2015

Indice

A ciascuno il suo (Dialogo gennaio)

Bagattelle di una sinistra modicana unta del Signore (Dialogo aprile)

Classe intellettuale modicana …e “Disastro Modica”

Una classe culturale che col suo attivismo erudito incanta il popolo e che con l’assenza totale dalla cultura politica lo lascia in mano ai politicanti di turno. (Dialogo ottobre)

Accade spesso che quando si può, non si fa e quando non si può, si pontifica

A margine di un articolo del prof. Saverio Terranova che consente di fare il punto sul Movimento cinque stelle , sulla qualità della politica modicana con un accenno a chi vuole distruggere la terra (Dialogo novembre)

 

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In coda al rinnovo delle cariche dell’Ente Liceo Convitto

                           A CIASCUNO IL SUO

 

    Ente Liceo Convitto. La rettifica chiesta dal prof. Giorgio Colombo e pubblicata  su DIALOGO dello scorso dicembre, in ordine al rinnovo della direzione della Fondazione “Ente Liceo Convitto”, ci ha profondamente turbato. Anche i nostri quattro Lettori lo sono e, quindi, invocano una nostra opinione, vista la nostra costante presenza sulle vicende dell’Ente Liceo Convitto, con articoli di stampa e sul nostro recente “Storia nascosta di Modica”.

    Lo facciamo con la nostra solita franchezza non facendoci, quindi, condizionare dalla più che dimostrata nostra ‘venerazione’ per Giorgio Colombo, uomo di cultura; ‘venerazione’ che, dobbiamo confessare prevalse sulla franchezza quando l’ex sindaco di Modica, dott. Antonello Buscema, con una sua ‘determina’ che violava lo Statuto della Fondazione e senza neanche alcuna forma di cortesia e di rispetto nei confronti del Presidente Giorgio Colombo, nominò il signor D. M. nel Consiglio direttivo della Fondazione in sostituzione del compianto Giorgio Buscema.

    E’ noto che il ‘Gruppo Terzo Occhio’, con una denuncia al Prefetto di Ragusa, fece rimangiare la determina al Sindaco (settembre 2011), ma è pur vero che quando venne sanato il provvedimento illegale, il signor D. M. venne nominato lo stesso perché segnalato, secondo la giusta procedura, in una rosa di nomi dal prof. Colombo; segno che comunque quest’ultimo aveva accolto il suggerimento del Sindaco.

    Questo precedente lo avremmo lasciato volentieri nell’oblio se adesso il prof. Giorgio Colombo con la sua, comunque garbata, richiesta di pubblicazione di rettifica non avesse dimostrato di voler pretendere troppo dai suoi affezionati estimatori. Egli, infatti, non può liquidarci con un semplice “[…] nessuna intesa era intervenuta fra lo scrivente e l’attuale Sindaco di Modica, quasi una sorta di baratto, di un “do ut des”[…]”, e pretendere di essere creduto. Nostra madre sicuramente direbbe  “accussì u Signuruzzu si siddia”. Quindi è necessario dire che uno più uno fa due e che è necessario che a “ciascuno sia dato il suo”.

    Al prof. Colombo rimane solo la possibilità di rifugiarsi nel fatto che nessuno potrà mai dimostrare, se non lui stesso, che è intervenuto un accordo tra lui ed il sindaco Abbate; ma noi che viviamo gli ambienti in cui si fa cultura sappiamo che a Modica e fuori Modica, nessuno crede che la scelta della prof.ssa Teresa Floridia sia stata opera sua.

    Noi non vogliamo esprimere giudizi di valore su nessuno; meno che mai sulla prof.ssa Teresa Floridia: non abbiamo elementi per farlo. La conosciamo solo attraverso il profilo tracciato dal nostro direttore Piero Vernuccio che - su DIALOGO ottobre 2014 - afferma “Prossima ai 47 anni, d’attraente bellezza fisica, oltre che docente esercita il ruolo di ‘fiduciaria’ nel plesso “T. Campailla” del Liceo Classico di Modica; è presente in diversi gruppi e associazioni di tipo culturale. Come suol dirsi, è una donna in carriera”.

    Né la professoressa con una qualche dichiarazione o “Progetto di presidenza” della Fondazione ci ha consentito di apprezzare che la sua scelta risponda, almeno potenzialmente, ai “criteri del collaudato impegno culturale e delle attitudini organizzative dei candidati, …in considerazione delle finalità sociali della Fondazione e atteso il suo rilievo istituzionale e storico nella Città”, che il prof. Colombo ha sacralizzato nell’art. 5 dello Statuto da lui scritto e voluto.

    Si comparino le blande formule utilizzate per definire il profilo del Presidente contenute in altri Statuti, (si veda, per esempio, lo statuto della Fondazione Grimaldi) con la meticolosa cura con la quale il prof. Colombo ha scelto le parole per disegnare il profilo del Presidente della Fondazione nell’art. 5, per rendersi conto di come egli desideri un Presidente culturalmente “robusto” (termine a lui caro) e coinvolto anche emotivamente nel suo ruolo.

    Ma poi, chi potrebbe vedere nella prof.ssa Floridia la linea culturale della rivista “Archivum Historicum Mothycense”, che è l’unità di misura culturale privilegiata, su tutte le altre, dal prof. Colombo?

    Ovviamente qualcuno potrebbe obiettare che tutto sommato  il “do ut des” avrebbe funzionato in una sola direzione. La cosa non ci meraviglia perché ci sembra in armonia con le qualità degli attori: da un lato la inaffidabile parola della politica e dall’altra la nobile ingenuità dell’intellettuale puro.

    Noi abbiamo già scritto che la fondazione “Ente Liceo Convitto” (vedi DIALOGO ottobre 2014) è in agonia e,  purtroppo, come accade a volte nella vita, si è verificato il paradosso che proprio chi voleva rilanciarla, chi aveva dimostrato più amore per essa, gli ha preparato il cappio che probabilmente la distruggerà definitivamente.

    Ed il cappio è stato proprio il criterio della scelta del Presidente su una rosa di nomi proposta dal presidente uscente prof. Colombo per sottrarre la Fondazione dalle grinfie di una provata “delinquenza” politica ed assicurare una certa continuità culturale nel governo della Fondazione;  l’errore del quale stiamo discutendo e che è probabile diventi lo strumento per sottomettere la Fondazione alla peggiore politica.

(Dialogo gennaio 2015)

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A ciascuno il suo

Bagattelle di una sinistra modicana unta del Signore

 

Parafrasando Ferdinand Celine riteniamo che a Modica “Bisogna imparare - per non correre il rischio di rimanere più stupido, più opaco, più credulo di un vitello di una settimana - a scoprire” la cultura della sinistra: quella indottrinata, quella che utilizza ed ha utilizzato le elezioni come strumento non di democrazia ma di potere tout court (personale e/o di partito); ma anche quella dei suoi accademici migliori che sembrano abbiano somatizzato, nei loro atteggiamenti e posture, toghe e tocchi accademici a tal punto che non è necessario che li indossino.

Ed è facendo riferimento ad alcune bagattelle che è possibile cogliere e snidare vanagloria, megalomania culturale o meglio, razzismo culturale.

E’ una bagattella che un professore universitario, già comunista, affida ad un perentorio, accademico, definitivo ed inappellabile “Un capolavoro!” (1) il commento ad una foto in face book che riprendeva il tavolo in cui sedevano lo scrivente, l’attore Marcello Perracchio ed i professori Domenico Pisana ed Uccio di Maggio in occasione della presentazione del nostro libello “Storia nascosta di Modica”?

Altra bagattella è quella di colui che consapevolmente utilizza la libertà, che gli fornisce Face book, di interdire i propri post ai propri avversari politici salvo magari negare a chi scrive la piena libertà di qualificare tale sua scelta un proditorio e superbo indossare toga e cappello accademico? (2)

E’ il caso di ricordare che tale libertà la esercitarono anche moltissimi esponenti della “Domus-Sancti Petri” che anche con la richiesta di essere cancellati dall’indirizzario del “Gruppo Terzo Occhio” che inviava un loro “Foglio di battaglia”, avviarono la trasformazione della “Domus” nella superba“Confraternita del Crocefisso rosso”.

Bagattelle, si bagattelle! della stessa natura di quella che abbiamo descritta su DIALOGO del gennaio scorso posta in essere da Marcella Burderi.(3)

Si, bisogna fiutare, “tra i sottili paragrafi di qualsiasi fatto quotidiano apparentemente innocente” - direbbe Celine - il tentativo di colonizzazione culturale della sinistra modicana.

E’ questo il “luogo” culturale in cui Giovanni Avola, già Comunista nel consiglio comunale di Modica e nella vita politica modicana, nella sua qualità di segretario provinciale della CGIL, a margine di una indiscutibile colpa del Sindaco Ignazio Abbate, per non aver presentato entro il 31 gennaio 2015 il PAES (piano di azione per l’energia sostenibile), che ha fatto perdere al Comune di Modica circa 55.000 euro destinate alla progettazione o all’acquisto di beni strumentali destinati al monitoraggio delle emissioni di CO2, ha scritto:

Un'altra opportunità perduta per Modica. Una città priva di credibilità istituzionale, delegittimata, isolata nel comprensorio. Una città sconfitta sul tribunale, sul carcere, sul Libero Consorzio dei Comuni e che rischia di perdere anche la Condotta Agraria”. (4)

E’ una bagattella la perdita di tale finanziamento?

Si! risponde il prof. Barone, nonostante il danno vada oltre la irrisoria quantità di denaro perduto; e lo scrive nella sua, non a tutti visibile, bacheca in face book, dalla quale tuona:

“Leggo un comunicato del segretario provinciale della CGIL, prof. Giovanni Avola, pieno di insulti (sic) e di aggettivi dispregiativi contro la città di Modica e la sua attuale Amministrazione. Città fallita, città perduta, città desertificata dalle perdite (Tribunale, carcere, condotta agraria, ecc.).

Avola […] non dimostra di essere lucido, e il pregiudizio politico e di parte non si addice alla CGIL. Il suo appare un intervento strumentalmente ringhioso, privo di riflessione e soprattutto di autocritica. La tecnica del capro espiatorio non funziona, resta un arnese della vecchia politica.

È facile dimostrare che molte delle presunte sconfitte addebitate al Sindaco Abbate vedono la piena corresponsabilità della CGIL e di un gruppo dirigente arroccato nel capoluogo ed incapace di elaborare una strategia di sostegno e di difesa delle istituzioni della città. Una lontananza ingiustificata da Modica e dalle sue istituzioni democratiche. Un esempio di inutile e reiterata faziosità politica.”(2)

Ovviamente il prof. Barone, in qualche articolo dei suoi descriverà la formidabile attività di governo messa in campo dalla sinistra modicana (dal 1985 in poi) con i suoi senatori, sindaci, ed assessori: geniali ideatori di politiche comprensoriali che avrebbero posto Modica al centro della politica del territorio ibleo se la CGIL ragusana non ne avesse ostacolato in maniera determinante la realizzazione.

E queste non saranno bagattelle e neanche pinzillacchere, è certo! Perché questa difesa del sindaco Abbate, tanta appassionata e con termini ed aggettivi sfrontatamente esagerati da parte del prof. Barone?

E’ la somma che fa il totale”, disse il grandissimo Totò. E mai come in questo caso è la somma di bagattelle che fornisce il “totale” essendo legittimo pensare che non sono accidentali altre due bagattelle che vedono attribuire al prof. Barone una carica nella “Cabina di regia del Comune di Modica” all’ Expo 2015 di Milano da parte del sindaco Abbate ed un’altra all’interno del “Consiglio regionale dei Beni culturali” da parte dell’ex presidente della Regione Sicilia, Lombardo, per la quale il professore, non richiesto, si preoccupò di precisare che trattasi di “nomina esclusivamente tecnica. Niente a che fare con la politica, a cominciare da quella locale" (5)

Ma sono bagattelle anche queste! Si!

E’ vero, però, che sembrano fornire il “Totale” che Totò andava cercando, perché utili a dare un senso ad una vicenda in cui un già comunista (Giuseppe Barone) ha difeso il sindaco Abbate da una giustissima critica mossa da un altro già comunista (Giovanni Avola) che da una posizione, certamente più coerente con il suo passato politico, dirige la CIGIL ragusana.

E non è un caso che tutti costoro siano i padri politici di Andrea Caruso e Michele Colombo, consiglieri comunali del PD, che hanno rimproverato il governo della città per aver perduto il finanziamento per il PAES prima citato. (6)

Costoro non hanno trovato il tempo di fare una interrogazione al Sindaco, almeno dal mese di ottobre 2014 al 31 gennaio 2015, per ricordare allo stesso la necessità e l’utilità di predisporre gli atti per ottenere il finanziamento PAES. Eppure, un nostro collaboratore (Modica Dario) aveva per tempo, il 2 ottobre 2014 sollecitato tale utilità. (7) E’ pur vero che i piddini hanno bisogno dei loro tempi come quell’Antonello Buscema che impiegò quasi tutta la sindacatura (cinque anni) solo per aderire al Patto dei sindaci che avviava il percorso che avrebbe portato al PAES.

Nostre bagattelle queste oppure mediocrità politica di due consiglieri comunali che “a babbo morto”, no, anzi, che hanno aspettato con pazienza la sua morte per rampognare il Sindaco ed ostentare un amore-acchiappavoti per la città?

Gli avvenimenti che seguirono l'8 settembre 1943 si evolsero in maniera tanto rapida che moltissimi che avevano inneggiato al Duce ed al Fascismo, dovettero rapidamente riciclarsi al nuovo Verbo: furono talmente tanti che passò inosservata, perché dominante, la loro squallida qualità di voltagabbana.

Adesso stiamo vivendo un'altra mutazione epocale e l’assenza di fattori acceleratori sta consentendo al processo di voltagabbanismo culturale di evolversi secondo processi più lenti:

è una vera delizia, “leggendo” bagattelle e pinzillacchere da scovare tra le righe di articoli, comunicati stampa, lectio magistralis, presentazioni di libri, interviste, libri pubblicati, osservare lo svolgersi di un lentissimo mutare delle opinioni di alcuni intellettuali e politici che, con piccole dosi, annacquano il rosso ed il nero originari ottenendo colori nuovi che sfumano la loro viltà culturale.

Bagattelle? mediocrità politica? pigrizia culturale? Nulla di tutto questo! È un modo di essere. E’ progetto culturale che fa facilmente prevedere che l’unica reazione a questo nostro articolo potrà essere il silenzio oppure, giusto per far vedere che sono capaci di argomentare, che Louis-Ferdinand Céline, cui abbiamo chiesto in prestito solo il termine “Bagattelle”, fu un nazifascista: altra bagattella, altro giro, altra bagattella…altra pinzillacchera.

 

(Dialogo aprile 2015)

 

Note

(1) 15 dicembre 2014 - Giancarlo Poidomani, “Un capolavoro!” in bacheca Face Book di Domenico Pisana.

(2) 27 marzo 2015 (ore 22.19) - Uccio Barone, nella  propria bacheca di Face Boohk con uno scritto critica alcune affermazioni del prof. Giovanni Avola contenute nel comunicato Cgil del giorno precedente.

(3) Carmelo Modica, “A ciascuno il suo”, in DIALOGO Gennaio 2015.

(4) 26 Marzo 2015 – “Modica e Scicli senza Piano di Azione per Energia Sostenibile”, in www.radiortm.it.

(5) 02 agosto 2012 – “Giuseppe Barone. Per lo storico è arrivata la nomina nel Consiglio regionale dei Beni Culturali. L´ex presidente Lombardo nomina il modicano Barone”, in www.corrierediragusa.it/

07 maggio 2014 - Giuseppe Barone, “Sindaco Ignazio Abbate, Modica, Expo 2015: nominati i componenti della cabina di regia.[…] Giuseppe Barone (Fondazione G.P.Grimaldi)”,[…] in www.comune.modica.gov.it.

(6) 12/03/2015 – “La denuncia è di Andrea Caruso e Michele Colombo, consiglieri Pd. Modica perde finanziamenti Paes”, in www.corrierediragusa.it

(7) 2 ottobre 2014 - Modica Dario, l’Associazione “Oltre lo spreco… la pianificazione energetica”, “Modica, piano triennale opere pubbliche e appalti verdi, binomio inscindibile”, in www.laspia.it

 

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    Classe intellettuale modicana …e “Disastro Modica”

Una classe culturale che col suo attivismo erudito incanta il popolo e che con l’assenza totale dalla cultura politica lo lascia in mano ai politicanti di turno.

 

Nel libro “Storia nascosta di Modica” abbiamo utilizzato il secondo capitolo, per chiederci se la classe politica modicana abbia mai adottato una politica culturale, ma non abbiamo riflettuto sul ruolo svolto dalla classe intellettuale modicana e sul suo eventuale coinvolgimento nei disastrosi risultati del governo cittadino. Per esprimersi su ciò occorre prima chiedersi se a Modica sia esistita ed esista una classe culturale.

La definizione del ruolo dell’intellettuale ha attratto l’attenzione di molti pensatori che nell’impossibilità di pervenire ad una definizione assoluta si sono sbizzarriti nello sciorinare varie categorie di intellettuali: il politico, il metafisico, il tecnico, il critico, il militante, il mediatore. Leggendo la letteratura prodotta in materia (1) si avverte il rammarico di non poter confezionare un profilo professionale capace di fornire gli elementi di riferimento per poter ‘misurare’ e, quindi, accettare, criticare o respingere, i risultati del lavoro intellettuale. Questo rammarico appare essere un dato comune dell’intellettuale se è vero, come ha scritto Zygmunt Bauman, che le definizioni dell’intellettuale sono delle autodefinizioni perché “i loro autori sono membri di quella stessa specie rara che cercano di definire”. (2)

Per i fini di questo nostro studio riteniamo sufficiente riflettere su ciò che hanno scritto Antonio Gramsci ed Elio Vittorini.

Gramsci nel suo percorso diretto a definire l’Intellettuale, eliminando ogni distinzione tra “homo faber” e “homo sapiens”, afferma che «in qualsiasi lavoro fisico, anche il più meccanico e degradato, esiste un minimo di qualifica tecnica, cioè un minimo di attività intellettuale creatrice. […]. Si potrebbe dunque dire che «tutti gli uomini sono intellettuali. […] ma non tutti gli uomini hanno nella società la funzione di intellettuali». La conseguenza è che «Ogni gruppo sociale, nascendo sul terreno originario di una funzione essenziale nel mondo della produzione economica, si crea insieme, organicamente, uno o più ceti di intellettuali che gli danno omogeneità e consapevolezza della propria funzione non solo nel campo economico, ma anche in quello sociale e politico». (3)

Questo assunto, applicato alla “Classe politica”, che come gruppo sociale, nella natura intrinseca del suo essere è dominata dalla componente intellettuale, fa si che quest’ultima diviene organica e strumentale al suo obiettivo fondamentale che è quello di definire un progetto politico, ancorato ad una ben determinata dottrina politica e, principalmente individuare metodi e strategie per acquisire e mantenere il Potere.

Ecco definito, così, l’intellettuale organico che fece abbandonare il Partito Comunista Italiano ad Elio Vittorini che vedendo in esso la politica che dirigeva la cultura scrisse a Togliatti “Ma che cosa significa il «dirigere» della politica rispetto al resto della cultura che continua a porsi problemi sulla strada della ricerca (scientifica, artistica, filosofica, ecc.) e che noi chiamiamo tout-court cultura? Significa che la politica può, con mezzi e intenti politici, limitare la ricerca, darle un indirizzo piuttosto che un altro, arrestarla su un punto, incitarla su un altro punto, e insomma asservirla alla sua propria azione? […] Saremo comunisti nella misura in cui il nostro kantismo o hegelismo, ecc., sarà filosofia nel senso originario della parola, e ricerca della verità, anziché possesso della medesima.

Per dire che la cultura deve essere autonoma rispetto all'azione politica (anche all'interno di chi sia uomo politico) tranne nei momenti decisivi delle rivoluzioni. E non per dire che in un certo periodo x la «direzione» spetta alla cultura mentre in un periodo y «si può lasciarla» alla politica...

Io non ho mai inteso dire che l'uomo politico non debba «interferire» in questioni di cultura. Io ho inteso dire ch'egli deve guardarsi dall'interferirvi con criterio politico, per finalità di contingenza politica, attraverso argomenti o mezzi politici, e pressione politica, e intimidazione politica. Ma in quanto uomo anche di cultura, anche di ricerca, egli non può non partecipare alle battaglie culturali. Solo che deve farlo sul piano della cultura stessa e con criterio culturale”. (4) 

Nel panorama delle possibili definizioni dell’intellettuale le analisi del Vittorini pongono l’intellettuale tra l’essere organico ad un progetto del quale è parte decisiva ed attiva e l’azione culturale che abbia come suo canone l’agire con “criterio culturale”, cioè libero da finalità di contingenza politica.

In verità nel profilo di “Intellettuale organico” occorrerebbe chiedersi in quale maniera si può parlare di intellettualità considerato che se è intellettualità l’attività di ricerca, è certamente qualcosa di diverso quell’attività dell’intelletto che si limita ad utilizzare in modo ripetitivo e standardizzato l’esito di una ricerca.

L’intellettualità è infatti, creatività al punto che è difficile far rientrare in essa persino una lezione di storia che il professore dovesse ripetere sempre uguale, priva di ansia di ricerca e senza inesplorati collegamenti concettuali, perché essa, pur essendo attività dell’intelletto, nella sua meccanicità, avrebbe qualità strumentale identica all’uso di una pialla da parte di un falegname per raggiungere, il professore la fredda esposizione di fatti, il falegname la levigatura di una tavola.

E’ vero, con questo nostro professore abbiamo costruito un esempio limite (5) non per coniare una nuova definizione dell’intellettuale ma per dire che, in armonia con la logica di Gramsci, che non tutta l’attività dell’intelletto ha la stessa dignità; mentre, di contro, in armonia con Vittorini che solo considerando indispensabile il porsi con “criterio culturale” e di ricerca, in un clima, quindi, di libertà ed autonomia, l’intellettuale contribuisce a disegnare un suo modo di essere che, quandanche non esaustivo, appare in linea con una funzione nobile nell’esercizio del potere intellettuale.

Andando oltre le impossibili definizioni, l’intellettuale è sempre stato lo spirito critico, il grillo parlante, la Cassandra e/o la Bocca della Verità di una certa collettività.

A Modica si avverte l’assenza di una classe culturale militante che aspira a fare la storia indicando nuove vie, un’attività che non è mai stata così necessaria come in questi tempi di trasformazione epocale.

A Modica la sua classe culturale, attraverso varie associazioni e fondazioni, produce una intensa azione culturale che consiste, in via principale, nella presentazione di libri di tutti i generi, dal romanzo al saggio storico, alla raccolta di poesie e rivisitazione di autori locali, mostre artistiche, arti visive. Un’attività che a vere e proprie lezioni magistrali, sobrie nell’esposizione, affianca spesso presentazioni in cui l’atteggiamento professorale copre o annulla anche il talento.

Un attivismo culturale davvero utile ai modicani perché offre loro indiscutibili occasioni di bellezza e di crescita culturale, utili anche al Sindaco che, nel solco di tutti i suoi predecessori, nessuno escluso di questa Modica Repubblicana, copre l’assenza di una politica culturale cercando di “mettere il cappello” su iniziative culturali che avvengono solo grazie all’attivismo di pochi studiosi ed appassionati.

Stiamo parlando di risultati, taluni davvero modesti altri anche ottimi, ma solo ed esclusivamente nel campo della erudizione, della conoscenza e della preparazione, perché nulla si produce nel dominio culturale della politica in cui, più che altrove sono presenti i problemi complessi e vitali di una Comunità.

Una “cultura erudita”, quindi, ripetiamo di ottimo livello, che, però, si muove in un clima disordinato che provoca spesso evitabili coincidenze di date ed orari che costringono il cittadino a scegliere tra più eventi magari per lui altrettanto interessanti. Eppure lo Statuto del Comune di Modica prevede (art. 33) la istituzione della ‘Consulta per le iniziative culturali’ che certamente potrebbe essere utile per ottimizzare il settore. Ovviamente ad un governo cittadino che non ha mai avuto una politica culturale e che ha lasciato  la città senza biblioteca comunale da anni è inutile rimproverare il fatto che la spesso importante documentazione di tutta questa attività di ricerca non venga adeguatamente raccolta e conservata, sia per farla apprezzare da chi non poté partecipare di persona all’evento, sia da quanti da essa potrebbero trarre spunto per continuare la ricerca.

In questo scenario di “cultura erudita” spicca l’attivismo di alcuni professori che dopo essere stati organici al Potere, attraverso incarichi di amministratori della città ed/o all’interno dei partiti al governo, adesso stanno utilizzando i luoghi di cultura, “occupati” con l’aiuto della politica, per produrre un’attività culturale orientata ad ostentare immagini di blasonata autorevolezza, buona anche per far dimenticare responsabilità passate e solari fallimenti.

Tutto ciò ci consente di concludere che proprio quest’ultima “casta” è corresponsabile del “Disastro Modica”, prima per avere condiviso politiche e governo di quella classe politica che, specie dal 1985 in poi, ha portato Modica alla distruzione ed adesso perché si sta comportando come chi (Maria Antonietta d'Asburgo?) non possedendo pane (cultura politica) dà al popolo affamato brioche (cultura erudita).

Una classe culturale che incanta il popolo recitandogli in maniera sublime una poesia e nel contempo, con la sua assenza totale nel dominio della cultura politica, regge il moccolo al potere che gli sfila il portafogli. #

(Dialogo ottobre 2015)

 

Note

(1) Norberto Bobbio, Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1993; Michael Walzer, L’intellettuale militante. Critica sociale e impegno politico nel Novecento, Il Mulino, Bologna 1991; Edward Said, Dire la verità. Gli intellettuali e il potere, Feltrinelli, Milano 1995; Alfonso Berardinelli, Che intellettuale sei?, Nottetempo, Roma 2011; Tomás Maldonado, Che cos’e’ un intellettuale?, Feltrinelli, Milano 1995; Jean Guitton, Il lavoro intellettuale, Edizioni San Paolo, Torino 1996; W. Lepenies, Ascesa e declino degli intellettuali in Europa, Laterza, Bari 1992.

(2) Zygmunt Bauman, La decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, Torino, 1992.

(3) Antonio Gramsci, Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Editori riuniti 3a. ed. Roma 1996.

(4) Elio Vittorini, Politica e cultura. Lettera a Togliatti, in Politecnico n. 35, gennaio-marzo 1947.

(5) Conosciamo moltissimi professori privi di una biblioteca privata adeguata all’ansia di ricerca che dovrebbe dominare la loro vita professionale.

 

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Accade spesso che quando si può, non si fa e quando non si può, si pontifica

 

A margine di un articolo del prof. Saverio Terranova che consente di fare il punto sul Movimento cinque stelle , sulla qualità della politica modicana con un accenno a chi vuole distruggere la terra

 

Le nostre elaborazioni riferiscono ogni giudizio all’assoluto, temperando tale assolutezza, con il concetto di “concretezza dell’Utopia” che consente di pensare, con l’ansia di raggiungere l’assoluto ed agire  con la piena consapevolezza di non poterlo raggiungere: ci sembra questo il modo per realizzare il massimo raggiungibile nel dominio umano anziché mirare al “possibile” che, invece, elimina ogni tensione verso l’alto.

Il giudizio del prof. Terranova, secondo il quale  I grillini sono quelli scelti senza preparazione alcuna […] da qualche centinaio di aderenti, e per giunta tramite internet” (1),  applicando questo principio, è fondato

Questo giudizio ha come suo “assoluto” certamente il concetto di Democrazia. Ma quale democrazia?  prof. Terranova. Quella di Platone? Decisamente no. Forse un po’ quella inglese?

Se così è il prof. Terranova dovrebbe pure convenire che analogo ‘rimprovero’ è lecito rivolgere alla sua Democrazia Cristiana se è vero, come egli stesso afferma, che nella Democrazia Cristiana modicana, “cominciò anche la caccia al tesseramento falso, cioè amici, o nomi desunti dagli elenchi telefonici.” (2)

Questa “procedura” non sembra migliore di quella dei Grillini, anche perché l’abilità a tesserare “amici” dagli elenchi telefonici non è, di per se, meccanismo per scegliere quella “preparazione ” che i Grillini non avrebbero.

Una democrazia così fortemente inquinata all’origine rende risibili le tesi del Professore quando afferma che ”se c’erano tessere fasulle … non c’erano voti fasulli: la gente partecipava alle assemblee del partito e alla elezione del Direttivo in massa, in maniera oggi impensabile; e la linea politica non era dettata solo dagli eletti nel Direttivo ma anche dai consiglieri comunali e provinciali che facevano parte di diritto del Direttivo ed erano più numerosi dei componenti. Quindi era il voto popolare, non solo i tesserati, a decidere la politica della città.” (3)

Anche molti dittatori hanno sostenuto tesi simili, financo Berlusconi al quale sono state giustamente rimproverate tali “procedure’ che, addirittura, pretendeva di affidare alla quantità di voti l’esito dei suoi processi giudiziari.

Il risultato di queste nostre considerazioni è che Grillo sta ad internet come Democrazia cristiana sta a tesseramenti fasulli.

E’ come dire, quindi, che è il “bue che dà del cornuto all’asino” e con la differenza che la scarsa preparazione dei Grillini, in una possibile azione di governo, è da provare mentre quella degli antigrillini è provata dai risultati disastrosi passati e presenti.

Ma è il bue che dà del cornuto all’asino oppure è il bue che non trovando di meglio ha procreato l’asino per dargli del cornuto?

Grillo esiste perché è esistita la cultura della Democrazia Cristiana;  è figlio biologico della mediocrità democratica e di governo della cultura democristiana;  è la prorompente protesta di un popolo malgovernato da un sistema di potere corrotto e corruttore che allo ‘stampo’ democristiano ha omologato anche le forze che all’origine erano antagoniste.

Grillo rappresenta la rabbia popolare e come tale è normale che non abbia la capacità di governo che però non può essere rilevata da chi ha dimostrato di non possederne che, pertanto, è da escludere, lasciando che la sua dimostrata inettitudine e disonestà intellettuale e giudiziaria trasformi questo iniziale input anticorruzione del M5s in onestà di intenti e capacità di governo.

Non è la prima volta che il prof. Terranova si affida, nel suo scritto, ad eleganti e sottili tentativi di sfottimento convinto, come sarà, che la “democrazia del linguaggio”, oltre al piacere di esprimere una intelligente finezza espressiva, può ben prestarsi a meglio nascondere eventuali carenze argomentative che gli dovessero attribuire. Adesso ne fa le spese certo R. Fico ed il M5s

Il prof. Terranova postula la incapacità dei Grillini confrontando uno “sconosciuto Roberto Fico” con il premio Nobel Rubbia, ma bara: è evidente che Rubbia semmai deve essere confrontato  non con lo “sconosciuto Roberto Fico” ma con i tanti scienziati che pure esistono nel fronte “Kyoto 1997”.

Ma ciò è anche il sintomo che il prof. Terranova ha nostalgia di quel fronte di ecologisti (Pecoraro Scanio e compagni) che con le loro scellerate scelte radicali diedero credibilità al fronte dei nuclearisti e amici del “dannato petrolio”; è  con costoro che vuole fare il braccio di ferro appartenendo al fronte di coloro, giusto per fare un esempio locale, che, in nome dello sviluppo economico, hanno sostenuto  Itaparica di Marina di Modica i cui resti possono divenire meta di “turismo culturale”.

Tra l’altro lo stesso Rubbia è più vicino allo sconosciuto Roberto Fico che ai nuclearisti del “dannato petrolio”,  se è vero che pur definendo “Kyoto 1997” un palliativo ha anche detto che “l’Italia dovrebbe investire soprattutto sullo sviluppo del solare per la produzione di energia, dal momento che il nostro paese gode delle condizioni climatiche ideali per farlo. E non perdere il treno della ricerca sulle rinnovabili e, appunto, sul “nucleare pulito”. (4)   Non vogliamo ampliare il discorso coinvolgendo il pensiero di Papa Francesco con la sua meravigliosa enciclica “Laudato si” del 18 giugno scorso.

Per sostenere le sue tesi  il prof. Terranova  scrive con aria saggia, “Siamo seri, per favore, perché l’economia è una cosa seria” (1) e fa seguire una serie di valutazioni sulle quali non vogliamo soffermarci perché non siamo attrezzati a confutarne la fondatezza.

Sono fondate?

Se si, noi che amiamo misurare la qualità di governo dai risultati ottenuti, ci chiediamo se, alla luce dei risultati ottenuti dal Professore nei tanti anni di sindacatura, non sarebbe stato un ottimo Sindaco adesso anziché allora.

E’ vero, accade molto spesso che quando si può, non si fa e quando non si può, si pontifica.

O forse è la saggezza degli anni che passano? Ma allora perché non fare un po’ di autocritica?

Perché anche il Senatore Scivoletto, solo adesso ‘che non può’, dopo aver potuto moltissimo, ci consegna quel bellissimo articolo  che stiamo conservando con cura, che il Sindaco Abbate dovrebbe leggere e meditare attentamente, in cui per sostenere un nuovo modello di crescita scrive in maniera geniale:

Facciamo un esempio: una fabbrica di bulloni o un cementificio possono essere delocalizzati in Romania, in Polonia, in Cina o altrove; ma il barocco di Ibla, Modica e Scicli, il Ragusano DOP, il Cerasuolo di Vittoria DOCG, la carota IGP di Ispica o cioccolato artigianale di Modica non possono essere delocalizzati.”  (5)

 

Note

(1)Saverio Terranova, Maledetto petrolio in Dialogo, ottobre 2015

(2)Saverio Terranova, Contributo alla storia di Modica dal 1945 al 2006, Editore Argo Software

(3)Saverio Terranova, Lettera al direttore, in Dialogo, marzo 2012.

(4)Ilaria Di Bella, Il Nobel Carlo Rubbia: "il Protocollo di Kyoto è un Palliativo" in  http://www.spiritual.it/

(5)Concetto Scivoletto, Il cantiere ibleo dell’identità territoriale in http://www.radiortm.it

(Dialogo novembre 2015)

 

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