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E l'ottavo giorno ... venne arrestato.
di Carmelo Modica
Molti dei nuovi politicanti sorridono, con aria di sufficienza, quando gli si dice che una volta ai consiglieri comunali veniva richiesta la prova pratica di "saper leggere e scrivere".
Con questo unico requisito, in principio il politicante stabilì che la politica è riflessione, sensibilità, capacità di raccogliere le esigenze della Comunità e di individuarne le priorità.
La realizzazione di quanto era necessario per soddisfare le esigenze della Comunità venne affidata alla competenza, alla preparazione ed alle capacità realizzative di una efficiente, competente e motivata struttura burocratica che per assolvere tali compiti veniva assunta con concorsi capaci di scegliere i più idonei per titolo di studio, preparazione ed attitudine a svolgere i compiti che il mansionario richiedeva per raggiungere gli obiettivi.
Il politico capì che la sensibilità, il senso della giustizia, il sentimento di solidarietà non si acquisisce con percorsi scolastici particolari ecco perché al politico non venne richiesto alcun titolo di studio mentre al burocrate, invece, venne richiesto il titolo di studio e le competenze iniziali per ben svolgere i suoi compiti nonché la disponibilità a migliorare la preparazione con corsi di formazione sollecitando anche l'aspirazione a costruire una legittima carriera commisurata ai risultati ottenuti.
Il compito del politico secondo la legge venne così distinto da quello tecnico-burocratico: al politico la direttiva al burocrate la realizzazione tecnico-amministrativa; il politico scelga tra strada ed ospedale il burocrate realizzi quanto il politico ha scelto.
Poiché, però ogni atto doveva essere perfetto ovvero esito di una scelta politica è aderenza alle norme giuridiche, previde la figura del "Segretario generale", esperto in diritto, perché ne attestasse la legalità.
Tutto questo avvenne nel primo giorno della creazione del Municipio. E fu sera e fu mattina
Il secondo giorno, il politicante si accorse che poteva determinare la creazione di una struttura burocratica "obbediente" e si inserì, con tutta intera la sua crassa ignoranza, nelle commissioni dei concorsi per l'assunzione e la promozione del personale.
Potette così offrire posti a reddito fisso e carriere anche senza titoli di studio, pretendendo, giustamente, in cambio, per ogni tornata elettorale, i voti diretti degli interessati, dei loro amici e parenti oltre a soldi per procurarsene altri.
Ed il politicante vide che era cosa buona... per lui ed un affare per l'assunto.
E fu sera e fu mattina.
Il terzo giorno, il politicante si accorse che questo non bastava ed allora tentò di inserire il Segretario Comunale nel necessario progetto di creare una struttura burocratica a amica ed utile. In molti casi creò con lui un'associazione a delinquere: tu mi dai un parere favorevole a me ed io ti do una cosa a te.
Ed il politicante si accorse che la cosa cominciava a funzionare, non in maniera perfetta ma si era sulla buona strada.
E fu sera e fu mattina
Il quarto giorno, di mattina, il politicante meditò su quanto aveva realizzato e si compiacque di se stesso. Tutta la struttura burocratica, era così impegnata nel galoppinaggio elettorale da non avere neanche l'idea di quale fossero i suoi compiti istituzionali; ciò rendeva credibile l'idea che Sindaco, Assessori, Presidente e vicepresidente del Consiglio comunale, dovessero essere pagati perché svolgevano un mestiere come un altro. Tale riconosciuta incapacità ed impreparazione della struttura burocratica, brava solo a soddisfare le esigenze di attività clientelare e sbriga-faccende del politicante di turno rendeva agibile anche l'idea di nominare gli esperti.
Ed il politicante vide che tutto ciò era cosa buona per lui, per i suoi amici e per i suoi reggimoccolo.
La intensità del pensiero profusa nella mattinata stancò il politicante che, quindi, il pomeriggio si riposò.
E fu sera e fu mattina.
Il Quinto giorno, il politicante, pensò che il segretario comunale, quando non era un ostacolo era un rompipalle e comunque un fastidio... un ingombrante commensale ed allora al suo posto creò la figura del "Direttore generale", una persona di sua fiducia, del suo ambiente, con le sue stesse idee.
Ed il politicante vide che questo sistema era più redditizio e, quindi era un buon sistema.
E fu sera e fu mattina.
Il sesto giorno, pur stanco, il politicante meditò a lungo e si accorse che qualche dipendente non manteneva gli impegni assunti in sede di assunzione, sia non procurando i voti pattuiti sia non obbedendo con la dovuta solerzia all'attività clientelare, sia, cosa gravissima, perché a volte chiedeva qualcosa per se ai "clienti" che il politicante gli inviava per un favore. Creò allora cooperative di tutti i tipi, nelle quali inserì i suoi "clienti portavoti" che essendo stati assunti per chiamata diretta ed a tempo determinato non si sognavano lontanamente di non mantenere gli impegni a suo tempo pattuiti nella segreteria del politicante, in ordine al pacchetto voti ed al lavoro dovuto durante la campagna elettorale.
Pur avendo verificato che era cosa buona, il politicante si accorse però che era insufficiente a soddisfare le esigenze dell'intero apparato; erano necessari altri provvedimenti e fu così che inventò le figure dei portaborse e dei cosiddetti "staffisti" e collaboratori a carico di enti locali e nazionali per aiutare il politicante ed i suoi reggimoccolo istituzionali nella loro attività "politica"; unico e fondamentale requisito: possedere un pacchetto di voti adeguato ai soldi che avrebbe incassato ogni mese.
Ed il politicante constatò che il sistema funzionava meglio del primo e ne fu contento.
E fu sera e fu mattina.
Il settimo giorno, il politicante, si accorse che spesso per restare al potere aveva la necessità di cambiare partito ed allora inventò la casta della "Aristocrazia degli incoerenti". Non persuaso la sostituì con la più democratica e più comprensibile figura del "Voltagabbana coerente". Ma non era convinto. Rimuginò per ore ed alla fine decretò la eliminazione delle idee politiche: niente pensiero niente possibilità di cambiarle idea, niente accusa di voltagabbanismo.
Ed il politicante fu davvero contento e fiero d'aver ben utilizzato i sette giorni per realizzare il Municipio modello.
Davvero soddisfatti e sinceri furono i commenti di amici, compagni e camerati e di tutti i più fidati reggimoccolo.
E fu sera e fu mattina.
L'ottavo giorno, il politicante alle ore otto varcò il portone del Municipio da lui creato. Era il suo primo giorno da Sindaco. Percorse i corridoi tra sorrisi e salutini di tutti i suoi, davvero suoi, impiegati che si affacciavano dalle porte dei singoli uffici, chi con timida reverenza, chi con luminosi sorrisi. E quando il suo solerte segretario, il primo degli assunti con il primo concorso, chiuse la porta del suo ufficio alle sue spalle, andò a sedersi in quella agognata, progettata e realizzata poltrona e chiuse gli occhi.
Ed il Sindaco pensò che era cosa buona e giusta ricompensa al duro lavoro fatto. E quando aprì gli occhi gli sembrò che annuissero a questo suo pensiero, anche i personaggi illustri della blasonata sua città che incrociarono il suo sguardo dal quadro appeso nella parete di fronte.
La mano rimase in aria, a metà tra la poltrona ed il telefono quando sentì bussare decisamente alla porta.
Il volto del maresciallo dei Carabinieri apparve dalla porta prima che potesse lamentarsi di quel bussare poco delicato, il quale gli disse: "Signor Sindaco è ora di andare"
Ed il politicante pensò, intuì, capì, arrossì, si alzò, guardò la poltrona... la odiò e segui il Carabiniere.
Post scriptum
Alcuni scritti apocrifi sostengono che il Carabiniere non si presentò nell'ufficio del politicante per eseguire un mandato di cattura, ma per accompagnare il Sindaco nella sua qualità di autorità locale di pubblica Sicurezza, per la prolusione ad un seminario dal titolo: "Il Municipio strumento etico di una politica al servizio della giustizia".
Altri scritti, sempre apocrifi, alimentano una leggenda molto diffusa nell'immaginario popolare secondo la quale il politicante uscì dal suo ufficio ammanettato e passando nel corridoio tra due ali acclamanti di impiegati ebbe a dire: Ho fiducia nella giustizia... Don Calogero saprà cosa fare!
Nonostante vaste e complesse ricerche effettuate non esistono altri documenti che confermino quest'ultima versione. Più chiuse risultano le bocche e gli archivi sulla esistenza o meno di quegli interventi di Don Calogero invocati dal politicante arrestato.
(In “Dialogo giugno 2009)