiale falsamente entusiasta e sostanzialmente indifferente, curerà una informazione priva di astrattezza; solleciterà una cultura popolare che conduca, specie i giovani, verso la riflessione per una autonoma formulazione del giudizio e del gusto e l'acquisizione del sapere agganciato a quel vivo tesoro di tradizioni popolari, artigiane e contadine urbane e rurali, soffocate, senza nulla sostituirvi, dall'avvento della civiltà industriale... dalla civiltà del denaro.

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